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Settima edizione “Corso di Alta Formazione in Type Design”

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Dopo il successo delle prime sei edizioni, sia in termini di iscritti che di risultati, POLI.design Consorzio del Politecnico di Milano organizza la 7^ Edizione del Corso di Alta Formazione in Type Design.

Si tratta di una conferma nell’offerta formativa di alto profilo per studenti, laureati e professionisti, nello specifico ambito della comunicazione visiva.
Da un’idea di Giancarlo Iliprandi, il corso nelle prime sei edizioni ha formato circa 140 partecipanti, fornendo loro competenze nel progetto dei caratteri tipografici a livello professionale.

È stato pubblicato per Franco Angeli il volume “Type Design. Esperienze progettuali tra teoria e prassi” che raccoglie gli esiti delle prime cinque edizioni del corso di Type Design.
Il volume presenta una serie di brevi saggi di riflessione sulla disciplina e raccoglie sinteticamente i progetti elaborati nelle varie edizioni del corso, esponendo i temi e gli obiettivi.

Obiettivi
Il corso forma designer della comunicazione nel progetto del carattere tipografico.

Sbocchi professionali
Designer capaci di gestire adeguatamente e in autonomia il progetto di famiglie di caratteri tipografici. Titolo rilasciato
Il corso si conclude con un project work e il rilascio di un attestato di partecipazione.

Docenti
James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patanè, Marta Bernstein, Andrea Braccaloni

Sede
Il corso si svolge presso la sede del Consorzio Poli.design, Politecnico di Milano, via Durando 38/a, Milano.

Il Corso avrà inizio il 10 Settembre e finirà il 5 Ottobre 2012, per un totale di 80 ore, distribuite nell’arco di un mese.

Per ulteriori approfondimenti: www.polidesign.net/type
oppure scrivere a formazione@polidesign.net Tel. +39 02-23995864

Type Design. Esperienze progettuali tra teoria e prassi

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Francesco Ermanno Guida, Giancarlo Iliprandi (a c. di)

Type Design

Esperienze progettuali tra teoria e prassi
Contributi di Giovanni Baule, James Clough, Piero De Macchi, Giangiorgio Fuga, Michele Patanè, Luciano Perondi


Il volume presenta una serie di riflessioni sulla formazione del type designer, la tradizione e le prospettive della disciplina, accompagnate da sperimentazioni progettuali che permettono di comprenderne l’ampiezza, le sue specificità e alcune possibilità applicative.

Type Design, ovvero progetto del carattere tipografico. Da quando il personal computer è entrato nelle nostre case, il carattere tipografico – il font, come è uso chiamarlo oggi – non appare più semplicemente come l’elemento primo per comporre la scrittura riprodotta sulla carta. È divenuto, di pari passo con l’accelerazione del flusso comunicativo, pervasivo e onnipresente. Ne possiamo collezionare migliaia, milioni, per personalizzare i documenti che ciascuno produce quotidianamente. Il font, smaterializzandosi, è divenuto molto concreto. Ogni utente può scegliere quale utilizzare. Tutti possono disegnarsene uno proprio. Ma il disegno del carattere tipografico ha le sue regole. Molteplici sono oggi gli scenari di sperimentazione e uso, impensabili fino a qualche anno fa. Tutto ciò richiede cultura progettuale, capacità critiche e di governo del progetto, senza le quali l’uso e il progetto del carattere si riduce a un esercizio di stile privo d’altro scopo.
Type Design è una definizione ampia per delineare un’area disciplinare con una tradizione centenaria (e per molti versi millenaria) e che negli ultimi vent’anni si è profondamente rinnovata. Una disciplina che non si risolve nel disegno di segni scrittori e di quel sistema segnico che chiamiamo alfabeto, che è sempre più progetto di un processo. Un processo che va dai primi schizzi all’ingegnerizzazione (e in alcuni casi alla produzione e alla distribuzione finalizzata alla vendita), che richiede di essere governato da figure professionali e culturali, con competenze e abilità transdisciplinari: politecniche.

Disponibile presso la Libreria Aiap e nelle migliori librerie al prezzo di € 21,00

Caratteri svizzeri in esposizione a Milano

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Mercoledì 9 marzo, alle 18.30, la sede milanese dell’Istituto Svizzero di Roma inaugura la mostra

Types We Can Make

a cura di ECAL – Ecole cantonale d’art de Lausanne, che presenta una selezione di caratteri tipografici contemporanei ideati in Svizzera – paese da sempre all’avanguardia in questo particolare ambito.

