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Archivio del tag ‘Raffaello Bertieri’

Nova Ex Antiquis: Raffaello Bertieri e “Il Risorgimento Grafico”

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La Biblioteca Nazionale Braidense, in collaborazione con l’Associazione Culturale Studi Grafici, celebra il 70° anno dalla scomparsa di Raffaello Bertieri, editore e tipografo di grandissimo gusto e sensibilità, con l’esposizione di alcune delle pagine più espressive della rivista “Il Risorgimento Grafico” (1902-1941), di cui fu direttore e proprietario, insieme a libri, stampati, caratteri tipografici originali e preziosi materiali inediti.
La mostra sarà inaugurata il 3 ottobre ore 16 con interventi di: A.De Pasquale, M.Dradi, M.Chiabrando, G.Grizzanti, E.Tallone, P.Pallottino, R.Bertieri, F.Gemelli.

Nella Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, dove si conserva la collezione della rivista «Il Risorgimento Grafico», il direttore Andrea De Pasquale e l’amico editore.tipografo Enrico Tallone pensarono fosse necessario tributare a Raffaello Bertieri una mostra ampia e rappresentativa, indirizzata a tracciare la sua importanza per la storia del libro e della grafica italiana, e che lo ripresentasse non solo agli addetti ai lavori del mondo del libro ma anche a tutti i cittadini milanesi.

Molti sono i rapporti che intercorrono tra la Biblioteca e Bertieri: dalla partecipazione di Giuseppe Fumagalli (direttore dal 1896 al 1910) alla realizzazione del suo volume “L’arte di Giambattista Bodoni” (1913), fino alla rievocazione che fece del Bertieri la direttrice Emma Coen Pirani (direttore dal 1955 al 1971) in occasione delle Onoranze alla sua figura nel quinto centenario dell’introduzione della stampa in Italia, celebrate a Milano dal Centro Studi Grafici in collaborazione con l’Unione Industriali Grafici della Provincia di Milano.

Raffaello Bertieri (1875-1941), fiorentino di nascita, fu allievo del tipografo Salvatore Landi.
Nel 1901 si trasferì a Milano, presso la Società Macchine Grafiche.
L’anno successivo, fonda «Il Risorgimento Grafico», rivista tecnica di somma importanza in campo tipografico italiano.
Nel 1907, insieme a Piero Vanzetti, fonda un’affermata officina grafica a Milano che è stata, assieme alla sua rivista, la palestra prediletta di applicazioni delle sue ricerche. Dal 1927 diventata Istituto grafico Bertieri.
Nel 1919 è chiamato a dirigere la Scuola del Libro nella Società Umanitaria di Milano; nello stesso periodo, la Nebiolo di Torino gli affida la direzione della sua storica pubblicazione «Archivio Tipografico».

Sala Maria Teresa
Biblioteca Nazionale Braidense – Via Brera 28, Milano
La mostra sarà aperta dal lunedì al sabato, dalle 9.30 alle 13.00, con ingresso libero, chiusa domenica e festivi.
Sono previste visite guidate su prenotazione.

Contatti stampa e prenotazione visite guidate:
b-brai.eventi@beniculturali.it
Gabriella Fonti, Tiziana Porro – 0286460907545 / 536

I libri e le carte dei tipografi

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Mercoledì 27 ottobre 2010 alle ore 17.00 nel Salone Maria Luigia della Biblioteca Palatina di Parma sarà presentato il lavoro di riordino degli archivi personali e professionali di Giambattista e Margherita Bodoni, Raffaello Bertieri e Piero Trevisani, affiancato da una mostra bibliografica documentaria.

L’evento che rientra nella campagna nazionale “Ottobre piovono libri” affronta il tema degli archivi, presenti nelle biblioteche. Andrea De Pasquale, direttore della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano, illustrerà il lavoro di riordino effettuato sugli importanti fondi archivistici conservati presso il Museo Bodoniano.

Un ricchissimo patrimonio di notizie offre l’archivio Bodoni (1768-1843), che oltre a far meglio comprendere la vita e l’attività del grande tipografo, fornisce un quadro completo del contesto socio economico del tempo. L’archivio raccoglie, oltre al vasto carteggio, le carte personali e di lavoro del tipografo saluzzese (tra cui preziosissimi lavori giovanili o disegni a penna per alfabeti e fregi), della consorte nonché compagna di lavoro, i documenti inerenti la gestione e la vita dell’Officina tipografica (testi manoscritti predisposti per la stampa, prove e bozze di stampa, ecc..). Il riordino ha inoltre permesso di individuare alcuni archivi aggregati e separare i fascicoli inerenti l’eredità di Bodoni.

