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Inominforma: fate giocare i bambini con le lettere dell’alfabeto

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Lavorare con l’obiettivo l’infanzia è molto importante in ogni ambito, se poi lo scopo è di far conoscere, giocando, le lettere dell’alfabeto utilizzando la creatività progettuale che va ad assommarsi all’inesauribile creatività dei bambini, i risultati sono sorprendenti.

Un interessantissimo esempio, che avrebbe entusiasmato il grande Bruno Munari, è il lavoro realizzato da Sergio Carnevali con il progetto “inominforma”, nato per caso nel 1987 quando gli venne richiesto da un amico artigiano di disegnargli delle figure di cani (e di altri animali) da realizzare poi in legno, dove particolari soggetti grafici vengono tutti realizzati con le lettere del proprio nome comune, ma elaborate in modo tale da ottenerne la silhouette corrispondente.

Quindi il sistema “inominforma” va a costituire un articolato sistema didattico di sostegno all’alfabetizzazione che diventa un validissimo supporto per avvicinare il bambino in età prescolare alla lettura e alla scrittura in modo divertente e stimolante.

Proprio perché lo scopo primo dell’esperienza della pre-lettura è la familiarizzazione del bambino con i caratteri alfabetici, la varietà di questi (corsivo, stampatello maiuscolo e minuscolo) è, anziché un’imperfezione o uno svantaggio del sistema didattico in questione, un pregio, poiché consente la comprensione immediata dell’esistenza di diversi tipi di scrittura e della possibilità di rilevare tra di essi delle equivalenze logiche.

Inizialmente è stata trasformata l’idea grafica in altrettanti oggetti tridimensionali tutti realizzati a mano con legno massello e dotati di parti mobili, oltre che agli animali, il concetto de inominforma è stato applicato ai classici mezzi di trasporto come il treno, l’auto, l’aereo e il camion, che diventavano così giocattoli di legno o elementi d’arredo.

Ma è stato grazie all’entusiasmo di alcune insegnanti coinvolte, che il gruppo di lavoro di Sergio Carnevali ha scoperto il contenuto didattico della loro idea, questo importante aspetto ha fatto realizzare grafiche e supporti più adatti per i bambini.

Mi scrive Carnevali sul suo lavoro: «… Nello scrivere la parola cane, ottenni uno strano grafismo come se con le lettere… si ottenesse anche la silhouette del cane stesso. Fu come aver inventato un nuovo alfabeto e, cosa più incredibile, innescato un meccanismo tra me e questo nuovo linguaggio che ancora oggi mi… perseguita.

È così che sono nati inominforma …
»

Sono così nati i miniposter dell’inominforma e gli album “HABITAT” realizzati con le sole grafiche dei vari soggetti in bianco e nero (contenenti tutte le lettere dell’alfabeto), da far colorare e ritagliare ai bambini.

Unendo tutto il materiale hanno realizzato varie mostre itineranti in diverse scuole della loro provincia marchigiana, realizzando dei laboratori durante i quali venivano poi alla fine distribuiti gli album HABITAT.

Alla Fiera del Libro di Bologna, i loro soggetti hanno ricevuto molti complimenti ma nessuna pubblicazione ufficiale, in quanto essendo in lingua italiana avevano uno scarso valore… commerciale, quindi, hanno in questi ultimi anni tradotto gli stessi soggetti in inglese, ed in altre lingue europee (come nuova piccola sfida “grafica”).

Sulla problematica delle traduzioni in altre lingue Carnevali mi scrive:
« … Certo lei mi farà notare che questi soggetti sono si simpatici, ma sono realizzati in lingua italiana o inglese, e questo è sicuramente un aspetto negativo del “concetto” di graficadesign. Ma io mi domando, come mai se c’è un riconoscimento del “soggetto” una volta che questo viene letto, ciò diventa un fattore negativo invece di creare sorpresa e stupore, o sottolineare l’originalità dello stesso?
Noi siamo abituati a leggere libri e vedere film di qualunque autore perché vengono… tradotti in tutte le lingue del mondo, certo io non potrò mai trasformare GUFO in giapponese o in una lingua araba, ma sono convinto che entrambi gli abitanti di queste nazionalità riconoscerebbero per esempio il gufo come semplice soggetto animale …»

Nel 2007 sono stati invitati al Festival della Mente di Sarzana per realizzare dei laboratori per bambini, nello stesso anno hanno partecipato con alcuni soggetti all’edizione  dei “Libri mai mai visti” indetto dall’associazione VACA di Russi, ed hanno ricevuto il premio “Arti e mestieri”.

