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La Top 10 delle migliori font del 2008 commercializzate da Myfonts

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Anche se il  2008 è stato un anno problematico per molti di noi, me compreso, tipograficamente è stato un trionfo per alcuni type designer. MyFonts, che commercializza le font di tante piccole fonderie digitali, ha osservato un continuo aumento delle font di qualità. Questa classifica della Top Ten di MyFonts è basata sui numeri di vendita che hanno fatto da giuria.

Metroscript

Una font OpenType calligrafica disegnata da Michael Doret per la Alphabet Soup in una suite di 5 stili completa e molto interessante che si è attribuita il titolo di migliore font calligrafica dell’anno.

Museo & Museo Sans

Una font geometrica semi-serif con una sans-serif disegnate dal designer Jos Buivenga che ha ottenuto l’attenzione di tutti, offrendo tre dei cinque stili gratuitamente. Entrambi gli stili dei caratteri sono versatili, ideali per le titolazioni, ma anche molto efficace nei testi corti. Alle font «Museo» è stato assegnato da MyFonts un premio speciale per la migliore strategia di marketing.

Floralissimo

Gert Wiescher con oltre 150 caratteri, è uno dei più prolifici type designer presenti su MyFonts. Tra i molti suoi caratteri l’ornamentale, «Floralissimo» è quello migliore nel corso degli ultimi anni e quindi ha guadagnato il suo posto come il più popolare “font photo” del 2008. Come la maggior parte dei glifi d’ornamento, la font, si basa su materiale d’epoca recuperati da vecchi cataloghi. Le decorazioni floreali sono un elegante aggiunta a qualsiasi progettazione e composizione tipografica donando un tocco di romanticismo, di nostalgia o di sottile ironia.

Breuer Text

La MyFonts ha proclamato il 2008 come “L’anno del Sans.” Mai prima d’ora così tante nuove font ben fatte, originali e versatili, sono state aggiunte nel catalogo di vendita. Nel sotto-categoria delle font sans-serifs tecnici, il «Breuer Text», prodotte dalla TypeTrust in 8 variabili, è risultata la migliore. Combinata con un carattere serif più umanista, è una grande font di abbinamento tipografico editoriale, per i progetti di design, ma trova anche molto bene l’utilizzo singolarmente per i manuali d’istruzione, nella segnaletica e nel branding.

Corinthia

Elegante e graziosa, il «Corinthia» è una calligrafia un po’ più formale, disegnata da Rob Leuschke per la TypeSETit. I suoi  collegamenti tra le varie lettere creano un flusso corsivo elegante e delizioso e ne fanno una font indicata per gli inviti, le copertine dei libri romantici e per il packaging di classe.

Bree

Basato sul logo di TypeTogether, la font «Bree» in 10 variabili disegnata da Veronika Burian e José Scaglione per la TypeTogether, è stato uno delle font sans-serif di maggior successo degli ultimi anni. Bree» è un carattere tipografico altamente professionale: è impeccabile e viene disegnato come una famiglia OpenType con diversi gruppi di numeri, le legature, e una grande serie di caratteri multi-lingua. Alcune dei suoi più caratteristici glifi sono la unicità storica di un ‘a’, il corsivo ‘e’, le curve in outstrokes di ‘V’ e ‘w’, la particolare fiorita ‘Q’ e la fluidità delle forme su ‘gyz’. Essa mostra una piacevole miscela di capitali piuttosto discreti e la più viva le lettere minuscole, che conferiscono al testo un aspetto brioso e vivace. Bree è risultato il sans-serif calligrafico del 2008.

Darling Monograms

Questa font del type designer Crystal Kluge per la Tart Workshop costituisce un genere a sé stante infatti il «Darling Monograms» è un insieme di elementi per creare affascinanti monogrammi e cornici per la personalizzazione dei prodotti. I monogrammi sono un classico modo di fare uno marchio grazioso e personalizzato. Particolarmente popolare per inviti matrimoniali, annunci per nascite, personalizzazioni. «Darling Monograms» consente di creare monogrammi fino a tre lettere con l’applicazione di cornici.

Marat

Sorprendentemente originale, il «Marat» di Ludwig Übele per la Ludwig Type, in nove variabili, è tra i nuovi Romani presenti su MyFonts il più notevole di tutti: robusto, compatto e molto leggibile. La sua qualità superiore e l’aspetto unico ha incontrato una grande risposta da parte dei clienti di MyFonts, rendendolo il serif font da testo più venduto nel 2008. Anche se funziona magnificamente alle piccole dimensioni del testo, il suo peso in grassetto lo rende ideale anche per le intestazioni. Il «Marat» è stato selezionato dal Type Directors Club di New York per ricevere il Certificato di Eccellenza in Type Design 2008.

HandMade

Progettato da Edoardo Recife per la fonderia Misprinted Type il «HandMade» si presenta come uno sgangherato, irriverente montaggio di bit e pezzi di alfabeti ornati. Trova il suo utilizzo per la pubblicità, per i frontespizi e per le composizioni “particolari” comunicando qualcosa di antico.

Aviano Serif

Negli ultimi anni le serie, «Aviano Slab» e «Aviano Sans» della fonderia digitale insigne fonderia sono state quelle più visualizzate nel sito della MyFonts. Il designer Jeremy Dooley ha completato le serie creando «Aviano Serif».Questa nuova serie è basata e ispirata sulle classiche strutture estese e proporzioni del «Aviano», le grazie sono più regolari e robuste e il carattere tipografico ha più peso.
«Aviano Serif» è perfetto per le titolazioni e per creare logotipi. La famiglia comprende quattro pesi per una vasta gamma di funzionalità di progettazione possibili. Tutti i pesi comprendono 40 legature OpenType, vecchi stili di cifre, 28 caratteri alternativi e 10 ornamenti dell’aquila per disegni e modelli personalizzati.

