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Abbecedario architettonico e monumentale: l’esempio dell’alfabeto della Scuola Gabelli di Torino

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La Scuola Elementare Aristide Gabelli è dedicata ad un insigne pedagogista, che nel 1888 stilò i programmi per la Scuola Elementare del Regno d’Italia.
L’edificio multipiano, con annesse due palestre, comprende l’isolato fra le vie Monterosa, Scarlatti, Santhià e Feletto, nel quartiere Barriera di Milano.
Costituisce un raro esempio torinese di scuola-isolato per l’istruzione elementare. La scuola fu edificata dal 1914 al 1915, su progetto dell’Ufficio Tecnico comunale, con apporto dell’ing. Dolza, e fu ampliata nel 1925 con un secondo blocco, che trasformò l’iniziale pianta a manica semplice in isolato chiuso, con i bassi fabbricati delle palestre posti a saldatura tra il primo ed il secondo intervento.

Nel 2006 le maestre di questa Scuola elementare hanno avuto una idea “bislacca” (a detta dei loro alunni) per il tema di uno dei tanti corsi di aggiornamento.
Sul tema degli “Alfabeti e dei numeri” hanno pensato di usare la struttura a griglia delle vetrate dei finestroni esterni della Scuola per disegnare lettere e numeri.
Una ispirazione che nasce dalla storia del disegno dei caratteri nell’utilizzo di griglie di costruzione.
Disegni di Daniela Braidotti.
Da un’idea di Raffaele Palma

Sotto l’alfabeto delle sole lettere presenti nella lingua italiana e i numeri.

Type Design 3: il “In Motu Vita” di Matteo Cellerino

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Eccoci all’ottavo appuntamento settimanale con i lavori tipografici prodotti nella terza edizione del “Corso di Alta Formazione in Type Design” presso il Poli.design di Milano.

Questa settimana vi presento un’altra font ispirata ad una delle quattro architetture milanesi prese in esame dai partecipanti al corso.

Dopo il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella ecco la seconda font abbinata alla “Stazione Centrale di Milano”, che proprio in questi giorni vede concludersi i lunghi lavori di restauro, è il «In Motu Vita» di Matteo Cellerino in una variabile di peso.

Nei prossimi appuntamenti del post vedremo, di settimana in settimana, gli altri lavori sempre abbinati alle quattro architetture milanesi: Torre Velasca, Stazione Centrale, Teatro alla Scala e Ca’ Brutta.

La Stazione Centrale necessita di almeno tre caratteri:

✔ Carattere “storico”(solo maiuscolo)
Carattere decorativo, non è una priorità la leggiblità quanto l’impatto estetico.
Sarà utilizzato per le insegne dei negozi e per l’eventuale comunicazioneStazione Centrale di Milano (ora Grandi Stazioni).
Fortemente ispirato e legato ai caratteri già presenti nelle iscrizioni storiche si rifarà anche al pastiche architettonico della Stazione riletto in chiave moderna.

✔ Carattere per la segnaletica (maiuscolo, minuscolo, cifre, segni d’interpunzione)
Ispirato a criteri di leggibilità e funzionalità, legame storico con i caratteri lineari in uso all’epoca.

✔ Carattere per la segnaletica elettronica (monospaziato, maiuscolo, minuscolo, cifre)
Versione riadattata ai pannelli display del carattere precedente.

L’obiettivo era creare un carattere lineare razionale e moderno ma con forti radici nei caratteri da stampa per segnaletica coevi o successivi alla realizzazione della stazione.
Le lettere hanno proporzioni umanistiche e sono leggibili da varie angolazioni, tagli e distanze.
Le aste ascendenti e le aste discendenti sono molto sporgenti, le aperture sono larghe per distinguere facilmente le lettere l’una dall’altra e la spaziatura è generosa.

Questi studi preliminari sono parte del “sistema” In Motu Vita, un sistema di caratteri pensato per adattarsi alle principali esigenze della stazione.
Come già detto, a seguito della ristrutturazione del 2008 molti degli spazi comuni saranno convertiti ad uso commerciale.
Sono state inoltre riscontrate diverse disomogeneità nei pannelli a palette, da sostituirsi, preferibilmente, con display a LED.
Per completare il progetto saranno disegnati due nuovi alfabeti: un alfabeto per le insegne dei negozi e la comunicazione esterna della stazione ed un alfabeto “ridotto” e monospaced per i pannelli elettronici.