Per non abbandonare il sogno di una “edizione editoriale” recentemente hanno ottenuto la collaborazione di una delle più brave illustratrici italiane, Allegra Agliardi di Milano, la quale ha già realizzato, per loro, un volume “SAFARI” interpretando con il suo particolare tratto alcuni dei loro soggetti della savana.

Chi volesse contattare direttamente Sergio Carnevali, che sottolinea: «… Il nostro unico interesse sarebbe quello di far conoscere inominforma ai bambini …», può scrivergli a carnevalisergio@libero.it

Type Design 3: il “In Motu Vita” di Matteo Cellerino

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Eccoci all’ottavo appuntamento settimanale con i lavori tipografici prodotti nella terza edizione del “Corso di Alta Formazione in Type Design” presso il Poli.design di Milano.

Questa settimana vi presento un’altra font ispirata ad una delle quattro architetture milanesi prese in esame dai partecipanti al corso.

Dopo il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella ecco la seconda font abbinata alla “Stazione Centrale di Milano”, che proprio in questi giorni vede concludersi i lunghi lavori di restauro, è il «In Motu Vita» di Matteo Cellerino in una variabile di peso.

Nei prossimi appuntamenti del post vedremo, di settimana in settimana, gli altri lavori sempre abbinati alle quattro architetture milanesi: Torre Velasca, Stazione Centrale, Teatro alla Scala e Ca’ Brutta.

La Stazione Centrale necessita di almeno tre caratteri:

✔ Carattere “storico”(solo maiuscolo)
Carattere decorativo, non è una priorità la leggiblità quanto l’impatto estetico.
Sarà utilizzato per le insegne dei negozi e per l’eventuale comunicazioneStazione Centrale di Milano (ora Grandi Stazioni).
Fortemente ispirato e legato ai caratteri già presenti nelle iscrizioni storiche si rifarà anche al pastiche architettonico della Stazione riletto in chiave moderna.

✔ Carattere per la segnaletica (maiuscolo, minuscolo, cifre, segni d’interpunzione)
Ispirato a criteri di leggibilità e funzionalità, legame storico con i caratteri lineari in uso all’epoca.

✔ Carattere per la segnaletica elettronica (monospaziato, maiuscolo, minuscolo, cifre)
Versione riadattata ai pannelli display del carattere precedente.

L’obiettivo era creare un carattere lineare razionale e moderno ma con forti radici nei caratteri da stampa per segnaletica coevi o successivi alla realizzazione della stazione.
Le lettere hanno proporzioni umanistiche e sono leggibili da varie angolazioni, tagli e distanze.
Le aste ascendenti e le aste discendenti sono molto sporgenti, le aperture sono larghe per distinguere facilmente le lettere l’una dall’altra e la spaziatura è generosa.

Questi studi preliminari sono parte del “sistema” In Motu Vita, un sistema di caratteri pensato per adattarsi alle principali esigenze della stazione.
Come già detto, a seguito della ristrutturazione del 2008 molti degli spazi comuni saranno convertiti ad uso commerciale.
Sono state inoltre riscontrate diverse disomogeneità nei pannelli a palette, da sostituirsi, preferibilmente, con display a LED.
Per completare il progetto saranno disegnati due nuovi alfabeti: un alfabeto per le insegne dei negozi e la comunicazione esterna della stazione ed un alfabeto “ridotto” e monospaced per i pannelli elettronici.

Le vicende che portarono al progetto ed alla realizzazione della stazione Centrale di Milano, furono piuttosto lunghe e complesse quanto questo edificio imponente e variegato, nel quale la monumentalità si doveva e si deve tutt’oggi coniugare con la funzione a cui esso è destinato.
I progetti presentati al ”Concorso per la facciata della nuova stazione viaggiatori” del 1906 furono ben quarantatre.
Alla fine degli esami la commissione fu unanime nell’assegnare il primo premio al progetto “In motu vita” di Ulisse Stacchini. La costruzione a pieno ritmo iniziò nel 1925 e il 1 luglio 1931 la stazione venne inaugurata ufficialmente alla presenza di Costanzo Ciano. La stazione è attualmente interessata da importanti lavori di restauro e riqualificazione, iniziati ad agosto 2005, da parte di Grandi Stazioni, una società di Ferrovie dello Stato.
La facciata è larga 200 metri e la volta è alta 72, un record quando venne costruita. Dietro alla facciata, parallelamente ad essa corre la ”Galleria delle Carrozze”. La stazione non ha uno stile architettonico definito, ma è una miscela di diversi stili, in particolare Liberty e Art Decò, ma non solo. Talvolta il suo stile viene definito Assiro-Milanese. È stata definita dall’architetto Frank Lloyd Wright la più bella stazione ferroviaria al mondo.

