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TypeDesign4: il “Halfont” di Swan Lefevre

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A pochi mesi dal prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” diretto da Giancarlo Iliprandi per il Poli.design di Milano http://www.polidesign.net/type/gallery.php che si svolgerà tra settembre e ottobre proseguiamo con il sedicesimo lavoro della passata edizione progettato dalla brianzola Swan Lefevre: il suo “Halfont”.

Il progetto di “Halfont” è una soluzione alternativa rispetto al carattere attualmente usato per i pannelli a messaggio variabile. Analizzando lo stato attuale è evidente il superficiale studio che è stato svolto sull’applicazione della font su questo meccanismo a scapito della leggibilità e dell’effetto ottico.

In “Halfont” si è voluto sfruttare l’espressività della linea di mezzeria che divide le lamelle dei pannelli sui quali girano le varie lettere e numeri.

Oltretutto si sono presi in considerazione i luoghi in cui si inseriscono questi meccanismi e “Halfont” si ispira alle architetture delle grandi stazioni, le quali spesso sono caratterizzate da enormi strutture in ferro e vetro, con imponenti volte dove c’è un continuo gioco di contrasto tra bianco e nero, tra lo scheletro di metallo e la pelle trasparente dalla quale filtra la luce naturale. Questi spazi disegnano infinite geometrie molto rigide, spigolose e nette, caratteristiche che hanno influenzato il disegno di “Halfont”.

Analizzando i caratteri per i pannelli a messaggio variabile questi devono avere i seguenti aspetti tecnici: – meccanica lamelle; – linea centrale di taglio delle lamelle girevoli; – carattere in negativo e monospaziato. L’aspetto stilistico deve rispettare le architetture dove viene utilizzato; per esempio, nelle architetture delle stazioni ferroviarie delle grandi città, come Milano, lo scheletro in ferro in contrasto con la luce filtrata dalle vetrate consiglierà un disegno con strutture geometriche e rigide presentando netti contrasti di bianco e nero.

TypeDesign4: il “W-graf” di Roberto Turla

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Ecco il quindicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato dal bergamasco Roberto Turla studente del Politecnico di Milano: la font “W-graf”.
W-graf nasce dall’esigenza di creare un prodotto innovativo che faciliti la vita dei giovani writers.
Uno strumento tanto utile quanto obsoleto si può dunque trasformare in una risorsa indispensabile per ogni graffitaro. Il normografo W-graf, creato su misura di writer, vi permetterà di comporre a vostro
piacimento la scritta desiderata con la facilità di uno stencil.
Preparate gli spray per taggare ogni muro con una cura e un’eleganza tipografica mai vista!

W-graf è stato creato prendendo spunto dalle tag presenti sui muri di tutte le città.
Il lettering è frutto di uno studio calligrafico approfondito che cerca di ricreare e riproporre quella che è l’essenza della tag.
Il movimento, il tratto, il giochi di incastri e legature, le varianti di peso e le aperture sono tutti elementi che hanno influenzato il letterign di W-graf.
W-graf non ha la pretesa di emulare le tag dei più grandi writer, offre però un buon lettering pensato sia dal punto di vista calligrafico che dal punto di vista tipografico. Nonostante la stravaganza di alcune forme, W-graf è stato creato tenendo in considerazione le proporzioni tipografiche più classiche ed equilibrate.
La carenza di un vero stile “writer” viene compensata con una struttura briosa e tipograficamente
corretta che rende questa font utilizzabile anche in prodotti editoriali.


Come detto precedentemente, W-graf è il prodotto della sinergia tra calligrafia in puro stile street style e tipografica in senso classico.
La font è caratterizzata da delle forme sinuose ed energiche che si fondono tra loro dando vita a un movimento continuo.

Nonostante W-graf sia nato come un normografo, è stato caratterizzato dalla possibilità di fondere e legare tra loro le lettere, come se fossero frutto di un gesto puramente calligrafico. È ben lontano dal concetto di tag, che prevede una personalizzazione tale che ogni “firma” è una vera e propria impronta digitale.

Le infinite sfaccettature calligrafiche che una tag può assumere, rende il mio progetto una causa persa fin dalla nascita.
La font sviluppata per il normografo W-graf è un progetto che offre molti spunti. Nonostante sia distante dal contesto che l’ha ispirata, si dimostra abbastanza forte da avere vita propria, mantenendo una certa coerenza con il concept di base.
W-graf può considerarsi un esperimento, un piccolo tentativo di unire il mondo dei writer (attenti alla cultura calligrafica) al mondo tipografico.

TypeDesign4: il “AmeriCar” di Laura Sansotera

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Ricordiamo che per il prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” Polidesign Milano le iscrizioni chiuderanno il 30 luglio 2010 anziché i primi di settembre per l’elevato numero di richieste ricevute. http://www.polidesign.net/type/gallery.php

Ecco il quattordicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato da Laura Sansotera di Corbetta (Milano), già mia studentessa in Politecnico: il “AmeriCar”.
AmeriCar è una font per il display analogico del cruscotto di un’automobile degli anni ’60.
L’idea per questo progetto nasce dall’osservazione del cruscotto di una Chevrolet Impala del 1965.
La scelta è ricaduta su questa particolare automobile perché Laura era alla ricerca di un modello che presentasse un cruscotto completamente analogico e, come tutte le auto di quel periodo, essa risulta curata esteriormente, mentre la strumentazione non è pensata in maniera unitaria ma solo secondo canoni di praticità industriale.

