Typography – Tipografia – Tipográfia – Typographie – Typografie – Typografi – Τυπογραφία

Archivio del tag ‘interlinea’

C’è occhio e “occhio”

questo post è ancora senza commenti! - lascia il tuo, grazie

Abbiamo già visto in un precedente post della categoria “tipometria” la definizione di corpo del carattere e le unità di misura tipografiche.

Però il corpo non è un buon indicatore delle dimensioni del font, ma solo del suo ingombro verticale. Non si direbbe, ma se osservate, le due composizioni di testo sottostanti hanno lo stesso corpo. Quello a sinistra, il «Bernhard Modern», ha infatti le spalle – i tratti ascendenti molto lunghi, e l’occhio “medio” piccolo; quello a destra, il «News Gothic», presenta un occhio “medio” grande.

Anche nell’esempio sottostante tutti i caratteri sono composti con lo stesso corpo, ma alcuni sembrano composti in corpo superiore, altri in corpo inferiore.

Quindi l’occhio del carattere è tutto ciò che si vede della lettera quando essa è stampata, escluse le eventuali accentazioni delle maiuscole. L’occhio è quindi l’altezza e larghezza effettiva della lettera e si divide in tre parti: occhio medio, che viene riferito all’altezza della “x” minuscola x-height; l’occhio superiore che corrisponde alle aste ascendenti delle minuscole – si prende come riferimento la “l”; e l’occhio inferiore che corrisponde alle aste discendenti delle minuscole si prende come riferimento la “p” e la “g” a seconda dei caratteri.

L’occhio medio di una lettera non mantiene sempre le medesime dimensioni e proporzioni in tutti gli alfabeti dello stesso corpo. A parità di corpo, i caratteri con occhio medio grande sembrano molto più grandi di quelli con occhio medio piccolo. Se si desidera ridurre il corpo di un testo per avere più spazio nella pagina, basta scegliere un carattere con occhio medio grande; le lettere che compongono le parole saranno più leggibili. Questa dimensione, o proporzione, è detta “allineamenti dell’occhio medio” ed è definita come l’altezza relativa di una “x” minuscola in rapporto all’altezza della corrispondente maiuscola.

I caratteri con occhio medio – piccolo hanno occhielli più piccoli e aste ascendenti e discendenti più lunghe; vengono di solito usati in testi compatti con interlineatura uguale al corpo o, in alcuni rari casi, con sterlineatura (solo con giustezze piccole), e permettono di contenere il numero delle pagine o la lunghezza di un testo in colonna. I caratteri: «Bembo», «Bodoni», «Baskerville», «Bernhard Modern», «Chaparral», «Garamond», «Jenson», «Perpetua» sono un esempio di caratteri con occhio piccolo, ma tra questi il «Bodoni», anche se non ha l’occhio più piccolo del «Garamond» o dello «Jenson», risulta essere un carattere molto elegante ma di difficile lettura per testi lunghi, si presta molto bene per i “frontespizi”, i “titoli”, quindi con corpi grandi. Lo stesso «Bodoni» dà alla pagina una sensazione di maggiore vuoto, mentre un carattere con occhio medio più grande di esso conferisce una sensazione di maggior compattezza, risultando più estetico in molte situazioni compositive.

Nei caratteri con occhio medio – medio le proporzioni fra le minuscole e i tratti ascendenti sono omogenee e questo fa sì che siano adatti a una vasta gamma di applicazioni. Esempi di caratteri con occhio medio sono: «Futura», «Avenir», «Clarendon», «Times», «Gill Sans», «Optima», «Minion», «Palatino», «Serifa», «GFT Venexiano», «FF Scala», «Bell Gothic» e «Souvenir».

