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Giò Fuga Type su Facebook

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La fonderia digitale Giò Fuga Type è ora presente con una propria pagina su Facebook. Tale presenza è importante data la grandissima visibilità che ha questo network principalmente fra i giovani e permette tantissimi commenti in tempo reale.

Sulla pagina in FB oltre a tantissimi post e immagini troverete diversi “strilli” che vi linkeranno poi a questo blog per gli approfondimenti. Infatti questo blog non è nato come vetrina commerciale sulla produzione delle font della GFT ma come mezzo per la diffusione della cultura tipografica sia verso gli studenti, sia verso i professionisti del mondo delle comunicazioni visive.

Vi aspetto, quindi, numerosi sulla pagina di Facebook e saranno molto graditi i vostri commenti ai post ed i “Mi piace” sia alle singole notizie ma anche in generale alla pagina.

Il link è: http://www.facebook.com/giofugatypepage

Giò Fuga Type su Facebook

Buchstabenmuseum — il museo delle lettere di Berlino

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Nel centro di Berlino, nei pressi della celeberrima Alexanderplatz in Karl-Liebknecht-Straße 13 nel Berlin Carré, ha sede il Museo delle Lettere e dei Caratteri Tipografici (Buchstabenmuseum).

Non è un “classico” Museo tipografico dove trovare caratteri, macchinari per le varie tipologie di stampa, ecc. ma un luogo dove si conservano e si documentano le “lettere” senza distinzione di cultura, lingua e dei sistemi di carattere in tutte le rappresentazioni possibili: da quelle tridimensionali utilizzate per le insegne o frammenti di scritte, a quelle tatuate; da quelle riprodotte in forma di pasta o biscotti a quelle fatte con i mattoncini Lego. Ogni materiale (che sia industriale o artigianale), ogni supporto, ogni condizione (nuove, rovinate o distorte) ed ogni forma sono buone bastano che siano “lettere”.
Le lettere sono gli elementi di base di tutte le tradizioni di semiotica testuale e della comunicazione scritta.

Come conseguenza della crescente omogeneizzazione della qualità del paesaggio urbano le lettere progettate e i segnali stanno scomparendo dallo spazio pubblico. A causa della scomparsa delle aziende tradizionali e dell’affermazione dei brand globali, caratteri regionali e storici si estinguono e scompaiono.

Il Museo delle Lettere – fondato nel 2005 da Barbara Dechant e Anja Schulze – lavora sia come una “recycling” company che come un archivio. Il Museo colleziona oggetti che semioticamente siano testimonianza significante dell’ABC, di significati indipendentemente dal materiale in cui sono state realizzate, della diversità delle funzioni e della varietà estetica.
Il Museo è organizzato in modo da esporre i propri materiali in modo non convenzionale, per sensibilizzare l’attenzione del pubblico sulla tipografia oltre che sulla collezione stessa.

Barbara Dechant ama e raccoglie lettere da molti anni e la sua collezione privata è divenuta sempre più grande non solo nella quantità ma anche nelle grandezze. Quando ha conosciuto la sua collega Anja Schulze hanno unito le loro due inclinazioni. Anja ha sempre voluto gestire un’impresa culturale e sua è stata l’idea di fare un Museo. Ecco perché tutte le lettere piccole e grandi hanno ora una casa accogliente.
Il loro obiettivo è ottenere lettere provenienti da tutto il mondo, per esempio dall’Asia dove queste tipologie di lforme sono così straordinariamente belle.
Recentemente hanno contattato per l’Italia l’Aiap dove i soci, in accordo con le curatrici del Museo, possono contribuire alla collezione inviando testimonianze della storia tipografica italiana.

Info Buchstabenmuseum, il Museo delle Lettere di Berlino.

Testo in portoghese

“L’alfabeto e la città” di James Clough: la conferenza

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Si è svolta martedì scorso, presso il Centro di Studi Grafici di Milano, la conferenza di James Clough “L’alfabeto e la città” con numerosa partecipazione di pubblico dove James ci ha incuriosito, divertito e fatto riflettere sulle varie insegne, iscrizioni, targhe e segnaletiche che ha fotografato personalmente, o che ha ricevuto, in giro per l’Italia.