Un sistema di caratteri per la Stazione Centrale di Milano, Ulisse Stacchini, 1912 – 1931

Nell’architettura della Stazione Centrale convivono:
✔ elementi Liberty (~1912, primo progetto, secondo la sensibilità di Stacchini )
✔ elementi littori (~1920, revisioni progetto, secondo le esigenze di propaganda del Fascismo)
✔ elementi moderni (~1950 ai giorni nostri, modifica e riadattamento degli spazi comuni)

Inoltre sta per essere ultimato un completo restauro della stazione che riadatterà parte degli spazi comuni destinandoli ad un uso commerciale.

Problemi della Stazione Centrale:
✕ Totale mancanza di uniformità nella segnaletica verticale
✕ Totale mancanza di segnaletica orizzontale (indicazioni sul pavimento)
✕ Invasività degli spazi pubblicitari e degli esercizi commerciali

I lavori già presentati nei precedenti post:
Il «Salieri» di Diana Quarti
Il «Velasca» di Nora Dealti
Il «Monumentale» di Pierfrancesco Annichiarico
Il «MilanoCentrale» di Alberto Manzella
Il «Labi.bold» di Laura Ferrario
Il «Velasca» di Laura Dal Maso
Il «Contrast» di Maddalena Lo Franco

Testi e caratteri per il video

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Oltre per la grafica editoriale e paraeditoriale l’importanza della scelta dei corpi incide anche sulla lettura a schermo che è più faticosa e la fatica aumenta quando i caratteri sono molto piccoli.

Per esigenze d’impaginazione si tende spesso ad impostare con i fogli di stile caratteri molto piccoli, a 8-10 pixel (per le grandezze non si parlerà più di corpi ma di pixel), specie quando il layout grafico prevede la disposizione dei contenuti su tre o quattro colonne.

Impostazioni di questo genere non sarebbero di per sé discriminanti se non ci fossero alcuni ostacoli critici. Il primo ostacolo è che molti utenti non conoscono adeguatamente le funzionalità del proprio browser e probabilmente non sanno che possono sfruttare lo zoom per ingrandire o rimpicciolire il testo. Fin qui è sufficiente un minimo d’informazione.

La maggior parte dei browser permette di modificare la dimensione dei caratteri, in caso di necessità con comandi facilmente accessibili nella barra dei menu. Le impostazioni di Internet Explorer®, permettono questo controllo in modo più restrittivo e meno elastico rispetto ad altri browser.

La maggiore difficoltà della lettura a monitor (circa il 25% più lenta che su carta) data dalla minor risoluzione rispetto alla carta, dell’emissione luminosa dei video (più affaticante della carta) e dell’innaturale posizione nella quale ci si trova ad affrontare l’atto della lettura su monitor, ha posto a designer e progettisti la necessità di trovare dei modi che potessero bilanciare queste difficoltà.

Il primo risultato è stato quello di preferire caratteri senza grazie, il secondo nella nascita degli screen-font atti a sfruttare al meglio la tecnologia a pixel. Già il sistema operativo Macintosh utilizzava da tempo per i messaggi di sistema un font lineare particolare, il «Chicago», dall’aspetto tozzo e lineare, con poche linee oblique, facile da leggere anche a risoluzioni piuttosto basse.

Esempi di font video, studiati unicamente per questo utilizzo come internet e multimedia e pertanto fortemente sconsigliati nella stampa tradizionale tipografica sono il «Verdana» (1994), il «Tahoma» (2000) e il romano «Georgia» (2000) disegnati dal type-designer Matthew Carter il quale, basandosi su lunghi studi ed esperimenti, ha identificato alcuni parametri che gli hanno consentito di progettare i cosiddetti screen-font per Microsoft. Altro screen-font molto utilizzato nel web design è il «Trebuchet» un lineare umanista progettato dal fotografo & type designer Vincent Connare nel 1996, il quale tra il 1999 e il 2000 progetta il «Magpie» un corsivo che nella forma corsiva ricorda molto i primi corsivi tipografici di tipo calligrafico sempre per l’utilizzo multimediale.

Anche «Arial», già citato in un precedente post di questo mese sulla sua somiglianza e confusione con l’Helvetica, progettato nel 1982 da Robin Nicholas e Patricia Saunders per la Monotype Design Staff come font di sistema operativo per la Microsoft si può considerare come carattere per video e non come, molto erroneamente utilizzato, per la tipografia e per l’immagine coordinata.