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Corsi di calligrafia e tipografia di Monica Dengo

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Ecco il calendario che mi ha inviato Monica Dengo dei corsi che organizza in giro per l’Italia nella prima parte del 2011. Inoltre dal 10 al 16 di Settembre ci sarà il Books by Hand ad Arezzo. Quest’anno si studieranno corrispondenza e documenti scritti in una molteplicità di corsivi italici, dal XVI al XVIII secolo.

AREZZO, Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
Corso annuale di 10 fine settimana 2011, “LETTERING, CALLIGRAFIA, LEGATORIA”

MIRANO (VE), Associazione ARCAM
12 – 13 FEBBRAIO 2011, “CALLIGRAFIA, influenze del Medio Oriente sulla calligrafia Occidentale”

VENEZIA, Biblioteca del Museo Correr
19 – 20 FEBBRAIO 2011, “IL GOTICO MINUSCOLO: dalla Rotunda alla Textura”

AREZZO, Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
6 MARZO 2011, “LEGATORIA, introduzione alle legature senza colle”

MODENA, Associazione Archeosofia
26 – 27 MARZO 2011, il “Corsivo Naturale”

AREZZO, Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
2 -3 APRILE 2011, “CALLIGRAFIA, la scrittura Gotica”

VENEZIA, Biblioteca del Museo Correr
16 – 17 APRILE 2011, “IL GOTICO MAIUSCOLO: dalla Forma al Gesto”

MODENA, Associazione Archeosofia
7 – MAGGIO 2011, il “Corsivo Sperimentale”

AREZZO, Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
28 -29 MAGGIO 2011, “CALLIGRAFIA, Scrivere a Mano Libera, corso di bella grafia”

AREZZO, Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
10 – 16 SETTEMBRE 2011, WORKSHOP BOOKS by HAND, calligrafia e legatoria

Per avere maggiori informazioni visitate questo link: Calendario 2011

Per maggiori informazioni visitate questo link Books by Hand 2011

Inominforma: fate giocare i bambini con le lettere dell’alfabeto

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Lavorare con l’obiettivo l’infanzia è molto importante in ogni ambito, se poi lo scopo è di far conoscere, giocando, le lettere dell’alfabeto utilizzando la creatività progettuale che va ad assommarsi all’inesauribile creatività dei bambini, i risultati sono sorprendenti.

Un interessantissimo esempio, che avrebbe entusiasmato il grande Bruno Munari, è il lavoro realizzato da Sergio Carnevali con il progetto “inominforma”, nato per caso nel 1987 quando gli venne richiesto da un amico artigiano di disegnargli delle figure di cani (e di altri animali) da realizzare poi in legno, dove particolari soggetti grafici vengono tutti realizzati con le lettere del proprio nome comune, ma elaborate in modo tale da ottenerne la silhouette corrispondente.

Quindi il sistema “inominforma” va a costituire un articolato sistema didattico di sostegno all’alfabetizzazione che diventa un validissimo supporto per avvicinare il bambino in età prescolare alla lettura e alla scrittura in modo divertente e stimolante.

Proprio perché lo scopo primo dell’esperienza della pre-lettura è la familiarizzazione del bambino con i caratteri alfabetici, la varietà di questi (corsivo, stampatello maiuscolo e minuscolo) è, anziché un’imperfezione o uno svantaggio del sistema didattico in questione, un pregio, poiché consente la comprensione immediata dell’esistenza di diversi tipi di scrittura e della possibilità di rilevare tra di essi delle equivalenze logiche.

Inizialmente è stata trasformata l’idea grafica in altrettanti oggetti tridimensionali tutti realizzati a mano con legno massello e dotati di parti mobili, oltre che agli animali, il concetto de inominforma è stato applicato ai classici mezzi di trasporto come il treno, l’auto, l’aereo e il camion, che diventavano così giocattoli di legno o elementi d’arredo.

Ma è stato grazie all’entusiasmo di alcune insegnanti coinvolte, che il gruppo di lavoro di Sergio Carnevali ha scoperto il contenuto didattico della loro idea, questo importante aspetto ha fatto realizzare grafiche e supporti più adatti per i bambini.

Mi scrive Carnevali sul suo lavoro: «… Nello scrivere la parola cane, ottenni uno strano grafismo come se con le lettere… si ottenesse anche la silhouette del cane stesso. Fu come aver inventato un nuovo alfabeto e, cosa più incredibile, innescato un meccanismo tra me e questo nuovo linguaggio che ancora oggi mi… perseguita.