I caratteri con occhio medio – grande sono quelli che offrono il vantaggio della maggiore leggibilità e sono usati dove non esistano problemi di spazio o di economia. Sono quindi indicati per comporre testi per la lettura da parte dei bambini, per i testi scolastici e per i manifesti dove è più importante la comunicazione verbale su quella visiva. I caratteri: «American Typewriter», «New Century Schoolbook», «Antique Olive», «Avant Garde», «Franklin Gothic», «Helvetica», «Letter Gothic», «Myriad», «News Gothic», «Rockwell», «Univers» e «Tiepolo» sono esempi di caratteri con occhio grande.

Testo in portoghese

GFT Lespresso Sans: un anno dopo

con 5 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie

Proprio un anno fa usciva il primo numero della rivista “L’espresso” che nel nuovo restyling prevedeva l’utilizzo di una nuova font per le titolazioni progettata per loro: il GFT Lespresso Sans.

Di tale font sono state progettate due variabili di peso, ad uso per la rivista, il bold e il regular in questo ordine perché il committente voleva principalmente tale variabile che poi ha utilizzato per la maggior parte delle titolazioni, titoletti, occhielli, ecc.

Al momento la variabile regular è stata utilizzata per l’allegato “Uomo L’espresso” non trovando ancora impiego nella rivista stessa dove starebbe meglio di altre font utilizzate.

Il GFT Lespresso Sans è un carattere lineare condensato che presenta una particolarità molto utile in fase di composizione “tutta maiuscola” dove viene applicata la sterlineatura (diminuzione dell’interlinea) evitando così le sovrapposizioni nei titoli. Sono gli accorgimenti come gli accenti e segni d’interpunzione “corti”; i primi presenti in alcune maiuscole accentate alternative, i secondi come la virgola e il punto e virgola; e per ultima la “coda corta” applicata ad una ‘Q’ alternativa.

Vari schizzi pre-digitalizzazione – Maiuscole accentate, segni dinterpunzione corti e lettere Q con la coda corta per ovviare ai problemi di sovrapposizione nei testi sterlineati.
Vari schizzi pre-digitalizzazione – Maiuscole accentate, segni d’interpunzione corti e lettere “Q” con la coda corta per ovviare ai problemi di sovrapposizione nei testi sterlineati.

Attualmente è in fase di digitalizzazione finale una font Bold Expert di tale carattere contenente il maiuscoletto e tutte le maiuscole con gli accenti corti (in attesa successivamente della produzione in formato OpenType); ed è in fase di disegno una nuova variabile SemiBold. L’intera famiglia sarà, finalmente, messa in commercio insieme a buona parte della Libreria della GFT prossimamente … ma di ciò ve ne parlerò in un prossimo post.

Potete intanto vedere le immagini del processo progettuale che ha portato al GFT Lespresso Sans visitando il set fotografico nel mio spazio su Flickr.