“Types We Can Make” è il primo appuntamento del progetto Letters on Sale: Changing Design + Print + Use, che comprende una serie di incontri, conferenze e progetti espositivi per la sede milanese dell’ISR ideato da Salvatore Lacagnina (Responsabile artistico, ISR) e Ludovic Balland, graphic designer e fondatore dello studio Typography Cabinet di Basilea.
Prima della nascita della figura del grafico moderno, l’evoluzione del prodotto stampato e la diffusione delle informazioni erano affidate all’esperienza e alle capacità innovative dei tipografi: dalla progettazione dei caratteri alla composizione della pagina scritta.
Nonostante le nuove possibilità offerte dall’avvento del digitale, la grafica svizzera contemporanea conserva una tradizione saldissima nella sperimentazione tipografica.
Ma qual è oggi il ruolo della tipografia nell’editoria? Come sta cambiando il sistema della comunicazione e il design dell’informazione?
È intorno a queste domande che si concentra il progetto articolato in tre parti con esposizioni, incontri e workshop, in un dialogo serrato tra storia e presente.

09 03 – 02 04
Types We Can Make
A Selection of Contemporary Swiss Type Design

Orari di apertura
martedì-venerdì 11.00 – 17.00, sabato 14.00-18.00
chiuso lunedì, domenica e festivi

Mostra ideata da ECAL Ecole cantonale d’art de Lausanne, in collaborazione con ISR. In vendita presso la mostra un ricco libro sui lavori esposti € 20.

In mostra i font di Ludovic Balland, Matthieu Cortat, Phillippe Desarzens, Nicolas Eigenheer, Gilles Gavillet & David Rust, NORM (Dimitri Bruni e Manuel Krebs), Ian Party, Emmanuel Rey, Jeremy Schorderet, Jonas Voegeli e Cornel Windlin, tra gli altri; una selezione che offre uno spaccato sulle tendenze nella tipografia svizzera degli ultimi 5 anni.

ISR – Sede di Milano
Via Vecchio Politecnico 3 (Piazza Cavour – Centro Svizzero)
I – 20121 Milano
ph. +39 02 76016118 – mob. +39 348 3278107
www.istitutosvizzero.it

Italy Type Design: Alessandro Butti

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Alessandro Butti (Torino 1893 – 1959) è stato uno tra i più significativi disegnatore di caratteri italiani. Si formò in un ambiente ricco di tradizioni grafiche ed editoriali in cui si pubblicavano importanti riviste quali “L’Arte della Stampa”, “Archivio Tipografico” della Società Nebiolo e “Graphicus”; frequentò la Scuola Tipografica e di Arti Affini Vigliardi Paravia, fondata nel 1902, dove tenne i corsi serali di disegno del carattere personalità quali Edoardo Cotti, che realizzò i disegni del carattere «Pastonchi» e gli enciclopedisti Isidoro Arneudo e Dalmazzo Gianolio, autori di opere monumentali, imprescindibili per chi si occupi di storia del libro e della stampa.
Prima di dirigerne lo Studio Artistico, Butti affinò le sue conoscenze tecniche come proto nella tipografia sperimentale della Società Nebiolo a Torino, curando la stampa e la grafica delle diverse pubblicazioni necessarie alla vita della maggiore fonderia d’Italia. Creato nel 1933, lo Studio Artistico della Nebiolo venne diretto dal Butti dal 1936 fino al 1952.
Nel 1938 prese come collaboratore nella Fonderia Caratteri Nebiolo di Torino un artista a tutto tondo, ottimo fotografo, pittore e illustratore, ma soprattutto grande realizzazione di caratteri tipografici: Aldo Novarese.

Con lui disegnò diversi caratteri tra i quali il più noto fu «Microgramma» con il quale fece incidere l’Ave Maria “dei tipografi” su un carattere dalle dimensioni di mm. 2×4, di cui un esemplare fuso in oro fu donato al Santo Padre. La straordinaria leggibilità in corpi piccoli testimoniata da questo capolavoro, ne decretò il successo che perdura attraverso le più aggiornate tecniche di stampa digitale.

