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Archivio della Categoria ‘Type designer: Italia’

Italy Type Design: Alessandro Butti

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Alessandro Butti (Torino 1893 – 1959) è stato uno tra i più significativi disegnatore di caratteri italiani. Si formò in un ambiente ricco di tradizioni grafiche ed editoriali in cui si pubblicavano importanti riviste quali “L’Arte della Stampa”, “Archivio Tipografico” della Società Nebiolo e “Graphicus”; frequentò la Scuola Tipografica e di Arti Affini Vigliardi Paravia, fondata nel 1902, dove tenne i corsi serali di disegno del carattere personalità quali Edoardo Cotti, che realizzò i disegni del carattere «Pastonchi» e gli enciclopedisti Isidoro Arneudo e Dalmazzo Gianolio, autori di opere monumentali, imprescindibili per chi si occupi di storia del libro e della stampa.
Prima di dirigerne lo Studio Artistico, Butti affinò le sue conoscenze tecniche come proto nella tipografia sperimentale della Società Nebiolo a Torino, curando la stampa e la grafica delle diverse pubblicazioni necessarie alla vita della maggiore fonderia d’Italia. Creato nel 1933, lo Studio Artistico della Nebiolo venne diretto dal Butti dal 1936 fino al 1952.
Nel 1938 prese come collaboratore nella Fonderia Caratteri Nebiolo di Torino un artista a tutto tondo, ottimo fotografo, pittore e illustratore, ma soprattutto grande realizzazione di caratteri tipografici: Aldo Novarese.

Con lui disegnò diversi caratteri tra i quali il più noto fu «Microgramma» con il quale fece incidere l’Ave Maria “dei tipografi” su un carattere dalle dimensioni di mm. 2×4, di cui un esemplare fuso in oro fu donato al Santo Padre. La straordinaria leggibilità in corpi piccoli testimoniata da questo capolavoro, ne decretò il successo che perdura attraverso le più aggiornate tecniche di stampa digitale.

I caratteri disegnati da Alessandro Butti
Il «Paganini», serie di caratteri disegnati con Raffaello Bertieri
Il carattere «Augustea» di Alessandro Butti successivamente ripreso da Aldo Novarese con il «Nova Augustea» con l’introduzione del minuscolo
Esempio di composizione con il carattere «Augustea»

Molti furono gli alfabeti disegnati nel periodo in cui rimase alla direzione dello Studio; è difficile demarcare con sicurezza i caratteri da lui direttamente progettati da quelli nati in seno allo Studio.
Gli si attribuiscono:
il Paganini (sotto la direzione di Raffaello Bertieri, 1928) una elegantissima famiglia di caratteri romani; il Semplicità (1930), una famiglia di lineari con un tocco di vivacità che include una versione denominata Ombra; la collaborazione con Giulio da Milano per il Veltro (1931), il Titano (1935); il Fluidum (1938) ad alto contrasto in due variabili; il Neon ombrato (la versione base era stata disegnata da Giulio da Milano nel 1935) il Quirinus (1939) un quadrato dal disegno molto fine in tre variabili; il Landi Echo (1939) un egiziano con linea interna inclinata (il corrispondente outline Landi Linear sarà disegnato da Aldo Novarese); il Rondine (1948) un calligrafico molto elegante (esiste ora una versione digitale del 2004 chiamata Bella Donna disegnata da Rebecca Alaccari per la Canada Type); il Cicogna (1950) uno scritto fatto con la penna d’oca; l’Hastile (1952) un quadrato ad alto contrasto in due variabili; il Athenaeum (con le iniziali fatte da Aldo Novarese, 1945) un veneziano con alcune lettere schizzofreniche (M e Q); il Normandia (con Aldo Novarese, 1946–49) un neoclassico nerissimo in due variabili; Augustea (1951) completato successivamente con il minuscolo da Aldo Novarese e rinominato Nova Augustea; il Microgramma (con Aldo Novarese che userà poi come base per il suo Eurostile, 1952) lineare quadrato in quattro variabili e il Juliet (con Aldo Novarese, 1955). Il suo ultimo progetto furono i primi schizzi del Recta disegnato dal 1958 da Aldo Novarese.

Specimen del carattere «Normandia»
Specimen del carattere «Cigno»

TypeDesign4: “Solari Mono Fermo e Remigio” di Filippo Dalla Villa

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Riprendo, dopo la sosta natalizia, l’inserimento dei post sui lavori dei partecipanti alla 4ª edizione del Corso di Alta Fomazione in Type Design presso il Consorzio Poli.design di Milano lo scorso settembre e ottobre.

I caratteri tipografici Solari Mono Fermo e Solari Mono Remigio sono stati progettati e realizzati da Filippo Dalla Villa co-titolare della Freskiz Comunicate a Fratta Polesine (RO).