È così che sono nati inominforma …
»

Sono così nati i miniposter dell’inominforma e gli album “HABITAT” realizzati con le sole grafiche dei vari soggetti in bianco e nero (contenenti tutte le lettere dell’alfabeto), da far colorare e ritagliare ai bambini.

Unendo tutto il materiale hanno realizzato varie mostre itineranti in diverse scuole della loro provincia marchigiana, realizzando dei laboratori durante i quali venivano poi alla fine distribuiti gli album HABITAT.

Alla Fiera del Libro di Bologna, i loro soggetti hanno ricevuto molti complimenti ma nessuna pubblicazione ufficiale, in quanto essendo in lingua italiana avevano uno scarso valore… commerciale, quindi, hanno in questi ultimi anni tradotto gli stessi soggetti in inglese, ed in altre lingue europee (come nuova piccola sfida “grafica”).

Sulla problematica delle traduzioni in altre lingue Carnevali mi scrive:
« … Certo lei mi farà notare che questi soggetti sono si simpatici, ma sono realizzati in lingua italiana o inglese, e questo è sicuramente un aspetto negativo del “concetto” di graficadesign. Ma io mi domando, come mai se c’è un riconoscimento del “soggetto” una volta che questo viene letto, ciò diventa un fattore negativo invece di creare sorpresa e stupore, o sottolineare l’originalità dello stesso?
Noi siamo abituati a leggere libri e vedere film di qualunque autore perché vengono… tradotti in tutte le lingue del mondo, certo io non potrò mai trasformare GUFO in giapponese o in una lingua araba, ma sono convinto che entrambi gli abitanti di queste nazionalità riconoscerebbero per esempio il gufo come semplice soggetto animale …»

Nel 2007 sono stati invitati al Festival della Mente di Sarzana per realizzare dei laboratori per bambini, nello stesso anno hanno partecipato con alcuni soggetti all’edizione  dei “Libri mai mai visti” indetto dall’associazione VACA di Russi, ed hanno ricevuto il premio “Arti e mestieri”.

Per non abbandonare il sogno di una “edizione editoriale” recentemente hanno ottenuto la collaborazione di una delle più brave illustratrici italiane, Allegra Agliardi di Milano, la quale ha già realizzato, per loro, un volume “SAFARI” interpretando con il suo particolare tratto alcuni dei loro soggetti della savana.

Chi volesse contattare direttamente Sergio Carnevali, che sottolinea: «… Il nostro unico interesse sarebbe quello di far conoscere inominforma ai bambini …», può scrivergli a carnevalisergio@libero.it

Type Design 3: il “In Motu Vita” di Matteo Cellerino

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Eccoci all’ottavo appuntamento settimanale con i lavori tipografici prodotti nella terza edizione del “Corso di Alta Formazione in Type Design” presso il Poli.design di Milano.

Questa settimana vi presento un’altra font ispirata ad una delle quattro architetture milanesi prese in esame dai partecipanti al corso.

Dopo il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella ecco la seconda font abbinata alla “Stazione Centrale di Milano”, che proprio in questi giorni vede concludersi i lunghi lavori di restauro, è il «In Motu Vita» di Matteo Cellerino in una variabile di peso.

Nei prossimi appuntamenti del post vedremo, di settimana in settimana, gli altri lavori sempre abbinati alle quattro architetture milanesi: Torre Velasca, Stazione Centrale, Teatro alla Scala e Ca’ Brutta.

La Stazione Centrale necessita di almeno tre caratteri:

✔ Carattere “storico”(solo maiuscolo)
Carattere decorativo, non è una priorità la leggiblità quanto l’impatto estetico.
Sarà utilizzato per le insegne dei negozi e per l’eventuale comunicazioneStazione Centrale di Milano (ora Grandi Stazioni).
Fortemente ispirato e legato ai caratteri già presenti nelle iscrizioni storiche si rifarà anche al pastiche architettonico della Stazione riletto in chiave moderna.

✔ Carattere per la segnaletica (maiuscolo, minuscolo, cifre, segni d’interpunzione)
Ispirato a criteri di leggibilità e funzionalità, legame storico con i caratteri lineari in uso all’epoca.

✔ Carattere per la segnaletica elettronica (monospaziato, maiuscolo, minuscolo, cifre)
Versione riadattata ai pannelli display del carattere precedente.