I caratteri disegnati da Alessandro Butti
Il «Paganini», serie di caratteri disegnati con Raffaello Bertieri
Il carattere «Augustea» di Alessandro Butti successivamente ripreso da Aldo Novarese con il «Nova Augustea» con l’introduzione del minuscolo
Esempio di composizione con il carattere «Augustea»

Molti furono gli alfabeti disegnati nel periodo in cui rimase alla direzione dello Studio; è difficile demarcare con sicurezza i caratteri da lui direttamente progettati da quelli nati in seno allo Studio.
Gli si attribuiscono:
il Paganini (sotto la direzione di Raffaello Bertieri, 1928) una elegantissima famiglia di caratteri romani; il Semplicità (1930), una famiglia di lineari con un tocco di vivacità che include una versione denominata Ombra; la collaborazione con Giulio da Milano per il Veltro (1931), il Titano (1935); il Fluidum (1938) ad alto contrasto in due variabili; il Neon ombrato (la versione base era stata disegnata da Giulio da Milano nel 1935) il Quirinus (1939) un quadrato dal disegno molto fine in tre variabili; il Landi Echo (1939) un egiziano con linea interna inclinata (il corrispondente outline Landi Linear sarà disegnato da Aldo Novarese); il Rondine (1948) un calligrafico molto elegante (esiste ora una versione digitale del 2004 chiamata Bella Donna disegnata da Rebecca Alaccari per la Canada Type); il Cicogna (1950) uno scritto fatto con la penna d’oca; l’Hastile (1952) un quadrato ad alto contrasto in due variabili; il Athenaeum (con le iniziali fatte da Aldo Novarese, 1945) un veneziano con alcune lettere schizzofreniche (M e Q); il Normandia (con Aldo Novarese, 1946–49) un neoclassico nerissimo in due variabili; Augustea (1951) completato successivamente con il minuscolo da Aldo Novarese e rinominato Nova Augustea; il Microgramma (con Aldo Novarese che userà poi come base per il suo Eurostile, 1952) lineare quadrato in quattro variabili e il Juliet (con Aldo Novarese, 1955). Il suo ultimo progetto furono i primi schizzi del Recta disegnato dal 1958 da Aldo Novarese.

Specimen del carattere «Normandia»
Specimen del carattere «Cigno»

A Lodi un “Museo della stampa” tutto da scoprire

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Nel centro storico di Lodi è stato realizzato nel giugno 2008 il Museo della stampa e stampa d’arte nato dalla grande passione dell’Ing. Andrea Schiavi per questa arte e per la sua importante storia. Il Museo occupa ben duemila metri quadrati di superficie al piano terra di quella che era, fino agli anni Ottanta dello scorso secolo, la ex tipografia Lodigraf.
La collezione è tra le più importanti di Europa e con la Tipoteca Italiana di Cornuda, specializzata però sui caratteri tipografici, la più completa d’Italia. Ne fanno parte macchine, attrezzature e cimeli di diverse epoche, che illustrano tutti i processi di stampa: dalla xilografia alla calcografia, dalla serigrafia alla tipografia, dalla litografia alla stampa offset, dalla composizione manuale a quella meccanica in piombo, fino alla fotocomposizione e al computer. Un Museo vivo non solo indirizzato alle Scuole ma a tutti i cultori della materia e curiosi di questa storica arte.

Si entra dalla Sala Legatoria una suggestiva galleria, alle cui pareti sono appesi grandi pannelli provenienti da un’antica legatoria, sono disposte numerose macchine per tagliare, piegare, cucire i fogli di carta stampati, nonché per completare il prodotto-libro, con finiture varie, sulla copertina o sul dorso. Si tratta di presse doratrici, macchine cucitrici e cordonatrici, tutte perfettamente funzionanti, prodotte dalle più prestigiose fabbriche europee nell’Ottocento e nel primo Novecento. A documentare le diverse operazione delle donne, addette per tradizione ai lavori di legatoria, il tipico bancone da legatore dotato di tutta l’attrezzatura manuale dell’antica Legatoria Torriani, attiva nell’Ottocento a Cologno Monzese. Molto curioso è il sistema presentato per la stampa degli spartiti musicali dove prima vengono incisi i pentagrammi con una specie di rastrellino e successivamente inserite le note incise direttamente dai punzoni.

La galleria successiva è la Sala Arte dove si può ammirare una ricca selezione di torchi calcografici e litografici di notevole interesse storico costruiti dal secolo XVI al secolo XIX, nonché alcune lastre in rame incise come matrici calcografiche intorno al 1850. Pregevole è anche la raccolta di pietre litografiche di grande dimensione proveniente dalla Casa Editrice Vallardi di Milano, eseguite tra il 1870 e il 1930. Rara e originale è la serie di cromolitografie di alcune stazioni della Via Crucis, datate 1875. Alle pareti una rassegna di prove di stampa a tema unico (una conchiglia), realizzate da noti artisti lodigiani contemporanei per documentare le diverse maniere della calcografia, oltre ad altre tecniche come la xilografia, la serigrafia e la linoleografia.