Gli archivi di Raffaello Bertieri (1875-1941) e di Piero Trevisani (1866-1969), donati dalla vedova di quest’ultimo al Museo Bodoniano nel 1972, testimoniano la vita e l’attività professionale di due protagonisti degli studi di grafica e tipografia del ‘900.

L’archivio Bertieri delinea efficacemente l’attività del fondatore de «Il Risorgimento Grafico» (rivista tecnica di somma importanza in campo tipografico italiano), oltre a delinearne l’impegno di studioso e stampatore nella rinomata Officina milanese fondata con Piero Vanzetti.
Le carte e la biblioteca di Piero Trevisani, oltre ad illustrare la sua attività di giornalista, docente e studioso di arti grafiche, permettono di ricostruire le tappe fondamentali del percorso per l’istituzione della formazione professionale grafica in Italia, per la quale Trevisani combattè alacremente, nonché le fasi di creazione del Museo Bodoniano di cui fu tra i più attivi fondatori.

Alla presentazione seguirà la visita della mostra allestita nella Galleria Petitot, curata da Erminda Del Monaco, Costanza Marchesini e Caterina Silva, dove saranno esposti i documenti più significativi dei vari fondi e mostrate le acquisizioni più recenti (volumi della biblioteca di Raffello Bertieri).

Per maggiori informazioni:
Strada alla Pilotta 3, 43121 Parma
Tel. 0521 220411
Fax 0521 235662
daniela.moschini@beniculturali.it
museobodoni@beniculturali.it

(fonte: sito aiap)

Italy Type Design: Alessandro Butti

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Alessandro Butti (Torino 1893 – 1959) è stato uno tra i più significativi disegnatore di caratteri italiani. Si formò in un ambiente ricco di tradizioni grafiche ed editoriali in cui si pubblicavano importanti riviste quali “L’Arte della Stampa”, “Archivio Tipografico” della Società Nebiolo e “Graphicus”; frequentò la Scuola Tipografica e di Arti Affini Vigliardi Paravia, fondata nel 1902, dove tenne i corsi serali di disegno del carattere personalità quali Edoardo Cotti, che realizzò i disegni del carattere «Pastonchi» e gli enciclopedisti Isidoro Arneudo e Dalmazzo Gianolio, autori di opere monumentali, imprescindibili per chi si occupi di storia del libro e della stampa.
Prima di dirigerne lo Studio Artistico, Butti affinò le sue conoscenze tecniche come proto nella tipografia sperimentale della Società Nebiolo a Torino, curando la stampa e la grafica delle diverse pubblicazioni necessarie alla vita della maggiore fonderia d’Italia. Creato nel 1933, lo Studio Artistico della Nebiolo venne diretto dal Butti dal 1936 fino al 1952.
Nel 1938 prese come collaboratore nella Fonderia Caratteri Nebiolo di Torino un artista a tutto tondo, ottimo fotografo, pittore e illustratore, ma soprattutto grande realizzazione di caratteri tipografici: Aldo Novarese.

Con lui disegnò diversi caratteri tra i quali il più noto fu «Microgramma» con il quale fece incidere l’Ave Maria “dei tipografi” su un carattere dalle dimensioni di mm. 2×4, di cui un esemplare fuso in oro fu donato al Santo Padre. La straordinaria leggibilità in corpi piccoli testimoniata da questo capolavoro, ne decretò il successo che perdura attraverso le più aggiornate tecniche di stampa digitale.