Testo in portoghese

La giusta giustezza

con 4 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie

Molte volte, sia i miei studenti, sia chi mi conosce mi domandano le regole che, in una buona composizione, determinano una corretta giustezza.
Premetto per chi non è del mestiere e legge per caso questo post la definizione di giustezza di un testo composto: la giustezza è la larghezza della colonna di testo e si misurava fino a pochi anni fa unicamente in righe tipografiche e punti, attualmente, nella prospettiva di trasformare le misurazioni tipografiche nel sistema metrico decimale, in centimetri e millimetri.
In tipometria la giustezza si identifica con la lettera (G.) per la misura in righe tipografiche e (G. cm.) per la più facile misurazione metrico-decimale (esempio: G.12, G.20, G.cm. 5, G.cm. 14,2 ecc.).
La giustezza stabilisce la lunghezza massima delle righe tipografiche. Ciò non vuol dire che la riga di testo debba essere lunga come la giustezza, cosa che si verifica solo nella composizione a blocchetto; la riga può essere di differente lunghezza, stabilendo, appunto, con la definizione di giustezza massima la lunghezza delle righe più lunghe sulla quale è centrato o allineato, a sinistra o a destra, il testo.
La sproporzione fra un corpo del carattere e la lunghezza delle linee può nuocere alla leggibilità, nel senso che, se il corpo è troppo grande l’effetto risulterà sgradevole, mentre se è troppo piccolo renderà faticosa la lettura.
Poiché l’occhio legge per gruppi di parole anziché per parole singole, il loro numero sulla riga è molto importante.
Di seguito potete vedere la tabella delle giustezze minime e massime
consigliate per ogni uso di corpo e di composizione.
In ogni caso per una corretta giustezza, bisogna ricordare che:
– I caratteri romani danno i migliori risultati con 9-12 parole per riga.
– I caratteri senza grazie hanno bisogno di righe da 7 a 10 parole.
– I caratteri con occhio grande accettano righe più lunghe, mentre quelli con l’occhio piccolo impongono meno parole per riga.
– Il numero di parole contenute in una riga può essere modificato aumentando o diminuendo il corpo, cambiando carattere o modificando la giustezza.
– La lunghezza di una linea di testo dovrebbe contenere circa da 1½ a 2 volte le lettere dell’alfabeto minuscolo di un carattere tondo, neretto, normale.
– Quando si fosse costretti a lavorare su giustezze più lunghe bisognerà aumentare lo spazio interlineare (vedi interlinea) ed evitare confusione ed inciampi nel passaggio della lettura da una linea a quella sottostante.
– Con giustezze piccole conviene comporre il testo a bandiera per evitare continue sillabazioni, dato che questa deve essere utilizzata solo con i testi a blocchetto.

Giustezze minime e massime consigliate per ogni uso di corpo e di composizione
Giustezze minime e massime consigliate per ogni uso di corpo e di composizione

Scritto da Giò

giugno 28th, 2008 at 6:26

Corpo del carattere

con 2 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie

La dimensione del carattere tipografico si misura in senso verticale e si definisce corpo.
Con riferimento ai vecchi caratteri di fonderia è la misura dell’altezza della faccia del blocchetto in lega di piombo – antimonio sulla quale è fusa in rilievo la forma ribaltata del carattere, questa altezza è compresa quindi fra la spalla superiore e la spalla inferiore. Questa distanza è, sempre tipograficamente, la dimensione costante di tutto l’alfabeto.
L’altezza del corpo è tradizionalmente misurata in punti, corrispondenti a circa 1 / 72 di pollice (In tipografia digitale, il punto è stato arrotondato esattamente a 1 / 72 di pollice americano. Nei sistemi precedenti, proposti da Pierre Fournier le Jeune,American Type Founder’s Association e da Firmin Didot, il punto variava da 0,349 millimetri, 0,3515 millimetri e di 0,376 millimetri, rispettivamente). Altre misure tipografiche, ormai poco utilizzati, sono Cicero e Pica, entrambi con il 12 punti. Nella tipografia digitale, il corpo è una misura relativa che può essere scalata a qualsiasi dimensione.

Il corpo è suddiviso in due spazi: l’occhio del carattere, che è compreso tra la linea inferiore, corrispondente alla massima discendente della lettera minuscola (g) o della (p), a seconda del tipo di carattere, alla linea superiore che corrisponde alla massima ascendente della lettera minuscola (l) e l’area delle accentazioni. dove possone essere presenti gli accenti, le dieresi e i segni diacritici per le lettere maiuscole.
Lo stesso occhio comprende la linea di base (baseline) la linea immaginaria della base della parte mediana sulla quale si appoggiano tutte le lettere di una riga di testo e dalla linea dell’altezza delle maiuscole, che è sempre inferiore alla massima altezza dell’ascendente della minuscola.
Sopra la linea di base si trova la x-height (altezza della x), corrispondente alla distanza tra la linea di base e la parte superiore delle lettere minuscole, senza ascendenti e del maiuscoletto e la linea delle ascendenti, che segna l’altezza delle lettere minuscole con tratti ascendenti (come la lettera ‘b’), e in alcuni casi, le lettere maiuscole. No caso de fontes de texto mais tradicionais, a altura das maiúsculas é um pouco menor do que a das minúsculas com ascendentes, e é marcada pela linha das capitulares . Nei caratteri di testo più tradizionali, l’altezza delle maiuscole è leggermente più basso rispetto alla massima ascendente di una minuscola. La linea che determina la x-height può essere chiamata linea mediana.
Quindi per misurare correttamente il corpo, si deve calcolare la distanza che intercorre tra l’ipotetico accento posto sopra alle lettere maiuscole; fino all’estremità inferiore dell’ascendente della lettera minuscola.