L’obiettivo era creare un carattere lineare razionale e moderno ma con forti radici nei caratteri da stampa per segnaletica coevi o successivi alla realizzazione della stazione.
Le lettere hanno proporzioni umanistiche e sono leggibili da varie angolazioni, tagli e distanze.
Le aste ascendenti e le aste discendenti sono molto sporgenti, le aperture sono larghe per distinguere facilmente le lettere l’una dall’altra e la spaziatura è generosa.

Questi studi preliminari sono parte del “sistema” In Motu Vita, un sistema di caratteri pensato per adattarsi alle principali esigenze della stazione.
Come già detto, a seguito della ristrutturazione del 2008 molti degli spazi comuni saranno convertiti ad uso commerciale.
Sono state inoltre riscontrate diverse disomogeneità nei pannelli a palette, da sostituirsi, preferibilmente, con display a LED.
Per completare il progetto saranno disegnati due nuovi alfabeti: un alfabeto per le insegne dei negozi e la comunicazione esterna della stazione ed un alfabeto “ridotto” e monospaced per i pannelli elettronici.

Le vicende che portarono al progetto ed alla realizzazione della stazione Centrale di Milano, furono piuttosto lunghe e complesse quanto questo edificio imponente e variegato, nel quale la monumentalità si doveva e si deve tutt’oggi coniugare con la funzione a cui esso è destinato.
I progetti presentati al ”Concorso per la facciata della nuova stazione viaggiatori” del 1906 furono ben quarantatre.
Alla fine degli esami la commissione fu unanime nell’assegnare il primo premio al progetto “In motu vita” di Ulisse Stacchini. La costruzione a pieno ritmo iniziò nel 1925 e il 1 luglio 1931 la stazione venne inaugurata ufficialmente alla presenza di Costanzo Ciano. La stazione è attualmente interessata da importanti lavori di restauro e riqualificazione, iniziati ad agosto 2005, da parte di Grandi Stazioni, una società di Ferrovie dello Stato.
La facciata è larga 200 metri e la volta è alta 72, un record quando venne costruita. Dietro alla facciata, parallelamente ad essa corre la ”Galleria delle Carrozze”. La stazione non ha uno stile architettonico definito, ma è una miscela di diversi stili, in particolare Liberty e Art Decò, ma non solo. Talvolta il suo stile viene definito Assiro-Milanese. È stata definita dall’architetto Frank Lloyd Wright la più bella stazione ferroviaria al mondo.

Un sistema di caratteri per la Stazione Centrale di Milano, Ulisse Stacchini, 1912 – 1931

Nell’architettura della Stazione Centrale convivono:
✔ elementi Liberty (~1912, primo progetto, secondo la sensibilità di Stacchini )
✔ elementi littori (~1920, revisioni progetto, secondo le esigenze di propaganda del Fascismo)
✔ elementi moderni (~1950 ai giorni nostri, modifica e riadattamento degli spazi comuni)

Inoltre sta per essere ultimato un completo restauro della stazione che riadatterà parte degli spazi comuni destinandoli ad un uso commerciale.

Problemi della Stazione Centrale:
✕ Totale mancanza di uniformità nella segnaletica verticale
✕ Totale mancanza di segnaletica orizzontale (indicazioni sul pavimento)
✕ Invasività degli spazi pubblicitari e degli esercizi commerciali

I lavori già presentati nei precedenti post:
Il «Salieri» di Diana Quarti
Il «Velasca» di Nora Dealti
Il «Monumentale» di Pierfrancesco Annichiarico
Il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella
Il «Labi.bold» di Laura Ferrario
Il «Velasca» di Laura Dal Maso
Il «Contrast» di Maddalena Lo Franco

Type Design 3: il “Velasca” di Laura Dal Maso

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L’analisi delle forme esistenti e dei caratteri utilizzati ha ispirato il progetto della nuova font

Prima digitalizzazione del maiuscolo chiarissimo

Eccoci al sesto appuntamento settimanale con i lavori tipografici della terza edizione del “Corso di Alta Formazione in Type Design” presso il Poli.design di Milano.

Quella presentato oggi è un altra font ispirata da una architettura milanese: la Torre Velasca (della quale ho già presentato recentemente un altro elaborato).
Si tratta del «Velasca» di Laura Dal Maso prodotto in due variabili di peso molto contrastate fra di loro.

Nei prossimi appuntamenti del post del martedì vedremo, di settimana in settimana, gli altri lavori sempre abbinati alle quattro architetture milanesi: Torre Velasca, Stazione Centrale, Teatro alla Scala e Ca’ Brutta.

Da 50 anni simbolo della operosità e del rigore dell’anima milanese, la Torre Velasca si impone alla vista di chi la osserva per la verticalità accentuata dalle forme grandiose e arcigne dei suoi contrafforti.