Solari Mono Fermo e Solari Mono Remigio sono caratteri monospaziati oggetto di una sperimentazione, per generare nuovi elementi tipografici utilizzabili dalla ditta Solari di Udine per la comunicazione e l’impiego tecnico aziendali.

I due caratteri progettati e realizzati prendono il nome da due grandi personaggi degli anni Cinquanta, che hanno saputo rilanciare il nome dell’azienda Solari nel mondo: i fratelli Fermo e Remigio Solari.

Fermo, genio dell’organizzazione e della gestione dalla personalità eclettica e coinvolgente, ha rappresentato in quegli anni il modello dell’imprenditore moderno, rivolto al mercato e attentissimo alle tecniche di marketing.

Remigio, con la sua passione per la meccanica, ha progettato il sistema a paletta, una vera e propria invenzione che ha sconvolto le normali metodologie di visualizzazione dell’ora e dell’informazione al pubblico.

Solari Mono Fermo e Solari Mono Remigio cercano di trovare una soluzione ottica e di stile ai caratteri tipografici come Helvetica e simili, fino a oggi impiegati nei sistemi RID a paletta della ditta Solari.

I due caratteri, infatti, sono stati progettati tenendo presente il taglio centrale del sistema a paletta.

Il progetto prevede l’introduzione delle lettere minuscole finora impiegate con grossi problemi ottici, che non riguardano solo il taglio centrale delle palette. I problemi sono stati risolti aumentando l’x-height.

Il carattere Solari Mono Fermo è previsto per l’impiego nell’ambito della titolazione dei materiali di comunicazione della ditta Solari. Solari Mono Remigio, derivato dal Solari Mono Fermo, è previsto per l’uso nei sistemi RID, attualmente in uso.

TypeDesign4: “Pronto” il telefont di Beniamino Verdirosi

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Terzo appuntamento con i post dedicati ai lavori della quarta edizione del Corso di alta formazione in Type Design tenuto presso il Consorzio Poli.design di Milano tra settembre e ottobre 2009.

Dopo aver illustrato un lavoro dedicato ai caratteri per macchine da scrivere ed uno sui cruscotti, in questo post viene illustrato il lavoro di Beniamino Verdirosi: “Pronto” il telefont.

Come ci illustra Beniamino, “Pronto è una font pensata e progettata per le tastiere dei telefoni pubblici. Il nome è ovviamente derivato dalla consueta e comune risposta degli italiani alle chiamate telefoniche. Una font che dunque costituisce di per sé un interfaccia, costituita essenzialmente e storicamente da numeri, ma che negli ultimi decenni si è arricchita di lettere dell’alfabeto per l’invio di SMS. Il progetto è stato quindi condotto per gradi: sono stati inizialmente studiati i numeri, poi le maiuscole e infine sono state approfondite le minuscole, difficilmente integrabili in un’interfaccia telefonica, ma utili per rendere il font completo e allo stesso tempo per approfondire ulteriori aspetti del type design.

I riferimenti di numeri per telefoni sono molteplici e vi sono esempi interessanti non solo italiani. Molto spesso tuttavia non si tratta di numerazioni appartenenti a caratteri studiati appositamente per l’apparecchio telefonico, ma di caratteri più o meno comuni applicati. Il campo di indagine è stato ristretto ai telefoni pubblici italiani.”

Su cosa si è basata la font? “Vi è stato un recente restyling dei terminali italiani, tuttavia oggi le cabine telefoniche sono quasi scomparse dallo scenario urbano, spazzate via dall’uso dei telefoni cellulari, e i nuovi apparecchi appaiono poco familiari. L’immagine condivisa della cabina telefonica in Italia si rifà invece al modello del decennio passato, la cabina con la cassa del ricevitore squadrata e arancione, cabine spesso sporche, fuori servizio e con le schede di plastica abbandonate a terra. Questo modello, il telefono Rotor progettato da Rodolfo Bonetto, risulta interessante anche per un lato tecnico dell’interfaccia: i tasti in alluminio presentano cifre fresate sulla superficie e poi ridisegnate con una serigrafia all’interno del solco. Da questo particolare si è basato il progetto Pronto. Il font è infatti pensato come se fosse disegnato da una fresa, con lettere costituite da pochi tratti lineari e movimenti limitati, con aste di larghezza costante e fissa unite a terminazioni arrotondate.”

Tipoitalia2 da i “numeri”

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È uscito il secondo numero di Tipoitalia!