I caratteri disegnati da Alessandro Butti
Il «Paganini», serie di caratteri disegnati con Raffaello Bertieri
Il carattere «Augustea» di Alessandro Butti successivamente ripreso da Aldo Novarese con il «Nova Augustea» con l’introduzione del minuscolo
Esempio di composizione con il carattere «Augustea»

Molti furono gli alfabeti disegnati nel periodo in cui rimase alla direzione dello Studio; è difficile demarcare con sicurezza i caratteri da lui direttamente progettati da quelli nati in seno allo Studio.
Gli si attribuiscono:
il Paganini (sotto la direzione di Raffaello Bertieri, 1928) una elegantissima famiglia di caratteri romani; il Semplicità (1930), una famiglia di lineari con un tocco di vivacità che include una versione denominata Ombra; la collaborazione con Giulio da Milano per il Veltro (1931), il Titano (1935); il Fluidum (1938) ad alto contrasto in due variabili; il Neon ombrato (la versione base era stata disegnata da Giulio da Milano nel 1935) il Quirinus (1939) un quadrato dal disegno molto fine in tre variabili; il Landi Echo (1939) un egiziano con linea interna inclinata (il corrispondente outline Landi Linear sarà disegnato da Aldo Novarese); il Rondine (1948) un calligrafico molto elegante (esiste ora una versione digitale del 2004 chiamata Bella Donna disegnata da Rebecca Alaccari per la Canada Type); il Cicogna (1950) uno scritto fatto con la penna d’oca; l’Hastile (1952) un quadrato ad alto contrasto in due variabili; il Athenaeum (con le iniziali fatte da Aldo Novarese, 1945) un veneziano con alcune lettere schizzofreniche (M e Q); il Normandia (con Aldo Novarese, 1946–49) un neoclassico nerissimo in due variabili; Augustea (1951) completato successivamente con il minuscolo da Aldo Novarese e rinominato Nova Augustea; il Microgramma (con Aldo Novarese che userà poi come base per il suo Eurostile, 1952) lineare quadrato in quattro variabili e il Juliet (con Aldo Novarese, 1955). Il suo ultimo progetto furono i primi schizzi del Recta disegnato dal 1958 da Aldo Novarese.

Specimen del carattere «Normandia»
Specimen del carattere «Cigno»

Il carattere “Inkunabula” di Raffaello Bertieri

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L’Inkunabula è uno dei carattere disegnati da Raffaello Bertieri (1875-1941), per la Società Augusta di Torino nel 1911, ispirato dal carattere veneziano ripreso dal Kalendario astronomico e astrologico (Questa opra da ogni parte e un libro doro. Non fu più preciosa gemma mai dil Calendario: Ianne de monte regio questo fexe …), di Johannes Müller von Königsberg (Regiomontanus), stampato dal prototipografo Erhard Ratdolt di Augusta (1442-1528) a Venezia nel 1476 (insieme a Bernardus pictor de Augusta e Petrus Loslein de Lengencen), da cui il nome inkunabula (cfr. 20 «alfabeti brevemente illustrati da Raffaello Bertieri», Milano, Bertieri, 1933, pp. 30 – [31],) e che la Società Nebiolo di Torino, produrrà e commercializzerà su suggerimento dallo stesso Bertieri. Negli anni successivi al tondo si accompagnerà un corsivo (quasi certamente del 1928).
Claudio Piccinini, che mi ha gentilmente aiutato a completare i dati per questo post aggiornato, crede che sia quasi sicuramente un errore attribuire a Bertieri il disegno del corpo 12 fuso nel 1911, di questo se ne occupò una persona per suo conto: a lui va il merito di avere voluto questa realizzazione, che è desunta in modo quasi letterale dal “Regiomontano”. Bertieri stesso allude a questa cosa in modo quasi esplicito su una delle sue riviste, o sull’Archivio.
Negli anni successivi, poi, vennero realizzati gli altri corpi per testo, e nel 1928 le due nuove serie: l’Inkunabula Corsivo che l’Inkunabula Filettato (disegnati da Alessandro Butti).

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011) il carattere Inkunabula è di grande attualità storica in quanto venne inciso a Torino proprio in occasione del primo cinquantennio dell’Unità (1911).

Caratteristiche del disegno sono: modulazione disposta in basso ed inclinata a sinistra nella G e nella O, l’occhiello della “e” chiuso da un tratto leggermente inclinato.
Dell’Inkunabula sono stati punzonati il romano, il corsivo l’intestazione e il filettato.

Fu molto utilizzato negli anni ’30 dello scorso secolo dallo stampatore polacco Samuel Tysziewicz che lavorò prima a Firenze, nella sua “Stamperia Polacca”, poi a Nizza e infine di nuovo a Firenze.
A Lione, Marius Audin lo utilizzò ampiamente e lo definì «lettre superbe» (Marius Audin, Histoire de l’imprimerie par l’image, IV, Paris 1929 p. 80-83).

