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Archivio del tag ‘Luciano Perondi’

Type Design. Esperienze progettuali tra teoria e prassi

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Francesco Ermanno Guida, Giancarlo Iliprandi (a c. di)

Type Design

Esperienze progettuali tra teoria e prassi
Contributi di Giovanni Baule, James Clough, Piero De Macchi, Giangiorgio Fuga, Michele Patanè, Luciano Perondi


Il volume presenta una serie di riflessioni sulla formazione del type designer, la tradizione e le prospettive della disciplina, accompagnate da sperimentazioni progettuali che permettono di comprenderne l’ampiezza, le sue specificità e alcune possibilità applicative.

Type Design, ovvero progetto del carattere tipografico. Da quando il personal computer è entrato nelle nostre case, il carattere tipografico – il font, come è uso chiamarlo oggi – non appare più semplicemente come l’elemento primo per comporre la scrittura riprodotta sulla carta. È divenuto, di pari passo con l’accelerazione del flusso comunicativo, pervasivo e onnipresente. Ne possiamo collezionare migliaia, milioni, per personalizzare i documenti che ciascuno produce quotidianamente. Il font, smaterializzandosi, è divenuto molto concreto. Ogni utente può scegliere quale utilizzare. Tutti possono disegnarsene uno proprio. Ma il disegno del carattere tipografico ha le sue regole. Molteplici sono oggi gli scenari di sperimentazione e uso, impensabili fino a qualche anno fa. Tutto ciò richiede cultura progettuale, capacità critiche e di governo del progetto, senza le quali l’uso e il progetto del carattere si riduce a un esercizio di stile privo d’altro scopo.
Type Design è una definizione ampia per delineare un’area disciplinare con una tradizione centenaria (e per molti versi millenaria) e che negli ultimi vent’anni si è profondamente rinnovata. Una disciplina che non si risolve nel disegno di segni scrittori e di quel sistema segnico che chiamiamo alfabeto, che è sempre più progetto di un processo. Un processo che va dai primi schizzi all’ingegnerizzazione (e in alcuni casi alla produzione e alla distribuzione finalizzata alla vendita), che richiede di essere governato da figure professionali e culturali, con competenze e abilità transdisciplinari: politecniche.

Disponibile presso la Libreria Aiap e nelle migliori librerie al prezzo di € 21,00

TypeDesign4: il “Halfont” di Swan Lefevre

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A pochi mesi dal prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” diretto da Giancarlo Iliprandi per il Poli.design di Milano http://www.polidesign.net/type/gallery.php che si svolgerà tra settembre e ottobre proseguiamo con il sedicesimo lavoro della passata edizione progettato dalla brianzola Swan Lefevre: il suo “Halfont”.

Il progetto di “Halfont” è una soluzione alternativa rispetto al carattere attualmente usato per i pannelli a messaggio variabile. Analizzando lo stato attuale è evidente il superficiale studio che è stato svolto sull’applicazione della font su questo meccanismo a scapito della leggibilità e dell’effetto ottico.

In “Halfont” si è voluto sfruttare l’espressività della linea di mezzeria che divide le lamelle dei pannelli sui quali girano le varie lettere e numeri.

Oltretutto si sono presi in considerazione i luoghi in cui si inseriscono questi meccanismi e “Halfont” si ispira alle architetture delle grandi stazioni, le quali spesso sono caratterizzate da enormi strutture in ferro e vetro, con imponenti volte dove c’è un continuo gioco di contrasto tra bianco e nero, tra lo scheletro di metallo e la pelle trasparente dalla quale filtra la luce naturale. Questi spazi disegnano infinite geometrie molto rigide, spigolose e nette, caratteristiche che hanno influenzato il disegno di “Halfont”.

Analizzando i caratteri per i pannelli a messaggio variabile questi devono avere i seguenti aspetti tecnici: – meccanica lamelle; – linea centrale di taglio delle lamelle girevoli; – carattere in negativo e monospaziato. L’aspetto stilistico deve rispettare le architetture dove viene utilizzato; per esempio, nelle architetture delle stazioni ferroviarie delle grandi città, come Milano, lo scheletro in ferro in contrasto con la luce filtrata dalle vetrate consiglierà un disegno con strutture geometriche e rigide presentando netti contrasti di bianco e nero.

