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Casa degli stampatori ebraici di Soncino (CR)

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Il vecchio torchio tipografico
Il vecchio torchio tipografico

Il Museo della Stampa – Casa degli Stampatori Ebrei è una tra le prime stamperie in Italia, e la prima a stampare testi ebraici, sorta nella cittadina di Soncino già nella seconda metà del ‘400, a meno di una trentina di anni da quella di Gutenberg a Magonza.
Il Museo, inaugurato nel 1988, in occasione delle celebrazioni del V Centenario della Stampa della Prima Bibbia Ebraica Completa è dedicato alla celebre famiglia di stampatori provenienti da Spira, vicino a Magonza, e in esso vengono illustrati i metodi di stampa e le vicende storiche.
La tradizione ha sempre indicato la tipica casa a torre nel centro della cittadina, oggi adibita a museo, come sede della stamperia della famiglia ebraica che trovò a Soncino lo stimolo per iniziare la nuova attività di stampatori.

I caratteri in legno di pero
I caratteri in legno di pero utilizzati per corpi grandi

A Soncino i primi ebrei arrivano, perché chiamati dagli Sforza, signori di Milano, che accolsero volentieri questi emigranti e, avendo ricevuto da loro un sostanzioso prestito di denaro, li autorizzarono a svolgere l’attività a Soncino, borgo di “frontiera” famoso come “fortezza” strategica nell’epoca sforzesca, al confine della vicinissima Serenissima Repubblica di Venezia, che stava vivendo, proprio in quegli anni, il suo rinascimento con grande sviluppo di iniziative artigianali, commerciali e culturali.

Sul legame tra prosperità e un Banco dei pegni da istituire ci sarebbe da meditare; limitiamoci a far notare che con questo compito, la gestione del banco dei pegni – uno dei pochi mestieri consentiti agli ebrei – Moshèh da Spira, proveniente dalla vicina Orzinuovi citta di frontiera della Serenissima, si stabilì in città. Ebbe un figlio, Israel Nathan, che faceva il medico e sognava di allestire una stamperia. Sarà il figlio di lui Yehoshùa Shelomòh (Giuseppe Salomone Nathan) a realizzarla.

È bene ricordarlo: sono passati appena 28 anni dalla scoperta attribuita a Gutenberg quando, nel 1483, vede la luce il primo libro stampato a Soncino, è il Talmud Babilonese; dopo pochi anni, nel 1488, la Bibbia Ebraica Completa, ovvero quella che si indica come la prima Bibbia ebraica stampata nel mondo, edita da Gershòm, uno dei figli del fratello, considerato il più grande tipografo ebreo e l’unico, allora, a stampare anche in italiano, in greco e in latino.

Seguiranno la prima Bibbia “tascabile”, usata anche da Lutero per la traduzione dell’Antico testamento in tedesco, le opere di Petrarca (1503) e altri testi ancora. La stamperia fu attiva nel Borgo per una decina d’anni, poi gli ebrei se ne andarono cacciati per l’opposizione cattolica culminata in un processo che li costrinse a chiudere la stamperia di Soncino ed a cercare rifugio e lavoro altrove. Ma lo loro impresa continuò in una migrazione che vide come tappe della “fuga”: Brescia, Casalmaggiore, Fano, Pesaro, Napoli, Salonicco, fino ad arrivare a Costantinopoli dove si stabilirono definitivamente. Continuarono a firmare la loro produzione con il nome “Soncino”, in omaggio al borgo nella quale erano stati accolti dopo la cacciata dalla Germania e stamparono persino testi religiosi cristiani.

I “Soncino” sono considerati i maggiori tra gli stampatori ebrei e cristiani che hanno pubblicato libri con caratteri ebraici. Tutte le opere stampate a Soncino (circa una trentina) sono in lingua ebraica e di argomento religioso.