L’emblema della Repubblica Italiana

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Una stella a cinque raggi di bianco, bordata di rosso, accollata agli assi di una ruota di acciaio dentata, tra due rami di olivo e di quercia, legati da un nastro di rosso, con la scritta di bianco in carattere capitale non meglio specificato «REPVBBLICA ITALIANA».
Così viene descritto l’emblema della Repubblica Italiana approvato dall’Assemblea Costituente nel 1948 e promulgato dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola.

Paolo Paschetto

Paolo Paschetto

Il bozzetto iniziale fu realizzato dall’artista Paolo Paschetto, vincitore dei due concorsi pubblici indetti nel 1946 e nel 1947, cui parteciparono complessivamente circa 500 candidati con oltre 800 bozzetti, ma poi venne fortemente modificato per ragioni non artistiche. Paschetto era un famoso artista polivalente, professore di ornato presso l’Istituto di Belle Arti di Roma, che passava dalla xilografia alla grafica, dagli ex libris agli acquarelli, dall’olio all’affresco. Oltre al bozzetto dell’emblema disegnò numerosi francobolli, compresa la “la rondine” della prima emissione filatelica italiana di posta aerea.
Ma torniamo al bozzetto iniziale vincitore nel 1946 dove veniva richiesto: “una cinta turrita che abbia forma di corona, circondata da una ghirlanda di fronde della flora italiana. In basso, la rappresentazione del mare, in alto, la stella d’Italia d’oro; infine, le parole UNITÀ e LIBERTÀ” (curiosità l’Unità ricorda il PCI, mentre Libertà la DC; un primo compromesso storico).
Tale cinta turrita diventerà poi la corona che sarà cinta la testa della rappresentazione femminile dell’Italia. Qui Paschetto rispettò tutti i parametri richiesti, ma tale emblema, dopo una mostra nella centrale Via Margutta a Roma, non piacque prendendo anche la definizione, da parte di alcuni, di “tinozza”. Partì pertanto un secondo concorso, del quale però non rimane alcuna traccia negli archivi, con un nuovo brief che previlegiava il tema del “lavoro”. Anche questa volta, risultò vincitore Paolo Paschetto, il cui elaborato fu sottoposto a ulteriori ritocchi da parte dei membri della Commissione. Ultimati altri adempimenti e stabiliti i colori definitivi, si arriva al 5 maggio: il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firma il decreto legislativo n. 535, che consegna all’Italia il suo simbolo.

i due bozzetti di Paschetto e il definitivo “ritoccato” di molto da parte dei membri della Commissione
i due bozzetti di Paschetto e il definitivo “ritoccato” di molto da parte dei membri della Commissione

Nel 1987 viene indetto un nuovo concorso, promosso da Bettino Craxi, per cambiare l’emblema, ma non se ne fece niente.
Il concorso per l’innovazione dell’Emblema della Repubblica Italiana fece arrivare 239 progetti dei quali ben 114 misero in grande imbarazzo la qualificata giuria di cui facevano parte anche Portoghesi, Testa, Eco.
Stivali, vele, omini tricolori, valli svizzere e valli valdesi, un repertorio stereotipato e prevedibile che scatenò la facile ironia dei giornalisti, così racconta Giovanni Baule che dello stellone ricostruì la storia sul primo numero del 1988 di Lineagrafica.
Nessuno fu scelto ma ‘chi subì la sconfitta fu la grafica italiana e quelli che vi lavorano quotidianamente: una disciplina ormai riconosciuta e una professione che mantiene un alto credito, almeno fuori dai concorsi.’ Rimase il vecchio emblema di Paolo Paschetto il ‘pittore delle Valli Valdesi’.

Fonte www.quirinale.it – SocialDesignZine

Lucrezia e Paulina

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Presso la Libreria Aiap è acquistabile il libro: Lucrezia e Paulina di Adriano Filippetti e Francesco Mantovani

Gelsomino D’Ambrosio (a cura di), con testi introduttivi di Franco Mariani e James Clough
Volume dedicato al progetto dei caratteri Lucrezia e Paulina, disegnati in occasione delle tesi di Adriano Filippetti e Francesco Mantovani discusse presso l’Isia di Urbino in tempi diversi e lontani tra loro. La descrizione dettagliata dei due progetti è corredata da ampio e curati apparati storici sulla tipografia rinascimentale cui sia il Lucrezia che il Paulina fanno riferimento.

“Ma, oltre al diletto personale e agli affetti, forte è stato il desiderio di far riflettere gli studenti sul ruolo fondamentale della tipografia nella formazione di un grafico: se l’esperienza diretta e costante, che molti ebbero modo di fare, oggi non è più proponibile, siamo consapevoli che conoscerne l’evoluzione tecnico-formale e poterla praticare, seppure in forma sperimentale, costituisca un bagaglio unico e irrinunciabile per la maggior parte dei mestieri del grafico” (Franco Mariani).

“Oggi ci sono diversi segni di un ritorno di interesse da parte dei giovani grafici italiani nelle radici storiche della tipografia. E siccome queste radici riguardano fatti che in larga parte hanno avuto un luogo in Italia, si potrebbe affermare che la curiosità da parte di italiani per una storia italiana non è altro che un fatto naturale; una rivendicazione del proprio patrimonio, niente di più. Ma si tratta, appunto, di un ritorno di interesse, che avviene dopo un lungo periodo di assenza di curiosità per queste cose” (James Clough).