TypeDesign4: il “W-graf” di Roberto Turla

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Ecco il quindicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato dal bergamasco Roberto Turla studente del Politecnico di Milano: la font “W-graf”.
W-graf nasce dall’esigenza di creare un prodotto innovativo che faciliti la vita dei giovani writers.
Uno strumento tanto utile quanto obsoleto si può dunque trasformare in una risorsa indispensabile per ogni graffitaro. Il normografo W-graf, creato su misura di writer, vi permetterà di comporre a vostro
piacimento la scritta desiderata con la facilità di uno stencil.
Preparate gli spray per taggare ogni muro con una cura e un’eleganza tipografica mai vista!

W-graf è stato creato prendendo spunto dalle tag presenti sui muri di tutte le città.
Il lettering è frutto di uno studio calligrafico approfondito che cerca di ricreare e riproporre quella che è l’essenza della tag.
Il movimento, il tratto, il giochi di incastri e legature, le varianti di peso e le aperture sono tutti elementi che hanno influenzato il letterign di W-graf.
W-graf non ha la pretesa di emulare le tag dei più grandi writer, offre però un buon lettering pensato sia dal punto di vista calligrafico che dal punto di vista tipografico. Nonostante la stravaganza di alcune forme, W-graf è stato creato tenendo in considerazione le proporzioni tipografiche più classiche ed equilibrate.
La carenza di un vero stile “writer” viene compensata con una struttura briosa e tipograficamente
corretta che rende questa font utilizzabile anche in prodotti editoriali.


Come detto precedentemente, W-graf è il prodotto della sinergia tra calligrafia in puro stile street style e tipografica in senso classico.
La font è caratterizzata da delle forme sinuose ed energiche che si fondono tra loro dando vita a un movimento continuo.

Nonostante W-graf sia nato come un normografo, è stato caratterizzato dalla possibilità di fondere e legare tra loro le lettere, come se fossero frutto di un gesto puramente calligrafico. È ben lontano dal concetto di tag, che prevede una personalizzazione tale che ogni “firma” è una vera e propria impronta digitale.

Le infinite sfaccettature calligrafiche che una tag può assumere, rende il mio progetto una causa persa fin dalla nascita.
La font sviluppata per il normografo W-graf è un progetto che offre molti spunti. Nonostante sia distante dal contesto che l’ha ispirata, si dimostra abbastanza forte da avere vita propria, mantenendo una certa coerenza con il concept di base.
W-graf può considerarsi un esperimento, un piccolo tentativo di unire il mondo dei writer (attenti alla cultura calligrafica) al mondo tipografico.

TypeDesign4: il “AmeriCar” di Laura Sansotera

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Ricordiamo che per il prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” Polidesign Milano le iscrizioni chiuderanno il 30 luglio 2010 anziché i primi di settembre per l’elevato numero di richieste ricevute. http://www.polidesign.net/type/gallery.php

Ecco il quattordicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato da Laura Sansotera di Corbetta (Milano), già mia studentessa in Politecnico: il “AmeriCar”.
AmeriCar è una font per il display analogico del cruscotto di un’automobile degli anni ’60.
L’idea per questo progetto nasce dall’osservazione del cruscotto di una Chevrolet Impala del 1965.
La scelta è ricaduta su questa particolare automobile perché Laura era alla ricerca di un modello che presentasse un cruscotto completamente analogico e, come tutte le auto di quel periodo, essa risulta curata esteriormente, mentre la strumentazione non è pensata in maniera unitaria ma solo secondo canoni di praticità industriale.

In particolare, si nota come nel tachimetro, nel contachilometri e nell’orologio vengano utilizzati tre tipi di numeri diversi, senza un progetto comune.
Le lettere, invece, appartengono tutte alla medesima famiglia ma sono eccessivamente strette, tanto che vengono spesso spaziate artifi cialmente per occupare più spazio.
Ispirandosi alle forme dell’auto e ad alcuni font degli anni ‘60, come Microgramma e Flatiron, Laura ha optato per una font più bassa e proporzionata dell’originale, dalle fome quadrate ma con angoli stondati.