L’Inkunabula non è ancora stato digitalizzato, seppur ci siano già dei type designer che ci stanno lavorando.

Testo in portoghese

7) Scritti – Calligrafici: (Classificazione Novarese) parte prima

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Parte prima: dalle “Littere” alle “Cancelleresche”, fino alle “Barocche”

Coluccio Salutati: littera antiqua

Littera italica

Ludovico Vicentino degli Arrighi, legature presenti nella “Operina”, 1522

Giovanni Antonio Tagliente, calligrafia, 1524

Giovan Battista Palatino, 1540

Ferdinando Ruano, “Lettera cancelleresca formata”, 1550

Francesco Cresci, 1579

In questa ampia famiglia della Classificazione Novarese sono presenti diversi stili calligrafici e scritti post amanuensi (i quali sono classificati nel gruppo “2) Onciali – Amanuensi” comprendendo tutte le scritture fino alla «Minuscola carolingia»). Sono realizzati con la penna d’oca, con la penna e il pennino (Calligrafici); penne, pennarelli, pennelli ed altri “strumenti di scrittura espressiva” come spray, spazzolini, matite grasse, carboncini, ecc. (Scritti).

In questa prima parte saranno illustrate le varie scritture partendo dalle «Littere», dalle «Mercantili» e dalle «Cancelleresche» di origine fiorentina sviluppate dal Rinascimento, le quali sopravvivono all’invenzione della stampa, che aveva sconfitto gli amanuensi, ma non si può dire dei calligrafi che anzi dal ‘500 si moltiplicano producendo anche notevoli trattati teorici sulla scrittura e sugli strumenti adatti per scrivere.

Dalle scritture gotiche si formarono le universitarie: la Littera bononiensis, propria dei manoscritti universitari bolognesi ma diffusa anche in molti altri centri italiani, di forma rotonda, regolare ed elegante; la Littera parisiensis, tipica dei manoscritti universitari parigini, di ridotte dimensioni e di esecuzione meno calligrafica e con tratti spezzati; la Littera oxoniensis, dei manoscritti universitari inglesi, simile alla parisiensis ma più serrata e con tratti meno spezzati.

Nel xı e xıı secolo la Minuscola gotica corsiva fu la scrittura di uso comune per i documenti, la corrispondenza privata, i libri di conti e i registri, ma fu anche impiegata nei codici come scrittura libraria. Se ne fece grande uso nelle cancellerie Papale e Imperiale Minuscola cancelleresca. Una variante della cancelleresca, utilizzata principalmente nel xııı secolo, fu la Minuscola mercantile o Mercantesca, cosiddetta dall’impiego fattone dalla nuova categoria dei mercanti che sapevano leggere e scrivere almeno in volgare. Questa scrittura si presenta rotonda con le lettere compresse verticalmente per cui le aste non sono molto sviluppate, le forme sono diritte e con pochi legamenti; gli svolazzi al di sotto del rigo non si interrompono ma tornaro indietro per allacciarsi alla lettera successiva.

La Bastarda è una scrittura corsiva, angolosa, inclinata verso destra che si sviluppa in Francia e in Europa nel xıv secolo e poi si diffonde anche in Piemonte. Sarà ripresa durante il Rinascimento anche da Francesco Cresci. Tracciata con una punta tagliata crea tratti scuri (quelli verticali discendenti, orizzontali e obliqui da sinistra a destra) e tratti sottili per le linee oblique da destra a sinistra.

La Minuscola notarile, dal tracciato scorrevole e dalle forme arrotondate, fu l’antecedente delle scritture umanistiche. Grazie al lavoro di Poggio Bracciolini, che da giovane lavora come copista presso il grande amico di Petrarca, e suo successore nella guida della nuova cultura umanistica, Coluccio Salutati, s’impone – nei primi anni del xv Secolo – lo standard della littera antiqua, cioè dell’umanistica rotonda; i due italiani sono stati i primi a “riprodurre” pura e semplice la scrittura carolina tanto che a prima vista, molte volte non è facile distinguere un Carolina da uno scritto umanistico; e sempre negli stessi anni Niccolò Niccoli elabora l’umanistica corsiva detta anche Italica.