Museo della Stampa – Casa degli Stampatori Ebrei Soncino
Via Lanfranco, 6 26029 Soncino (Cr)
Tel. 0374 – 83 171

Orari d’apertura
ORARI INVERNALI
da martedì a venerdì: 10.00 – 12.00
sabato e festivi: 10.00 – 12.30 e 14.30 – 17.30
ORARI ESTIVI
da martedì a venerdì: 10.00 – 12.00
sabato e festivi: 10.00 – 12.30 e 15.00 – 19.00

Museo della stampa
Indirizzo: Via Lanfranco, 6 26029 Soncino (Cr)

Type Milano: numeri civici “austriaci” 1786 – 1866

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Numero civico “austriaco” in Via Durini – Palazzo Durini, sicuramente tra i più belli esempi ancora esistenti a Milano

Nel 1786, il ministro austriaco Johann Wilczeck, per volontà dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, incarica il marchese Ferdinando Cusani, giudice delle strade, di far appendere ad ogni cantonata della città il nome della rispettiva via. Vengono assegnati alle case i primi numeri civici che saranno nominati “teresiani” perché utilizzati sotto Maria Teresa d’Austria.
Il piano parrocchiale con i nuovi numeri civici progressivi sarà pubblicato il 16 novembre 1787 nella “Pianta di Milano” di Arcangelo Lavelli. Secondo un sistema progressivo unico, partendo dal Palazzo Reale (che risultò così essere il n.1), per poi proseguire in senso circolare a spirale, dal centro alla periferia (mura spagnole) con l’ultimo numero 5314. Nel 1830 viene fatto il nuovo piano municipale che riordina i numeri civici progressivi, arrivati a 5628 case.
Si decide di contrassegnare i nuovi numeri affiancando ai precedenti lettere alfabetiche (ad esempio, 560-560A-561) mentre fino ad allora venivano inseriti i nuovi numeri pescando dall’ultimo progressivo (ad esempio, 560-4981-561). L’elenco con la nuova numerazione è riportato nella “Nuova Guida numerica della città di Milano” del 1839 che riporta il confronto con la numerazione precedente del 1786.

Numero civico “austriaco” in Corso di Porta Vigentina, 23 sulla facciata di quella che era la chiesetta di S. Maria al Portello Vigentino che sorse al posto di una delle croci che un tempo erano poste agli incroci e ora si trova fagocitata da un negozio di articoli ortopedici diventandone quasi una dependance
Numero civico “austriaco” in Corso di Porta Vigentina, 23 sulla facciata di quella che era la chiesetta di S. Maria al Portello Vigentino che sorse al posto di una delle croci che un tempo erano poste agli incroci e ora si trova fagocitata da un negozio di articoli ortopedici diventandone quasi una dependance

Nel 1886 Delibera municipale che istituisce i numeri civici bianchi al posto di quelli rossi (12 e 13 settembre). La delibera verrà attuata progressivamente negli anni successivi.
Solo ottant’anni più tardi, nel 1866, di fronte alle difficoltà di una tale numerazione, il sistema venne concepito secondo la numerazione via per via, coi pari sulla destra venendo dal centro (odierno sistema). Sempre nello stesso anno uscirà l’importante fascicolo con il raffronto tra i vecchi numeri progressivi, i numeri rossi e i nuovi numeri civici. Vallardi pubblica una “Pianta di Milano” con i nuovi numeri civici divisi per vie. Il sistema “austriaco” della numerazione civica fu adottato anche dalla città di Parigi dal 1791 al 1805, e restano nella capitale francese ancora visibili, qua e là questi antichi numeri.
Attualmente il vecchi sistema austriaco è utilizzato solo a Venezia, dove al contrario della vecchia Milano della dominazione asburgica, qui viene ripetuta per i sei Sestieri (San Marco, Cannaregio, Castello, Dorsoduro, Santa Croce, San Polo) più la Giudecca. Insieme ai “nissioetti” (targhe stradali) francesi i numeri austriaci sono l’ultima eredità dell’occupazione straniera in quella che era la capitale della Serenissima Repubblica di San Marco. Anche per un veneziano e per i postini a volte è molto difficile arrivare ad un dato numero civico. Le abitazioni di ogni sestiere sono numerate progressivamente da 1 a qualche migliaio. Qualsiasi calle uno prenda vedrà dei civici sulle centinaia da una parte e sulle migliaia dall’altro. Uno aumenta, l’altro diminuisce. Ad un tratto trovate una calle ed il numero “300” diventa per magia “700”. Seguite la calle, ritrovando il “300″ fino a trovarne un’altra che “fa il trucco del 500”. Fate un ponte e vi ritrovate al “2000” di un altro sestiere.

Numero civico a Venezia nel Sestiere di Cannaregio
Numero civico a Venezia nel Sestiere di Cannaregio