Le vicende che portarono al progetto ed alla realizzazione della stazione Centrale di Milano, furono piuttosto lunghe e complesse quanto questo edificio imponente e variegato, nel quale la monumentalità si doveva e si deve tutt’oggi coniugare con la funzione a cui esso è destinato.
I progetti presentati al ”Concorso per la facciata della nuova stazione viaggiatori” del 1906 furono ben quarantatre.
Alla fine degli esami la commissione fu unanime nell’assegnare il primo premio al progetto “In motu vita” di Ulisse Stacchini. La costruzione a pieno ritmo iniziò nel 1925 e il 1 luglio 1931 la stazione venne inaugurata ufficialmente alla presenza di Costanzo Ciano. La stazione è attualmente interessata da importanti lavori di restauro e riqualificazione, iniziati ad agosto 2005, da parte di Grandi Stazioni, una società di Ferrovie dello Stato.
La facciata è larga 200 metri e la volta è alta 72, un record quando venne costruita. Dietro alla facciata, parallelamente ad essa corre la ”Galleria delle Carrozze”. La stazione non ha uno stile architettonico definito, ma è una miscela di diversi stili, in particolare Liberty e Art Decò, ma non solo. Talvolta il suo stile viene definito Assiro-Milanese. È stata definita dall’architetto Frank Lloyd Wright la più bella stazione ferroviaria al mondo.

Un sistema di caratteri per la Stazione Centrale di Milano, Ulisse Stacchini, 1912 – 1931

Nell’architettura della Stazione Centrale convivono:
✔ elementi Liberty (~1912, primo progetto, secondo la sensibilità di Stacchini )
✔ elementi littori (~1920, revisioni progetto, secondo le esigenze di propaganda del Fascismo)
✔ elementi moderni (~1950 ai giorni nostri, modifica e riadattamento degli spazi comuni)

Inoltre sta per essere ultimato un completo restauro della stazione che riadatterà parte degli spazi comuni destinandoli ad un uso commerciale.

Problemi della Stazione Centrale:
✕ Totale mancanza di uniformità nella segnaletica verticale
✕ Totale mancanza di segnaletica orizzontale (indicazioni sul pavimento)
✕ Invasività degli spazi pubblicitari e degli esercizi commerciali

I lavori già presentati nei precedenti post:
Il «Salieri» di Diana Quarti
Il «Velasca» di Nora Dealti
Il «Monumentale» di Pierfrancesco Annichiarico
Il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella
Il «Labi.bold» di Laura Ferrario
Il «Velasca» di Laura Dal Maso
Il «Contrast» di Maddalena Lo Franco

Type Milano: il riciclo nella Ragione

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Lapide romana riciclata come elemento architettonico
Lapide romana riciclata come elemento architettonico

Capita di vedere, in molti monumenti medioevali e rinascimentali, il riciclo di lapidi di età romana come materiale edile. Questo tipo di riciclo era molto utilizzato nella Roma papalina dove vennero spogliati dei bronzi molti monumenti come il Colosseo ed i vari Archi per farne armi.
A Milano, sul lato ovest del Palazzo della Ragione, chiamato anche Broletto Nuovo, terminato nel 1233 per volere del podestà Oldrado da Tresseno come sede delle attività giudiziarie, vi è un esempio di riciclo di lapidi come materiale di costruzione.
In tale lapide vi è una iscrizione in lapidario romano con lettere in proporzione geometrica ed altre di forma più condensata “S”, “B”,”E”, “P” e “R”.
La scritta che compare in latino è la seguente (la lettera sostituita da un asterisco indica il dubbio interpretativo): CATILIVSC* SECUNDUS SIBI ET VALERIAE P L CROCINE VXORI•SVAE ET IVVENI•VERNAE•SVAE VIXITANNOS X

Una interessante raccolta di lapidi romane e medioevali sono presenti, in Milano, presso il Museo Archeologico di corso Magenta e presso la Basilica di S. Ambrogio. Questi due siti saranno argomento di prossimi post.