Nel Rinascimento tra i maestri di scrittura del periodo, vi sono: Ludovico Vicentino degli Arrighi, Giovanantonio Tagliente, Giovan Battista Palatino, Ferdinando Ruano, Vespasiano Amphiareo e Francesco Cresci, tutti pubblicano dei manuali calligrafici. Nel 1522, Arrighi, uno scrivano papale, pubblica il suo primo manuale di calligrafia a Vicenza. La sua “Operina da imparare di scriuere littera cancellarescha” è tuttora un libro di riferimento per chi si vuole cimentare con il carattere italico o cancelleresca. Un secondo manuale è dell’anno successivo – ma questo libro conteneva una serie di pagine stampate a partire dal corsivo del suo disegno. Questo tipo di corsivo, il primo dei sei che Arrighi progetterà, risulta più formale di quello di Francesco Griffo che intagliò per Aldo Manuzio. Aveva ascendenti e discendenti più estese, consumando così molto più spazio verticale che orizzontale.

Anche se più stravagante nella forma, il corsivo dell’Arrighi è aperto, leggibile, ed ha richiesto un minor numero di legature rispetto a quelli del Griffo. Arrighi utilizza come i primi “Veneziani” le maiuscole tonde (quelle corsive saranno una trasformazione francese) ma introduce anche le maiuscole decorate “swash” leggermente corsivizzate.

Del 1524 è la prima stampa del manuale “Lo presente libro insegna la vera arte delo excellente scribere de diverse varie sorti de litere” di Giovanni Antonio Tagliente dove mostra la sua superba padronanza nell’uso della penna. Egli insegnava a “scrivere“ ai diplomatici presso la Cancelleria veneziana.

Giovan Battista Palatino è stato il più prolifico disegnatore nella prima metà del xvı secolo disegnando 29 diversi alfabeti calligrafici, non solo latini, ma pure in ebraico, arabo, greco, egiziano, siriano, indiano. Nel 1540 ha pubblicato uno manuale di istruzioni dei caratteri intitolato: “Libro nuovo d’imparare a scrivere”, comprendente tutti i suoi lavori.

Nel 1550 lo spagnolo Ferdinando Ruano, ‘scriptore’ della Biblioteca Vaticana, pubblicò i “Sette alfabeti di varie lettere formati con ragion geometrica” e la “Lettera cancelleresca formata” quest’ultima, incisa e fusa nel 1926 dalla Società Nebiolo di Torino su consiglio di Raffaello Bertieri che ne disegnò le maiuscole e i numeri, mancanti nell’originale. Questa cancelleresca, che piega lo stile gotico alle armonie calligrafe, per la sua originale impostazione verticale, si distingue dai coevi alfabeti corsivi creati dagli altri calligrafi rinascimentali.

Vespasiano Amphiareo, frate conventuale di Ferrara, pubblica nel 1555 il suo manuale “Opera di frate Vespasiano Amphiareo da Ferrara dell’ordine minore conuentuale, nella quale si insegna a scriuere varie sorti di lettere, et massime vna lettera bastarda da lui nouamente con sua industria ritrouata … Poi insegna a far l’inchiostro…” e nel 1566 “Opera nella quale s’insegna a scriuere varie sorti di lettere … Aggiuntoui di nuouo due bellissimi alphabeti di maiuscole”.

Il milanese Francesco Cresci pubblicherà nel 1579 “Il perfetto cancelleresco corsivo” dove illustrerà la «Corsiva Cresciana» che sarà la principale forma alla quale deriveranno, nei secoli successivi, la «Scrittura corsiva inglese». Cresci introdusse un nuovo stile di scrittura, più fluente e dinamico, che cambiò lo stile della calligrafia, della stampa e dell’iscrizione. In particolare il suo adattamento delle lettere maiuscole romane tracciò il percorso che seguirono gli incisori dell’epoca nelle iscrizioni dei grandi edifici della Roma Barocca, creando così un’identità di lettering dello Stato della Chiesa.