Per lo studio della font «Velasca» abbiamo deciso di conoscere più da vicino questa architettura, così famosa, ma al tempo stesso poco conosciuta nei suoi particolari più nascosti, che ne caratterizzano gli interni conferendole un carattere diverso e variegato. Innanzitutto abbiamo scoperto che gli interni sono caratterizzati da linee spezzate che assumono una grande varietà di inclinazioni: ciò che per l’esterno sembra una predominanza del puro “verticale” all’interno si trasforma in un intrico di linee e piani che salgono verso l’alto attraverso inclinazioni più dolci.
Anche l’arredamento utilizzato e in particolar modo i suggestivi lampadari contribuiscono a conferire alla struttura una maggiore armonia e varietà di forme, le linee spezzate che la caratterizzano suggeriscono la curva senza mai rappresentarla se non negli stessi lampadari, cerchi perfetti.

Il carattere utilizzato per la segnaletica interna del palazzo è originale dell’epoca di costruzione ed è costituito da un bastone, molto razionalista, condensato e arrotondato, che rispecchia lo stile di un normografo.

Il progetto della font «Velasca» parte quindi dall’analisi sia dell’architettura esterna e più conosciuta sia delle linee spezzate degli ambienti interni: è un bastone caratterizzato da aste molto decise ed essenziali contrapposte a una grande varietà di angoli diversi raccordati tra loro a suggerire la curva.
Anche per quanto riguarda lo studio dei pesi di «Velasca» è stata fondamentale l’attenta analisi della struttura, questa volta soffermando l’attenzione sulle facce esterne dell’edificio.
La torre è infatti caratterizzata visivamente da linee che hanno spessori molto differenti.
Questa struttura possiede uno scheletro essenziale costituito dai pilastri verticali che la percorrono per tutta l’altezza, cui si contrappongono elementi quali le finestre e i loro decori, che si intrecciano visivamente ai pilastri creando un reticolo di linee di diverso spessore ed importanza visiva.
Così il carattere «Velasca» è caratterizzato da una gradazione di pesi molto ampia, dal chiarissimo – extra light (che richiama i pilastrini che decorano le finestre) al nerissimo – heavy (che ricorda l’imponenza dei contrafforti).




I lavori già presentati nei precedenti post:
Il «Salieri» di Diana Quarti
Il «Velasca» di Nora Dealti
Il «Monumentale» di Pierfrancesco Annichiarico
Il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella
Il «Labi.bold» di Laura Ferrario

4) Veneziani – Rinascimentali (Classificazione Novarese)

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Il ritorno alle forme romane, nelle maiuscole (Subiaco, 1465) derivanti dai caratteri lapidari romani fu il preludio anche all’imitazione delle scritture umanistiche dette “Incunabuli” per il minuscolo dagli stampatori di Venezia che gli disegnavano e incidevano con il bulino.

Si formò così il primo alfabeto tipico, il quale – dopo il perfezionamento acquisito, dovuto ai prototipografi dell’epoca – trovò in Venezia l’ambiente ideale per la sua diffusione nel mondo. E ciò fu dovuto alle forme dei caratteri dei fratelli Da Spira, Griffo, Paganini, Ratdolt e, specialmente, di Nicholas Jenson.

Il tondo di Nicholas Jenson (1470)
Il tondo di Nicholas Jenson (1470)
Pagina tratta dal libro «Laertii Diogenis Vitae et sententiae eorum qui in philosophia probati fuerunt» stampato nel 1475 da Nicholas Jenson
Pagina tratta dal libro «Laertii Diogenis Vitae et sententiae eorum qui in philosophia probati fuerunt» stampato nel 1475 da Nicholas Jenson

Il carattere più utilizzato e armonioso di questa famiglia è, senza dubbio, il «Garamond», disegnato dallo stampatore francese Claude Garamond (1480-1561) “copiando” i caratteri sia dell’incisore di punzoni bolognese Francesco Griffo (1400-1500) per il «De Aetna» di Pietro Bembo (1495), tale carattere prenderà il nome di «Bembo», sia il carattere ononimo del francese Nicholas Jenson (1470). Il Griffo, che fu il primo a produrre ed utilizzare un corsivo da stampa, lavorava, a Venezia, per Aldo Manuzio (1450-1515) e inciderà anche il carattere per «l’Hypnerotomachia Poliphili» (1499) che prenderà la denominazione di «Poliphilus Roman», per la forma tonda e «Blado Italic» per quella corsiva.

