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La grafica del made in Italy – mostra a Milano

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Comunicazione e aziende del design 1950-1980

Galleria Aiap – via Ponchielli 3, Milano

13 – 23 aprile 2010

La mostra sarà inaugurata martedì 13 aprile alle ore 18:30

La grande ricchezza del design e delle industrie che in esso hanno creduto fin dagli anni Cinquanta, è rappresentato dalla innovazione imprenditoriale e dalla peculiarità stilistica di grandi progettisti, ma anche dall’originalità con cui è stato comunicato.
A fianco delle aziende e dei designer, grafici come Enrico Ciuti, Giulio Confalonieri, Ilio Negri, Michele Provinciali, Pino Tovaglia, Dante Bighi, Franco Maria Ricci, Bob Noorda, Albe Steiner, Mimmo Castellano, Massimo Vignelli, Giancarlo Iliprandi e molti altri sono stati capaci di rappresentare il volto di questo sistema, disegnando marchi, logotipi, cataloghi, inviti, annunci e pagine pubblicitarie.
Opere straordinarie che hanno lasciato il segno nella storia della grafica e della comunicazione.
La mostra e il catalogo che l’accompagna mettono in rassegna per la prima volta le pagine migliori di questa esperienza progettale, raccontando con le immagini gli stili e le invenzioni grafiche, ma ripercorrendo in parallelo la vita di oggetti e prodotti della grande stagione del design italiano.

Progetti di: Dante Bighi, Studio Boggeri, Ezio Bonini, Mimmo Castellano, Enrico Ciuti, Giulio Confalonieri, Silvio Coppola, Franco Grignani, Giancarlo Iliprandi, Lora Lamm, Bruno Munari, Ilio Negri, Bob Noorda, Michele Provinciali, Franco Maria Ricci, Roberto Sambonet, Albe Steiner, Pino Tovaglia, Massimo Vignelli, Heinz Waibl
I materiali in mostra provengono dalle collezioni e dagli archivi del Centro di Documentazione sul Progetto Grafico / Aiap; da prestiti degli archivi di Giancarlo Iliprandi, Luca Negri, Eredi Ciuti, Mimmo Castellano, I Guzzini; da collezioni private.

La mostra e il catalogo sono a cura di:
Mario Piazza, docente al Politecnico di Milano, Facoltà di Design
con la collaborazione di Lorenzo Grazzani

«Manuale Tipografico» di Giambattista Bodoni (1818)

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Per i bibliofili e gli amanti della tipografia ecco un secondo interessante testo: il «Manuale Tipografico» di Giambattista Bodoni nella ristampa postuma del 1818, pubblicata dalla vedova Margherita Dall’Aglio basandosi sulla prima del 1788 stampata dal grande tipografo, che come il  «Hypnerotomachia Poliphili» di Francesco Colonna, viene presentato dal sito americano Rare Book Room, costruito come un luogo educativo destinato a consentire al visitatore di esaminare e leggere alcuni dei grandi libri del mondo e dove è possibile sfogliare online l’intero libro, pagina per pagina, ingrandendo o riducendo il formato.

Nel «Manuale Tipografico» il Bodoni presenta più di 600 incisioni, 142 caratteri latini (con i corrispondenti corsivi), caratteri scritti ed esotici, mille ornamenti e vignette. Questi caratteri e decorazioni sono stati il culmine di più di quarant’anni di devozione di Bodoni all’arte tipografica, sia nella sua qualità di stampatore per il Duca di Parma, sia come stampatore privato. Ma il suo vero valore non risiede nel fatto di essere un libro meravigliosamente stampato e di grande rarità e nemmeno nell’essere il testamento del tipografo più importante della sua epoca ma nel avere al suo interno i primi caratteri moderni più evoluti, raffinati e rigorosi come quelli creati da John Baskerville, però non tanto rigidi e formali come quelli disegnati dal grande rivale francese Firmin Didot. Un altro degli aspetti più importanti di quest’opera monumentale è la sua integrità di stile, che costituisce un modello di coerenza estetica vigente tutt’oggi nella nostra epoca.

Nella sua prefazione al manuale, Bodoni espone i quattro principi o qualità che costituiscono la bellezza di una famiglia di caratteri tipografici.

La prima è l’uniformità o regolarità del disegno che consiste nel comprendere che molti dei caratteri in un alfabeto hanno elementi in comune che devono rimanere gli stessi precisi in ognuno di essi. Il secondo è l’eleganza unita alla nitidezza ovvero il giusto taglio e la rifinitura meticolosa dei punzoni che producono una matrice perfetta dalla quale ottenere caratteri nitidi e delicati. Il terzo principio è il buon gusto: il tipografo deve restare fedele ad una nitida semplicità e non dimenticarsi mai del suo “debito” con le migliori lettere scritte nel passato. La quarta ed ultima qualità afferma il Bodoni è l’incanto, una qualità difficile da definire, ma che è presente in quelle lettere che danno l’impressione di essere state scritte non con svogliatezza ne con rapidità, ma con somma calma come in un atto d’amore.

Questo volume è stato ristampato più volte come nell’edizione del 1965 di Franco Maria Ricci.