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Typ09: il cuore della lettera

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Città del Messico, 26-30 ottobre 2009

La parola scritta, il deposito di memoria per tutti i popoli della terra, ha una ricca storia nel Nuovo Mondo. Meso-America è uno dei pochi luoghi, con la Mesopotamia, la Cina, e l’Egitto, dove la scrittura è stata sviluppata autonomamente. La famosa scrittura Maya è solo una delle cinque o sei scritture che sono state documentati in questa zona.

Nel 1539, a meno di 50 anni dopo la conquista spagnola e solo un secolo dopo l’invenzione del tipo di mobili in Europa, la Nuova Spagna vantava nel Nuovo Mondo la prima macchina da stampa. Sebbene le stampanti sono state portate per pubblicare documenti governativi e religiosi, la cultura criolla del Messico – l’essenziale miscela, meticcio, di cultura indigena e coloniale – ha trovato un proprio uso per la stampa e ha creato una forte domanda di tipo particolare. Le forme dei caratteri sono state il cuore del fermento culturale – così come sono oggi.

Nella Città del Messico di oggi vi è una convergenza di storia e modernità, passato riunito al presente e il futuro, che conferisce alla città una speciale, unica aura messicana. Circa un Zocalo, che copre circa mezzo chilometro quadrato, le rovine degli Aztechi coesistono con la cattedrale e gli uffici del governo coloniale, del Sedicesimo secolo, che sono ancora in uso.

Qui, presso il luogo della nascita della stampa nelle Americhe, si terrà luogo alla fine di ottobre 2009 la conferenza annuale dell’ATypI dal titolo “Typ09”. In questi giorni tipografi, designer, educatori, professionisti della tipografia da tutto il mondo convergono su Città del Messico, per celebrare l’importanza del carattere, come mezzo di comunicazione umana, e per esplorare la sua storia e il suo futuro.

La Escuela de Diseño de la Universidad Anáhuac è orgogliosa di ospitare Typ09, e di offrire nel centro storico di Città del Messico come uno sfondo per una raccolta di tipografi, grafici e designer editoriale, professionisti del multimediale, editori, tipografi, scrittori, linguisti, filosofi, i filologi , storici e di riflettere sul luogo e l’influenza della parola scritta nel mondo di oggi.

Lettere anarchiche

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Pubblicata nel numero “0” della rivista di immagini fotografiche “ALTERAZIONI”, edita nel 1988 dall’Istituto Europeo di Design di Milano a cura di Mario Cresci, questa ricerca ha dato il via, da parte di Giangiorgio Fuga, nella progettazione di nuovi alfabeti.
Lo scopo di questa ricerca era lo sperimentare nuove metodologie per“disegnare”caratteri, fuori da tutti i canoni progettuali inerenti al Type Design tradizionale.
Il risultato di tale esperienza ha dato luce ad un carattere, denominato GFT-Graffio88, che seppur con qualche lettera sproporzionata o poco felice nel disegno, nel suo insieme forma un alfabeto molto interessante presentando forme nuove.
Un’alfabeto puramente indotto dalle sequenze dei gesti e dai percorsi come fosse un grande lettering anarchico dove la leggibilità è l’ultimo presupposto della ricerca.
Le lettere ricavate dal contesto iniziale e inserite in una sequenza ordinata fa riflettere sullo statuto dell’arte, nel quale si ritrovano i tempi dei primi graffiti che erano gli archetipi della comunicazione umana e quindi anch’essi linguaggio visivo.

I graffi casuali su uno spezzone di pellicola fotografica “nera”
I graffi casuali su uno spezzone di pellicola fotografica “nera”

La tecnica e il metodo
Il procedimento usato è l’incisione tramite una punta metallica, che può essere un comunissimo ago oppure uno sgarzino, sulla gelatina della pellicola fotografica.
Una sorta di punta secca calcografica in cui, al posto di una lastrina di rame o di zinco, viene usato un supporto plastico di dimensioni molto ridotte.
Se si vuole ottenere un segno più marcato ed irregolare, è necessario bagnare la gelatina mediante un bastoncino ovattato e poi lavorare sul supporto, con la punta metallica, facendo attenzione perché la gelatina, una volta bagnata, è facilmente asportabile.
Asciugata nuovamente la pellicola se ne possono pulire i tratti incisi con un altro bastoncino ovattato questa volta asciutto.
Abbiamo quindi dei nuovi positivi o negativi a seconda dell’uso che ne vogliamo fare: proiettarli come diapositive o usarli per stampare la carta fotografica.
Dopo aver inciso casualmente sulla gelatina dei segni a punta secca con un comunissimo ago, è stato fatto un primo ingrandimento fotografico che è servito all’individuazione di figure identificabili e che assomiglino, il più possibile, a delle lettere maiuscole e minuscole in modo da ottenere un alfabeto.

La scelta dei “segni alfabetici”
La scelta dei “segni alfabetici”

Gli ingrandimenti di questi segni rappresentano sempre una sorpresa in quanto alla luce, particolari grafici che, al momento dell’incisione non sono assolutamente prevedibili, compaiono come di incanto.

La stessa tecnica può essere anche utilizzata per creare dei nuovi marchi, dei pittogrammi o semplicemente delle figure astratte.
Trovate tutte le lettere si è proceduto, sempre per mezzo dell’ingranditore fotografico, al calcolo dei fattori d’ingrandimento, tenendo conto delle ascendenti e delle discendenti delle lettere in modo da ottenere poi una uniformità del corpo del carattere.
Infine si è proceduto alla stampa finale di ogni singola lettera isolandone la forma da altri segni, e con un buon scanner importate su un computer per la vettorializzazione e la digitalizzazione finale.
Nel risultato finale di questa ricerca vi sono delle lettere molto interessanti dal punto di vista grafico, come altre meno riuscite.

Ad ogni modo provate anche voi a cercare altre lettere dal primo ingrandimento o meglio ancora ripetete anche voi questa ricerca facendo dei segni casuali con la tecnica qui illustrata, trovando poi il vostro alfabeto o dei segni da poter utilizzare per i vostri lavori.


Questo alfabeto ha preso il nome di GFT-Graffio88, e da questo primo è in fase di digitalizzazione una sua versione script, denominata GFT-Graffio98, con spessori omogenei e piccole correzioni nel disegno delle lettere originariamente meno riuscite.