Tralasciando le lapidi e le iscrizioni antiche italiane, delle quali una sola serata non sarebbe bastato ad illustrarle, James ci ha fatto vedere un pot-pourri di immagini partendo dalle targhe stradali, da quelle “ordinate” milanesi con le indicazioni scolpite e pitturate di nero su lastre di marmo bianco e in alcuni casi adattate in ornamenti architettonici, a degli esempi di Bergamo che ne vanta ben 15 tipi differenti, o all’esempio di Urbino composte in «Didot» condensato che le rende illeggibili. Altre targhe che ci ha fatto vedere: una in ceramica di Faenza (molto pertinente con la cultura cittadina) o una, sempre in ceramica, di Monleale (AL) dove l’indicazione “via Castello” risulta molto bello e brillante, come pure una curiosa di Borgo Po a Torino in stile rococò fiorentino che “scaccia i romani” o i “nissioetti” (nizioletti – lenzuolini) veneziani, a me cari, introdotti nella città lagunare dagli occupanti napoleonici nella fine del ıx Secolo (come ci conferma anche James Mosley).
Le targhe proiettate di seguito invece illustravano i numerosi “misfatti”, purtroppo facilmente ritrovabili, in giro per l’Italia: da una “via Tasso” a Cologno Monzese (MI) ad una sovrapposizione di targhe a Pianezza (TO) dove le nuove metalliche composte con un pessimo carattere coprono in parte le antiche molto belle, memoria storica di un paese. Per non parlare delle targhe tipo “via D. Alighieri” con “via Dante A.” (la foto di Anna Ronchi le mette in confronto ambedue).

Nella seconda parte della serata James ci ha fatto vedere alcune iscrizioni archigrafiche degli anni ’30 in tanti diversi stili tra le quali il bellissimo bastoni spaziato del Tribunale di Milano fatto dall’Arch. Marcello Piacentini e sempre dello stesso progettista le iscrizioni del Museo Nazionale di Reggio Calabria e del Palazzo INPS-Missori a Milano. Alcuni curiosi nessi tipografici trovati sulle lapidi del Cimitero Monumentale di Milano ed altre iscrizioni dove si notavano i diversi posizionamenti, più orizzontali o più verticali, delle ‘S’ sinuose tipiche di quegli anni.
In contrapposizione al bastoni di Piacentini per il Tribunale milanese, l’uso tridimensionale dello «Stop» di Aldo Novarese per il Tribunale di Napoli. Aldo non avrebbe mai ipotizzato tanto onore per un suo carattere “sperimentale e giocoso” utilizzato per un luogo tuttaltro che allegro.

Terza parte della conferenza riguardava le insegne di negozi nate come puro lettering dipinto su fondo metallico o dipinto sul verso di lastre di vetro ora sempre più diventate di materiale plastico, perdendo quella manualità artigianale che creava “opere” molto interessanti. Di queste tipologie di insegne James ci ha illustrato tre tipi differenti: Liberty, vernacolari (inteso come opere non professionistiche ma molto “libere e fuori da ogni regola compositiva”) e progetti grafici veri e propri.
Interessanti sono le ricerche sulle vecchie insegne che stanno scomparendo o che, purtroppo sono già scomparse, ma che fortuna rimangono almeno come fotografie, come la “Latteria” di Milano in zona via Zecca Vecchia e una oramai rarissima indicazione, sempre nel centro di Milano, di denominazione di “Contrada”.
Sopravvivono ancora delle vecchie insegne come quella del negozio “Mutinelli” a Milano o di un cinema a Modena come pure di mosaici pedonali a Venezia per indicare ristoranti (un esempio illustrato è l’uso di un corsivo inglese per un ristorante storico veneziano la “Antica Carbonera”), in alcuni casi la sensibilità di alcuni negozianti fa sì che, nonostante il negozio venda altra merce o che abbia cambiata solo la propietà, mantenga le insegne storiche come testimonianza culturale e storica del vissuto (l’insegna “Paracqua” o di una ex Farmacia trasformata in boutique ambedue in via Solferino a Milano ne è un esempio).
Tra le tante insegne progettate che James ci ha fatto vedere ci sono stati alcuni esempi tra i quali l’uso un po’ particolare di una ‘H’ per un fast food di Pesaro dove la lettera è diventato il busto di un cameriere che serve un burger o i giochi di lettere in altri elaborati.
Anche in questa categoria non mancano i “sotterfugi” come nel negozio di casalinghi dove la lettera ‘g’ è stata completamente posizionata sopra la linea di base (caso già illustrato in un mio precedente post sulla segnaletica della Metropolitana di Milano).
In chiusura di serata alcuni esempi di insegne esposte e di tombini di ghisa interessanti per alcuni accorgimenti per visualizzare, a seconda della forma del tombino stesso, gli acronimi di appartenenza.
Altre immagini di questa “caccia fotografica” di James Clough sono reperibili nei suoi articoli che ha scritto ultimamente per la rivista “Graphicus”.