Diretto da Claudio Rocha la rivista Tipoitalia2 si presenta ai lettori con un omaggio ai numeri. Di solito comprimari sulla scena tipografica, le cifre, al pari delle lettere nel parallelo universo dell’alfabeto, hanno una loro precisa identità nella scrittura. Oltre a una riconosciuta funzione pratica, come quella di rappresentare le ore nei quadranti o indicare la numerazione civica, in questi casi specifici i numeri possiedono anche un valore estetico-formale, dialogando con le lancettte o adattandosi allo stile architettonico delle facciate.
La forza espressiva delle cifre prodotte in tipi di legno è presente in un inserto tipografico stampato in esclusiva dalla Tipoteca Italiana. Un secondo inserto, edito e stampato in tipo-impressione da Enrico Tallone, è parte integrante dell’articolo sul carattere creato da Alberto Tallone sul finire degli anni ‘40 per le sue edizioni, sulla scia di una tradizione che risale agli editori-tipografi del Rinascimento.
Come nel primo numero della rivista, la composizione dei testi privilegia le font create da type designer italiani oppure caratteri basati sui modelli storici dell’Italia. Inoltre, abbiamo anche la partecipazione di alcuni giovani tipografi italiani della nuova e talentuosa generazione, che gentilmente hanno concesso l’utilizzo delle loro font per comporre gli articoli di Tipoitalia.

Sul sito www.tipoitalia.it potrete trovare tutte le informazione per acquistare le riviste sia online, sia presso librerie tra le quali la Libreria Aiap.

Testo in portoghese

TypeDesign3: Il “Torre Velasca” progettare un alfabeto per un’architettura

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Riprendo, dopo tre mesi, a presentare sul mio blog i lavori della terza edizione del “Corso di Alta Formazione in Type Design” presso il Poli.design di Milano.

In questo post vi presento un’altra font ispirata ad una delle quattro architetture milanesi prese in esame dai partecipanti al corso: la Torre Velasca.

Il progetto è di Bianca Scarfati la quale ha analizzato il quadro storico della Torre progettata e costruita tra il 1956 e il 1958 dal gruppo B.B.P.R.. Il progetto può collegarsi alla rivoluzione formale battezzata Neoliberty, ma con accenni di Brutalismo e comunque facente parte del variegato esprimersi del Razionalismo italiano, che si pone in stretto rapporto con il contesto milanese in cui sorge, svettando assieme al Duomo, ai campanili della città, ma soprattutto col Castello Sforzesco. Con la sua caratteristica forma a “fungo” è uno dei simboli più noti della città.

I primi diciotto piani sono occupati da negozi e uffici, mentre quelli fino al ventiseiesimo sono occupati da appartamenti.

Analizzando il linguaggio architettonico, Bianca ha riscontrato la volontà degli architetti nell’esibire la struttura portante in facciata: essa diviene elegante nervatura che, percorrendo longitudinalmente l’edificio, sostiene l’espansione del volume superiore.

Il prospetto frontale è articolato secondo una griglia che suddivide il passo tra i due pilastri, in quattro parti uguali. Questa maglia è certamente una struttura rigida che si palesa in tutti i piani dell’edificio ma, il posizionamento delle aperture o dei tamponamenti è flessibile e segue un ritmo scandito dalla funionalità degli spazi interni. Queste eccezioni creano un interessante dinamismo in facciata.

In questo blog potrete vedere gli altri otto lavori, sempre abbinati alle quattro architetture milanesi: Torre Velasca, Stazione Centrale, Teatro alla Scala e Ca’ Brutta, già presentati in post in attesa di poter inserire i rimanenti.

I pilastri, sporgenti rispetto ai tamponamenti di facciata, accompagnano la torre evidenziandone l’altezza; anche le modanature che affiancano i serramenti enfatizzano questo aspetto conferendo al tutto un forte senso di verticalità.

Questo senso è riportato anche all’interno della torre nella cura dei rivestimenti, negli oggetti presenti, e sempre accentuato anche nella segnaletica dove la verticale sovrasta sempre l’orizzontale.

Il contrasto della lettera è dato dal rapporto di spessore tra la larghezza dei pilastri e le travi orizzontali che caratterizzano l’estetica della torre

Francobolli con buona tipografia

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Se in Italia continuamo a non vedere francobolli con una progettazione grafica, al massimo e molto raramente, con una buona illustrazione, all’estero il design grafico per questi “micro manifesti“ è molto presente.

Typotheque ha progettato il modello di base per la tipografia dei nuovi francobolli slovacchi in Euro. Il carattere che viene utilizzato è il Fedra Sans Condensed AI Bold di Peter Bilak per il valore dei francobolli, il Fedra Sans Display Thin per la denominazione dello Stato e il Fedra Sans Medium per il nome del monumento. I francobolli sono stampati in rotativa combinata con l’incisioni di vari artisti. Il progetto grafico è di Peter Augustovič.

Capostipite della progettazione grafica dei francobolli è stato Wim Crouwel con la serie ordinaria progettata nel 1976 per i Paesi Bassi con l’utilizzo del suo New Alphabet.