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La via della carta: da Caselle alla Bibbia di Gutenberg

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Una ricca serie di esposizioni in “Mostra Rivelazioni” a Caselle Torinese (TO) dal 16 Aprile al 30 Maggio 2010 tra le quali due dedicate alla carta, alla prototipografia e alle filigrane.

GUTENBERG E LA CARTA PIEMONTESE,
UN ITINERARIO TRA PROTOTIPOGRAFIA
E MINIATURE ARTISTICHE

Conosciamo Caselle come produttore cartaceo di eccellenza, capace di fornire la prima carta lisciata utilizzata nell’era di Johann Gänsfleisch zur Laden zum Gutenberg.
I reperti di maggior richiamo di questa sezione sono:
– La pagina originale della Bibbia latina delle “42 righe” stampata da Gutenberg a Magonza nel 1455 sulla quale sono state eseguite le maggiori analisi fisico-chimiche
– La pagina originale della Bibbia latina delle “48 righe” stampata dai soci di Gutenberg, Fust e Shoeffer, a Magonza nel 1462
– La più recente copia anastatica della Bibbia di Gutenberg in 2 volumi, riprodotta in Germania nel 1970
– L’ esposizione di poster in alta definizione (dimensioni: 90 cm x 160 cm) delle più belle pagine della Bibbia stampata da Gutenberg (riprodotte a 4 o a 6 colori).
– In anteprima inedita, la presentazione del primo dispositivo utilizzato nelle stamperie per mantenere umida la carta prima della stampa al torchio: si tratta di un vaso di terracotta rappresentato in una stampa del 1568 (l’iconografia costituisce il punto di partenza per la ricostruzione curata dal Professor Fabbiani).
Abbiamo parlato diffusamente di Gutenberg in questo blog con un post tra i più commentati.

LE CARTIERE E LE FILIGRANE DI CASELLE T.SE

NEI SECOLI XIV E XV

La storia delle eccellenze di Caselle nella produzione della carta.

– I reperti dell’Archivio Storico della Città di Caselle
– Gli scudi araldici degli antichi proprietari dei mulini di Caselle T.se;
– Esposizione di testi/articoli riguardanti la carta prodotta al tino negli antichi mulini locali.

A latere, dimostrazione pratica delle tecniche di lisciatura della carta, mediante un “fungo di vetro”, noto con il termine di “cialandro”, fornito dal Professor Bruno Fabbiani, prodotta a Caselle nel XV-XVI secolo: prodotto cartaceo di eccellenza. Il suo aspetto era simile a quello della pergamena, tanto da rendere la carta piemontese celebre in tutta Europa.
Cos’è il cialandro? Al termine della loro produzione, i fogli di carta, tolti dalla pressa, venivano portati ad asciugare al “prato” oppure allo “stondaggio a corde”, dividendoli singolarmente per non farli attaccare fra di loro. Una volta asciugati ma non secchi, venivano raccolti e posti a “cargo”, cioè impilati e sottoposti alla pressione esercitata da pesi, posti sul piano superiore della pila di carta. Così restavano per più giorni in attesa delle operazioni di “apparecchiatura”. Con “apparecchiatura” si intendeva l’insieme delle operazioni di rifinitura o “allestimento” con le quali la carta diveniva idonea all’uso. Ad esse provvedevano i “Chamboreri” o “Cialandratori” i quali operavano proprio nelle “Chambore” situate nel centro urbano “entro le mura”.
La prima operazione svolta nella “chambora” era la “lisciatura” che aveva lo scopo di levigare le due superfici del foglio di carta onde eliminare la ruvidità acquisita con l’atto di fabbricazione al tino. Essa consisteva nel porre i fogli, uno alla volta, sul piano dell’apposito tavolo rivestito di pelle di montone per ammortizzare la pressione esercitata manualmente con l’attrezzo per lisciare: “il cialandro”. Da qui la denominazione di “cialandratura” usata al posto di lisciatura. Il “cialandro” era un blocco di pietra focaia, di selce, di agata o di vetro, di forma tronco-conica la base ben levigata e la parte superiore facilmente impugnabile con la mano. La superficie della carta, sottoposta all’azione di sfregamento con il cialandro, diveniva liscia e scorrevole al tatto, caratteristiche favorevoli per ottenere una buona scrittura con gli inchiostri. Alla lisciatura faceva seguito la “sceglitura” o cernita con la quale si allontanavano i fogli rotti o comunque difettosi per buchi, grinze, pieghe, “gocce d’acqua”, ed altro, che andavano a costituire la “cernaglia”.