Il terzo grande spazio che si visita è la Sala della Stampa Tipografica dove tra le centinaia di reperti storici riportati all’antico splendore, sono collocati numerosi torchi tipografici in ghisa di produzione europea e americana dei secoli XIX e XX.
Nella stessa sala si trovano le prime stampatrici, dalle più semplici manuali da tavolo, alle più complesse platine e piano cilindriche, a funzionamento manuale o elettrico.

In fondo alla sala una vera e propria fonderia di caratteri in piombo con la presenza di macchine Linotype e Monotype perfettamente funzionanti per la fusione e composizione meccanica che si completano con la compositoria manuale con la raccolta di numerose polizze di caratteri tipografici nella maggior parte italiani conservate in antiche cassettiere, con punzoni, matrici e caratteri in legno.

Arricchiscono la preziosa collezione un impianto completo ad uso didattico per la fabbricazione della carta, dalla cellulosa alla filigrana, i macchinari per la stampa di carte valori, una collezioni di vecchie macchine dattilografiche e di sistema per la stampa in Braille, nonché un significativo impianto completo per la stampa a smalto in rilievo (rilievografia) con due meravigliose antiche presse capaci di stampare a più colori.

Telaio per la produzione di filigrane sulla carta
Telaio per la produzione di filigrane sulla carta

Nell’ultimo spazio museale, la Sala dei Torchi e delle Presse vi è una ricca ed elegante selezione di torchi ottocenteschi provenienti, in prevalenza, dalla rinomata fabbrica della famiglia Dell’Orto di Monza. In particolare si segnalano i torchi Stanhope e Albion appartenuti a Claudio Wilmant, il più famoso incisore e fonditore attivo a Lodi e Milano nell’Ottocento.
Seguono in successione altri torchi tipografici e presse di pregevole fattura; infine, al centro della sala, il gioiello del Museo: il torchio “Columbian”, inventato dall’americano George Clymer, costruito a Londra dal 1817. È l’unico esemplare custodito in Italia.

Particolare del torchio “Columbian”, inventato dallamericano George Clymer
Particolare del torchio “Columbian”, inventato dall’americano George Clymer

Aperto da martedì a sabato con visite guidate a pagamento e su appuntamento per classi, gruppi ed associazioni.

Museo della Stampa e Stampa d’arte a Lodi
via della Costa 4
Lodi
www.museostampa.org
info@museostampa.org
Tel. 0371.56011 – fax: 0371.422080

TypeDesign4: “Mela+Tipo” e “Mela+tondo” di Daniela Verona

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L’undicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian è il carattere progettato da Daniela Verona di Roma sviluppato in due variabili: “Mela+Tipo” e “Mela+tondo”.

L’obiettivo proposto era la progettazione di un carattere o un sistema tipografico relativo ad una vecchia interfaccia analogica. L’oggetto scelto da Daniela è stato la tastiera dell’iMac Bondi del 1998, famoso per l’ampia scelta cromatica con cui personalizzare il computer ed i suoi accessori. E per questo oggetto ha voluto dare una “anima” anche ai tasti con un nuovo carattere in due variabili.
Il peso del carattere è chiaro (light) perché Daniela analizzando le tastiere esistenti ha notato che il segno sottile risulta più leggibile, soprattutto in caso di retroilluminazione.
I tratti sono mono spessore perché inizialmente Daniela aveva pensato ad un carattere fresato che, essendo inciso da una punta metallica, comportava alcune limitazioni.
Gli elementi caratterizzanti di ogni glifo sono diventati quindi l’assenza di contrasto tra le aste e la matrice rotonda del tracciato.
Queste caratteristiche lo rendono adatto anche ad altri metodi di stampa, come la serigrafia … e perché no, la tipografia.
Il disegno dei glifi è molto aperto con l’occhio medio (x-heigth) molto grande, rispetto alle ascendenti e discendenti, questa font si può adattare anche alla scrittura di testi e titoli.
La rotondità del disegno dei glifi riprende la forma morbida del computer rendendo meno formale, ma sempre leggibile, tutto l’alfabeto. Questo legame è ancora più forte quando la Q diventa l’inconfondibile simbolo dell’accensione.

La prima versione, denominata “Mela+Tipo”, ha come radice della sua denominazione in un chiaro richiamo al linguaggio di tutti gli utilizzatori del mondo Mac, che per indicare la maggior parte delle scorciatoie da tastiera utilizzano, nominandolo, il tasto “mela”.

La seconda versione, alternativa, il “Mela+tondo” è stata disegnata come personalizzazione possibile con caratteri più espressivi e meno formali. Come posso avere iMac di colori differenti, perché non pensare a tastiere personalizzate?

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