Prima pagina di testo del «De Aetna» di Pietro Bembo (1495) con il carattere di Francesco Griffo

Prima pagina di testo del «De Aetna» di Pietro Bembo (1495) con il carattere di Francesco Griffo

Francesco Colonna
Francesco Colonna «l’Hypnerotomachia Poliphili» (1499) stampato da Aldo Manuzio con i caratteri di Francesco Griffo
Uno specimen di carattere “aldino” di Francesco Griffo (1499)
Uno specimen di carattere “aldino” di Francesco Griffo (1499)

Caratteristiche nel disegno delle lettere sono la presenza dell’asse verticale inclinata nettamente da 30° fino a 45° all’indietro; il contrasto tra i pieni ed i filetti è debole; le grazie hanno una forma arrotondata con la base concava; le differenze di spessore tra le aste verticali e le aste oblique sono più accentuate e, anche nelle lettere tonde; i rapporti di sottile e largo sono più accentuati; il filetto traversale della è inizialmente obliquo per poi trasformarsi in orizzontale.

Claude Garamond sarà il primo a disegnare il maiuscolo corsivo e ad utilizzare il corsivo insieme al tondo, come si fa attualmente, e non in alternativa come faceva il Manuzio.

Il corsivo del carattere disegnato da Claude Garamond (1540)
Il corsivo del carattere disegnato da Claude Garamond (1540)

Il «Garamond», del quale esistono numerose e differenti forme presenti sul mercato, alcune delle quali che nulla hanno a che fare con il disegno originale (i più fedeli ai punzoni originali sono: «Adobe Garamond» e «Garamond Simoncini», mentre la versione «ITC Garamond» è completamente distante dalle forme che dovrebbe rappresentare), è usatissimo nella composizione dei testi dei libri, nelle pubblicità, ecc.

Molto bello è il corsivo minuscolo di questo carattere, che si lega molto bene alle illustrazioni e dà all’insieme un’aria molto classica e pulita.

L’utilizzo di questi caratteri prevedevano, anche nel testo corsivo l’utilizzo delle maiuscole tonde fino alla metà del XVI secolo (nelle versioni ridisegnate per la tipografia moderna e la digitalizzazione non viene rispettata questa regola stilistica utilizzando come maiuscolo un “falso corsivo” storico).

Oltre alle varie versioni del «Garamond» esistono in commercio altri tipi digitalizzati di Veneziani: «Bembo», «Poliphilus Roman» «Blado Italic», «Jenson», «Garaldus», «ITC Galliard», «Golden», «Caledonia», «Centaur», «De Roos», «Elzevir», «Sabon», «Vendôme», «Romulus», «Trajanus», «Meno», «Minion», «Van Dijck», «Bitstream Iowan Old Style», «Serlio», «Aurelia», «Dante», «GFT Venexiano». ecc.

Vari tipi di Garamond prodotti da differenti fonderie che variavano leggermente o grossolanamente il disegno per aggirare le problematiche legate al copyright
Vari tipi di Garamond prodotti da differenti fonderie che variavano leggermente o grossolanamente il disegno per aggirare le problematiche legate al copyright
Corsivi del Vicentino di Ludovico Arrighi (1524 - 1526)
Corsivi del Vicentino di Ludovico Arrighi (1524 – 1526)

Type Video: Conceição

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Questo video è stato realizzato per presentare e promuovere il font “Conceição” creato da Bruna Rodrigues Caldeira, già studentessa della Escola de Design dell’Universidade Federal de Minas Gerais – Belo Horizonte, basato sullo stile barocco mineiro, presente in Brasile nello stato del Minas Gerais. Tale carattere è un maiuscolo basato nello studio del contenuto formale e concettuale del barocco mineiro e fu scelto come esempio stilistico di questo studio la chiesa di Nossa Senhora da Conceição, a Ouro Preto nello stato di Minas Gerais (Brasile).
Fu fatta una sostanziosa ricerca sul campo facendo una indagine fotografica e iconografica della chiesa di Ouro Preto e uno studio approfondito dei concetti di barocco per un indirizzamento alla soluzione grafica.
La migliore alternativa generata è stata elaborata in modo che nell’insieme i caratteri fossero coerenti nel disegno tra loro e con lo stile voluto in modo che alla fine potesse essere digitalizzata. L’animazione, fatta da Vitor Augusto Garcia, è servita come materiale d’appoggio per il lancio sul mercato di questo font intitolato “Conceição”.

Testo in portoghese