Vespasiano Amphiareo, Littera bastarda

Guida al tracciamento della Cancelleresca corsiva (tavole di James Clough)

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Nel xvı secolo si afferma l’uso del pennino flessibile e appunto perché è lo strumento più adatto a tracciare i complicati decori e svolazzi che avvolgono le lettere create in questo periodo. Il gusto per la decorazione enfatica si contrappone al rigore classico del Rinascimento in tutte le manifestazioni visive del ‘600. Si rivaluta così la figura del maestro calligrafo che, traendo spunto dalle scritture cancelleresche e gotiche, si produce in virtuosismi in netto contrasto con l’evoluzione tecnico-formale attuata nel xv e xvı secolo. Nei Paesi Bassi, nella prima metà del xii secolo, si sviluppa l’arte della calligrafia fiorita conquistando fama internazionale. Uno dei maestri di questo stile calligrafico è stato Jan van den Velde, di origine fiamminga, ma che ha vissuto e ha lavorato principalmente in Olanda. Egli ha lavorato con il suo padre putativo, Felix Van Sambix, che è stato lo stesso molto acclamato per la sua arte calligrafica. Un virtuoso della arabesco, van den Velde ha scritto usando una penna d’oca, tagliata per formare un ampio pennino, i bordi leggermente arrotondati per renderlo ben scorrevole. Egli rielabora la svolazzante grafia del francese Beauchesne utilizzando una struttura architettonica riccioluta con ritmi più tipicamente barocchi.

La calcografia, introdotta alla fine del xv secolo, verrà largamente utilizzata nel xvı secolo anche per stampe calligrafiche. Questa tecnica permette la realizzazione tramite un bulino di incidere su una lastra di rame ogni tipo di segno calligrafico libero di fantasia decorativa e di produrre, tramite stampa, di numerose copie identiche. La qualità dell’incisione è completamente diversa da quella della tipografia, più affine alla xilografia già in uso da tempo. Testi e illustrazioni devono essere stampati in tempi differenti. La magistrale omogeneità formale tra parte tipografica e illustrazione che troviamo nei libri degli inizi del xvı secolo è andata perduta: la divisione tra l’illustrazione e la decorazione sontuosa e la parte tipografica, sempre più trascurata, è stridente.

I frontespizi dei libri diventano palestre in cui gli incisori danno libero sfogo alla loro voglia di decorazione. I caratteri dei titoli, anch’essi incisi, vengono racchiusi in cartigli arricciati, posti su piedistalli, inquadrati in architetture ridondanti di ornamenti naturalistici.

Jan van den Velde, “Sijt den weesen int oordeelen”, 1598

Maiuscole calligrafiche gotiche di Paul Frank, 1601

Specimen: Nebiolo 1928 — parte II

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Questo specimen della Società Nebiolo di Torino è stato editato nel 1928 in 4 parti.

Nel primo volume sono presenti: caratteri di testo, segni diversi, caratteri per avvisi, filetteria, indicazioni relative al materiale bianco.

Nel secondo volume (che detengo nella mia biblioteca e che vi presento in fotografie delle prime 50 pagine su ben 431 sul mio spazio fotografico su Flickr: www.flickr.com/photos/giofuga e potete vedere delle miniature in basso alla fine di questo post) sono presenti i caratteri fantasia, le scritture, inglesi, gotici, iniziali, ecc. in realtà la divisione dei caratteri presenti in questo volume è la seguente: elzeviri diversi, romani – aldini – normanni, egiziani – latini- italici, bastoni diversi, fantasie diverse, tipi a due colori, corsivi – scritture inglesi – tipi macchina da scrivere, cancellereschi – ronde e gotici, iniziali diverse.

Molti dei caratteri presenti sono stati disegnati da Raffaello Bertieri come la Serie Iliade, Paganini (insieme a Alessandro Butti).

Nel terzo volume sono pubblicati vari tipi di fregi, mentre nel quarto volume sono pubblicate vignette in nero e a colori e vari tipi di stemmi.

Carattere Paganini: tondo e corsivo (designed by Raffaello Bertieri with Alessandro Butti). Raffaello Bertieri il quale si ispirò agli umanisti del 1400-1500 e rimeditò lopera dei Paganini, famiglia di stampatori veneziani del XV secolo, ai quali dedica il carattere omonimo disegnato con Alessandro Butti.
Carattere Paganini: tondo e corsivo (designed by Raffaello Bertieri with Alessandro Butti). Raffaello Bertieri il quale si ispirò agli umanisti del 1400-1500 e rimeditò l’opera dei Paganini, famiglia di stampatori veneziani del XV secolo, ai quali dedica il carattere omonimo disegnato con Alessandro Butti.

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