Grazie James!

Un Multiverso di fotografie

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Un enorme reportage fotografico di ben 420 immagini che ho fatto durante l’Icograda Design Week 2008 a Torino, promosso da Aiap e Icograda, è visibile nel mio spazio su Flickr.
Sempre su Flickr, digitando nel motore di ricerca interno Multiverso o Icograda Design Week è possibile trovare altre immagini di altri autori.

Testo in portoghese

Scritto da Giò

ottobre 23rd, 2008 at 5:54

Lettering gastronomico

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Pregievole esempio a Barcelona di lettering gastronomico
Un interessante esempio a Barcelona di lettering gastronomico

Capita di vedere, specialmente nei mesi estivi, molti esempi di lettering più o meno interessante inerente i menù tracciati su lavagne o pitturati su altri supporti da parte di ristoranti, bar e pub “calligrafi”.
La mia typo-fotomania mi ha portato a catturare, in giro per il mondo, diverse immagini di questa particolare tipografia. Se non c’erano dei buoni esempi di lettering, c’erano però degli … ottimi piatti da degustare.

Forse non è uno dei migliori esempi di lettering ma i piatti che si degustano
Forse non è uno dei migliori esempi di lettering ma i piatti che si degustano (Murano – VE)

Gli esempi più belli gli ho trovati all’estero, molto probabilmente disegnati da calligrafi professionisti o da buoni neofiti che arrotondano così i propri proventi.

Il più bel esempio che ho trovato è questo fatto utilizzando le imposte di questo locale di Praga
Il più bel esempio che ho trovato è questo fatto utilizzando le imposte di questo locale di Praga
Esempio di bassa qualità sicuramente disegnato dal gestore del locale nel mercato centrale di Porto Alegre (Brasile)
Esempio di bassa qualità sicuramente disegnato dal gestore del locale nel mercato centrale di Porto Alegre (Brasile)
Semplice ma molto leggibile questo esempio di Siviglia
Semplice ma molto leggibile questo esempio di Siviglia

Type urbano: Porto Alegre – Brasile

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Murales pubblicitario a Porto Alegre
Murales pubblicitario a Porto Alegre

In occasione del mio viaggio a Porto Alegre per tenere delle lezioni di tipografia nel corso di specializzazione di design grafico (in un prossimo post) presso la Escola de Design Unisinos alcune immagini di lettering urbano visibili sul mio spazio Flickr. In questa città nel sud del Brasile abitata da tantissimi oriundi italiani, principalmente veneti, e da oriundi tedeschi poco si sente l’atmosfera brasiliana partendo anche dal clima.

“vota Antonio” per le elezioni sono più economici e dimpatto i murales rispetto ai costosi manifesti
“vota Antonio” per le elezioni sono più economici e d’impatto i murales rispetto ai costosi manifesti
Una semplice soluzione tipografica per lutilizzo della cedilia e della tilde
Una semplice soluzione tipografica per l’utilizzo della cedilia e della tilde