Testo in portoghese

Regole compositive 1: blocchetto / giustificato e le giustezze minime

con solo un commento - leggilo e lascia anche il tuo, grazie

Differenti sono i metodi d’allineamento di un testo: blocchetto o giustificato, ad epigrafe o centrato, a bandiera (allineata a sinistra o a destra) e sagomato; ciascuno di essi ha delle precise regole da rispettare sia come composizione, sia nell’utilizzo.

La miglior composizione di un testo per un libro, una rivista o un quotidiano è quella a blocchetto, dove la giustezza delle righe rimane uniforme. In questo tipo di composizione è indispensabile l’uso della sillabazione per non ottenere delle spaziature tra parole, “forzate e diseguali”, rendendo il testo disarmonico. Per un migliore risultato d’equilibrio tipografico bisogna cercare di non superare le tre righe sillabate consecutive ciò fa capire che in una composizione a blocchetto il corpo del testo è in relazione alla giustezza (con giustezze piccole si devono utilizzare corpi piccoli altrimenti sarà necessario una sillabazione continua). Inoltre bisogna evitare le sillabazioni con vocaboli inferiori a quattro lettere e sillabare con meno di due lettere prima o dopo il “trattino” (per esempio nel vocabolo “abate” non si deve sillabare “a-ba-te” come sarebbe corretto per la grammatica italiana, ma antiestetica in tipografia; mentre è preferibile la seguente spartizione: “aba-te”.

La disposizione del testo sagomato si ha quando le righe devono seguire la forma di un’immagine scontornata, e quindi presentano giustezze differenti.

In questo tipo di composizione bisogna evitare d’inserire l’immagine in mezzo al testo invece che ad un lato della colonna e questa non deve avere giustezze troppo piccole per non creare delle spaziature difformi.

Nella seguente immagine si possono notare, nelle giustezze piccole ai lati dell’immagine, quante variazioni di spazi vengono a crearsi.

È necessario basarsi sulla seguente tavola per sapere qual’è la giustezza minima da utilizzare con il corpo del carattere utilizzato.

Tabella sulle giustezze minime e massime consigliate in base alla grandezza del corpo del testo
Tabella sulle giustezze minime e massime consigliate in base alla grandezza del corpo del testo

In ogni caso per una corretta giustezza, bisogna ricordare che:

– I caratteri romani danno i migliori risultati con 9-12 parole per riga.

– I caratteri senza grazie hanno bisogno di righe da 7 a 10 parole.

– I caratteri con occhio grande accettano righe più lunghe, mentre quelli con l’occhio piccolo impongono meno parole per riga.

– Il numero di parole contenute in una riga può essere modificato aumentando o diminuendo il corpo, cambiando carattere o modificando la giustezza.

– La lunghezza di una linea di testo dovrebbe contenere circa da 1½ a 2 volte le lettere dell’alfabeto minuscolo di un carattere tondo, neretto, normale.

– Quando si fosse costretti a lavorare su giustezze più lunghe bisognerà aumentare lo spazio interlineare ed evitare confusione ed inciampi nel passaggio della lettura da una linea a quella sottostante.

– Con giustezze piccole conviene comporre il testo a bandiera per evitare continue sillabazioni, dato che questa deve essere utilizzata solo con i testi a blocchetto.