In particolare, si nota come nel tachimetro, nel contachilometri e nell’orologio vengano utilizzati tre tipi di numeri diversi, senza un progetto comune.
Le lettere, invece, appartengono tutte alla medesima famiglia ma sono eccessivamente strette, tanto che vengono spesso spaziate artifi cialmente per occupare più spazio.
Ispirandosi alle forme dell’auto e ad alcuni font degli anni ‘60, come Microgramma e Flatiron, Laura ha optato per una font più bassa e proporzionata dell’originale, dalle fome quadrate ma con angoli stondati.


TypeDesign4: il “Yon” di Leandro Lisboa

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Ricordando che per il prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” Polidesign Milano le iscrizioni chiuderanno il 30 luglio 2010 anziché i primi di settembre per l’elevato numero di richieste ricevute. http://www.polidesign.net/type/gallery.php

Ecco il tredicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato dal brasiliano Leandro Lisboa di Belo Horizonte: lo “Yon”.

Yon è un carattere sviluppato e pensato per le scale parlanti delle vecchie radio, ossia per il display di sintonizzazione delle stazioni (frequenze).

Per definire uno stile dentro questo vasto mercato, con tanti modelli e marche, Leandro ha scelto come target quello della tedesca Braun. Le radio della Braun sono caratterizzate da un design moderno, funzionale e molto pulito.

Il carattere presenta tre caratteristiche di base: la prima riguarda l’adeguazione delle informazioni, rappresentate dal nome delle città e dalla frequenza di sintonizzazione delle stesse, nel limitato spazio orizzontale, ciò necessita di un carattere condensato; la seconda è la possibilità di essere leggibile con un corpo molto piccolo, per ridurre lo spazio. Questo porta alla terza caratteristica, che riguarda gli occhielli squadrati e ampi, con un alto x-height. Il bianco interno più squadrato facilita la lettura. Gli Ink traps sono stati messi negli angoli chiusi.

Yon è anche un carattere che può essere incorporato nel design di un prodotto, in quanto i suoi angoli morbidi o curve chiuse enfatizzano l’intenzione di aggiungersi al corpo del prodotto stesso, facendo parte di esso.

Nel caso preso in esame è incorporato ad una radio, ma si può andare oltre e immaginarlo su altri elettrodomestici, un frigorifero, una televisione per citarne alcuni.

Il nome scelto per il carattere ha un doppio senso, allude all’elettricità con i suoi ioni (con le sue forme ellittiche che proviene da electron) e al suffisso inglese `on` che vuole dire acceso.

Nei primi schizzi è stata definita la scelta della struttura di alcune lettere-base come la O, H, n, a, b e anche assicurandone l’altezza dell’occhio medio.
La struttura dei glifi è condensata per permettere una maggiore quantità di informazioni in un`unica linea. I glifi simmetrici con aste verticali giustapposte ad aste orizzontali, mantengono la loro anatomia solida senza tendere alla curvatura squadrata, per garantire una certa sobrietà, senza radicalizzare la loro forma naturale (esempi, H, T, !).
Il bianco interno, invece di rotondo o ovale è predominante squadrato, per dare una ampia controforma.

TypeDesign4: il “Daimo for Kids” di Nicola Iannibello

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Un altro carattere progettato durante la quarta edizione Corso di Alta Formazione in Type Design svolto lo scorso anno tra settembre e ottobre presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

“Daimo for Kids”, progettato da Nicola (Nicko) Iannibello nato a Taranto ma oramai trasferito a Milano, è una font in due variabili denominate “Etichetta” e “Punzone” disegnate basandosi sui caratteri utilizzati per i ‘vecchi’ modelli dell’etichettatrici manuali a nastro Dymo che producevano scritte a rilievo su nastri adesivi plastici colorati ora sostituiti da nastri in nylon flessibile o poliestere per trasferimento termico.

Ricordiamo che il tema dei lavori di questo corso verteva sulla progettazione di un alfabeto per un’interfaccia analogica. Tali interfacce, dove il partecipante al corso poteva scegliere, sono state: 1. Macchine per scrivere 2. RID, ovvero segnali a messaggio variabile 3. Tastiere per computer 4. Orologi analogici 5. Cruscotti 6. Normografi 7. Calcolatrici o altre macchine meccaniche.

Nelle prossime settimane saranno postati gli altri elaborati.

TypeDesign4: “Olivia” di Francesco Filigoi

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Si chiama “Olivia” la sesta font che vi presento oggi tra quelle progettate durante il Corso di Alta Formazione in Type Design svolto lo scorso settembre e ottobre presso il Consorzio Poli.design di Milano.

“Olivia”, progettato da Francesco Filigoi di Udine, è una font ispirata alle macchine dattilografiche, ma al contrario di queste risulta proporzionale nelle spaziature.

Purtroppo il lavoro non è completo mancando il minuscolo e le lettere accentate che speriamo Francesco disegni in un prossimo futuro.

Ricordiamo che il tema dei lavori di questo corso verteva sulla progettazione di un alfabeto per un’interfaccia analogica. Tali interfacce, dove il partecipante al corso poteva scegliere, sono state: 1. Macchine per scrivere 2. RID, ovvero segnali a messaggio variabile 3. Tastiere per computer 4. Orologi analogici 5. Cruscotti 6. Normografi 7. Calcolatrici o altre macchine meccaniche.

Nelle prossime settimane saranno postati gli altri elaborati.