Colonna intestata a Giuseppe Andrea
Giorgis, Catasto 1690
Colonna intestata alle Monache di Santa Chiara di Chivasso, Catasto 1746
Colonna instestata a Gaspare Antonio Cappuccino,

Catasto 1746

Colonna intestata a Luigi Vittorio di Savoia,

Catasto 1746

Tipo regolare della strada da Caselle a San Maurizio, bealera dei Mulini con indicazione dei battitoi dei Cappuccino, 1770

Le altre mostre in programma:
• LA SINDONE NEGLI SPARTITI MUSICALI CALCOGRAFICI
• MOSTRA DELLE ICONOGRAFIE DEVOZIONALI: LA VERONICA E LA SINDONE NELLE IMMAGINI POPOLARI E NELLE STAMPE D’ARTE (SECOLI XVII – XXI)
• LE IMMAGINI SINDONICHE 1998-2010 NUOVI CONTRIBUTI DEI DOCENTI DEL POLITECNICO DI TORINO
• IL PRIMO TRITTICO CALCOGRAFICO “ALLA MANIERA NERA” DEL VOLTO SINDONICO
• LA FILATELIA RELIGIOSA

Centro Espositivo Multifunzionale
Via Basilio Bona, 29 – Caselle Torinese (To)
Ingresso gratuito
Orari apertura: giorni festivi e feriali, dalle 10.00 alle 20.00
www.casellemostre.it
– info@casellemostre.it

Regole compositive 1: blocchetto / giustificato e le giustezze minime

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Differenti sono i metodi d’allineamento di un testo: blocchetto o giustificato, ad epigrafe o centrato, a bandiera (allineata a sinistra o a destra) e sagomato; ciascuno di essi ha delle precise regole da rispettare sia come composizione, sia nell’utilizzo.

La miglior composizione di un testo per un libro, una rivista o un quotidiano è quella a blocchetto, dove la giustezza delle righe rimane uniforme. In questo tipo di composizione è indispensabile l’uso della sillabazione per non ottenere delle spaziature tra parole, “forzate e diseguali”, rendendo il testo disarmonico. Per un migliore risultato d’equilibrio tipografico bisogna cercare di non superare le tre righe sillabate consecutive ciò fa capire che in una composizione a blocchetto il corpo del testo è in relazione alla giustezza (con giustezze piccole si devono utilizzare corpi piccoli altrimenti sarà necessario una sillabazione continua). Inoltre bisogna evitare le sillabazioni con vocaboli inferiori a quattro lettere e sillabare con meno di due lettere prima o dopo il “trattino” (per esempio nel vocabolo “abate” non si deve sillabare “a-ba-te” come sarebbe corretto per la grammatica italiana, ma antiestetica in tipografia; mentre è preferibile la seguente spartizione: “aba-te”.

La disposizione del testo sagomato si ha quando le righe devono seguire la forma di un’immagine scontornata, e quindi presentano giustezze differenti.

In questo tipo di composizione bisogna evitare d’inserire l’immagine in mezzo al testo invece che ad un lato della colonna e questa non deve avere giustezze troppo piccole per non creare delle spaziature difformi.

Nella seguente immagine si possono notare, nelle giustezze piccole ai lati dell’immagine, quante variazioni di spazi vengono a crearsi.

È necessario basarsi sulla seguente tavola per sapere qual’è la giustezza minima da utilizzare con il corpo del carattere utilizzato.

Tabella sulle giustezze minime e massime consigliate in base alla grandezza del corpo del testo
Tabella sulle giustezze minime e massime consigliate in base alla grandezza del corpo del testo

In ogni caso per una corretta giustezza, bisogna ricordare che:

– I caratteri romani danno i migliori risultati con 9-12 parole per riga.

– I caratteri senza grazie hanno bisogno di righe da 7 a 10 parole.

– I caratteri con occhio grande accettano righe più lunghe, mentre quelli con l’occhio piccolo impongono meno parole per riga.

– Il numero di parole contenute in una riga può essere modificato aumentando o diminuendo il corpo, cambiando carattere o modificando la giustezza.

– La lunghezza di una linea di testo dovrebbe contenere circa da 1½ a 2 volte le lettere dell’alfabeto minuscolo di un carattere tondo, neretto, normale.

– Quando si fosse costretti a lavorare su giustezze più lunghe bisognerà aumentare lo spazio interlineare ed evitare confusione ed inciampi nel passaggio della lettura da una linea a quella sottostante.

– Con giustezze piccole conviene comporre il testo a bandiera per evitare continue sillabazioni, dato che questa deve essere utilizzata solo con i testi a blocchetto.