TypeDesign4: il “Yon” di Leandro Lisboa

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Ricordando che per il prossimo “Corso in Type Design 5ª edizione” Polidesign Milano le iscrizioni chiuderanno il 30 luglio 2010 anziché i primi di settembre per l’elevato numero di richieste ricevute. http://www.polidesign.net/type/gallery.php

Ecco il tredicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato dal brasiliano Leandro Lisboa di Belo Horizonte: lo “Yon”.

Yon è un carattere sviluppato e pensato per le scale parlanti delle vecchie radio, ossia per il display di sintonizzazione delle stazioni (frequenze).

Per definire uno stile dentro questo vasto mercato, con tanti modelli e marche, Leandro ha scelto come target quello della tedesca Braun. Le radio della Braun sono caratterizzate da un design moderno, funzionale e molto pulito.

Il carattere presenta tre caratteristiche di base: la prima riguarda l’adeguazione delle informazioni, rappresentate dal nome delle città e dalla frequenza di sintonizzazione delle stesse, nel limitato spazio orizzontale, ciò necessita di un carattere condensato; la seconda è la possibilità di essere leggibile con un corpo molto piccolo, per ridurre lo spazio. Questo porta alla terza caratteristica, che riguarda gli occhielli squadrati e ampi, con un alto x-height. Il bianco interno più squadrato facilita la lettura. Gli Ink traps sono stati messi negli angoli chiusi.

Yon è anche un carattere che può essere incorporato nel design di un prodotto, in quanto i suoi angoli morbidi o curve chiuse enfatizzano l’intenzione di aggiungersi al corpo del prodotto stesso, facendo parte di esso.

Nel caso preso in esame è incorporato ad una radio, ma si può andare oltre e immaginarlo su altri elettrodomestici, un frigorifero, una televisione per citarne alcuni.

Il nome scelto per il carattere ha un doppio senso, allude all’elettricità con i suoi ioni (con le sue forme ellittiche che proviene da electron) e al suffisso inglese `on` che vuole dire acceso.

Nei primi schizzi è stata definita la scelta della struttura di alcune lettere-base come la O, H, n, a, b e anche assicurandone l’altezza dell’occhio medio.
La struttura dei glifi è condensata per permettere una maggiore quantità di informazioni in un`unica linea. I glifi simmetrici con aste verticali giustapposte ad aste orizzontali, mantengono la loro anatomia solida senza tendere alla curvatura squadrata, per garantire una certa sobrietà, senza radicalizzare la loro forma naturale (esempi, H, T, !).
Il bianco interno, invece di rotondo o ovale è predominante squadrato, per dare una ampia controforma.

TypeDesign4: il “Rollopina” e “Rollopino” di Lorenzo Fernandez

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Riprendiamo con il dodicesimo progetto di type design presentato in questo blog tra i lavori degli studenti del Corso di Alta formazione in Type Design della quarta edizione svolta nel 2009 presso il Consorzio Poli.design di Milano sotto la direzione di Giancarlo Iliprandi e docenti: James Clough, Giangiorgio Fuga, Michele Patané, Andrea Bracaloni e Luciano Perondi. Ospiti: Claudio Rocha e Veronika Burian.

La prossima edizione si svolgerà tra i prossimi settembre e ottobre (vedi post precedente).

Il lavoro presentato in questo post è il carattere progettato da Lorenzo Fernandez di Milano sviluppato in due variabili: “Rollopina”“Rollopino”.
Il suo carattere tipografico si inspira ai tabelloni dei punteggi presenti negli stadi di baseball negli Stati Uniti degli anni ’50. Lorenzo ha cercato di cogliere un immaginario tipico di questo periodo: le aste orizzontali ribassate, forme piuttosto geometriche e massicce…
Ha tratto alcune proporzioni dall’Archer dei Hoefler & Frere-Jones, importante fonderia americana la quale ha sviluppato numerose font parte del filone “American Vernacular”.
Lo spunto progettuale è nato da un tabellone segnapunti per le bocce, trovato in un vecchia osteria milanese.
Di questo ha apprezzato la manualità del gesto nell’aggiornare il punteggio, cosa che ha riproposto nel suo poster: ad ogni punto corrisponde una sua tavoletta in legno da cambiare manualmente.