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Tesi tipografiche al Politecnico (1): Domino

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Oggi ho seguito, nella mia commissione di laurea magistrale, ben tre tesi che avevano come argomento la tipografia, segno forte di quanto questa disciplina stia rinascendo in Italia.
La prima, che vi illustro in questo primo post, mi vedeva relatore ed è stata presentata da Nora Dealti: dal titolo Domino.

Dall’introduzione della tesi:
“L’obiettivo di questa tesi è stato di fornire uno strumento utile al progettista e allo studente per scegliere in modo consapevole ed autonomo la font più adatta alla tipologia di lavoro da mettere a punto.
La necessità di fare ordine e di creare questa metodologia, utile per classificare i caratteri in base a considerazioni di tipo funzionale, che vanno oltre a quelle meramente storico-stilistiche, è diventata più forte con l’affermazione della digitalizzazione e l’avvento del desktop publishing.


La tecnologia ha, di fatto, rivoluzionato il modo di affrontare il lavoro e ha permesso ad un gran numero di persone di avvicinarsi a questo tipo di progettazione, senza necessariamente possedere conoscenze pregresse in materia di grafica e tipografia.


Domino intende, in primis, guidare il progettista in una scelta consapevole della font e, successivamente, in una sua corretta composizione, tenendo sempre in considerazione l’importante fattore della leggibilità.
Può inoltre essere impiegato per verificare, condividendo o meno, le scelte fatte da altri progettisti
riguardo a lavori già esistenti.

Domino, ovviamente, non ha la pretesa di regolamentare ogni scelta tipografica, è indubbio che il progettista debba tener conto anche di altri fattori come il contesto, lo stile, il target, ecc., ma
ritengo possa essere un buon punto di partenza.


Il progetto Domino è costituito da un manuale contenente i princìpi guida relativi ai sette ambiti
progettuali individuati (testo corrente, titolazioni, headline pubblicitarie, immagine coordinata, segnaletica, infografica e video), da un taccuino su cui poter testare e catalogare le font, e da un gioco, un domino appunto, con cui mettere alla prova le conoscenze acquisite con la guida”.

La tesi di Nora Dealti è stata valutata molto positivamente.

Tipoteca Italiana a Cornuda (TV)

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Nel 1995 nasce la Tipoteca Italiana fondazione nel cuore della laboriosa provincia trevisana con l’intento di raccogliere, catalogare e conservare i caratteri tipografici ed i macchinari che hanno fatto la storia della tipografia italiana negli ultimi secoli.

Ospitata negli edifici dell’antico Canapificio Veneto, la Tipoteca da vita ad iniziative che valorizzano la tipografia.

Si costituisce così il Museo del Carattere e della Tipografia che offre al pubblico di studenti, di type designer e di cultori della materia una passeggiata nel panorama storico e tecnico della tipografia italiana attraversando le officine di fusione dei caratteri, le compositorie, le officine di stampa tipografica, i laboratori come: “Nell’officina di Gutenberg”, “La Scuola di Aldo” e “Tipi di tutti i tipi” e l’aula didattica dove si svolgono i corsi per comprendere dal vero l’invenzione della stampa a caratteri mobili, che ha permesso la diffusione universale del sapere, consentendo la nascita del mondo moderno..

Il Museo illustra tutti i passi della tipografia: dalla progettazione delle forme delle lettere alla loro incisione e itaglio dei punzoni di metallo; per poi passare all’ottenimento delle matrici che serviranno alla fusione dei caratteri per la produzione seriale dei tipi in lega piombo-antimonio.

A partire dagli anni ottanta del XIX sec., si assiste alla comparsa di tecnologie in grado di sviluppare la fusione meccanica, semiautomatica o automatica, e associata alla composizione.

Tra i continuatori di Gutenberg, pertanto, sono da annoverarsi gli inventori della “composizione meccanica”, quali gli americani Mergenthaler (1886) e Lanston (1887), creatori rispettivamente della Linotype e della Monotype.

La Monotype, introdotta in Italia nel 1903, è una macchina compofonditrice a caratteri mobili.

Concepita per la composizione di libri, è costituita da due dispositivi, la tastiera e la fonditrice. Nella homepage del sito della Tipoteca (in alto a sinistra) è possibile vedere un video sulla composizione utilizzando la Monotype.

La tastiera di una Linotype
La tastiera di una Monotype

La Linotype produce una “linea di tipi” ed è la capostipite delle macchine compositrici e fonditrici monolineari: incontrò da subito una vasta accoglienza, e per generazioni di tipografi occupati nei giornali fu la incontrastata “regina”.

Venne introdotta in Italia nel 1899. Nel Museo vi è anche una nutrita collezione di caratteri di legno dove la matrice di stampa si ottiene grazie all’arte di incidere il legno, nota come xilografia. La tecnica xilografica era utilizzata per realizzare caratteri mobili e fregi, soprattutto da manifesti: avevano, rispetto al piombo, il vantaggio della leggerezza e venivano intagliati direttamente sulla tavoletta.

L’introduzione del pantografo segna una vera “svolta” nella produzione dei caratteri, sia di legno sia di piombo: tale strumento, infatti, permette di eseguire disegni o incisioni con dimensioni ingrandite o ridotte rispetto a quelle di disegni originali.

Per i corpi grandi venivano utilizzati caratteri in legno
Per i corpi grandi venivano utilizzati caratteri in legno preferibilmente di pero

Fase antecedente la stampa è la composizione dei testi, questa poteva essere fatta a mano dove il compositore prende dalla cassa i caratteri necessari a comporre una riga di testo e li allinea sul compositoio, strumento che egli tiene in mano.

La composizione della riga comporta, oltre alle parole, la composizione degli spazi tra le parole e degli eventuali bianchi all’inizio e alla fine della linea.

In questo modo, i caratteri vengono chiusi in una giustezza, che è la riga di testo o la larghezza di una riga.

Aggiungendo riga a riga si ottiene la pagina.

Le righe di testo, separate dalle interlinee, sono ordinate sul vantaggio, un piano usato per appoggiare le linee che ha composto. Ultimata la composizione della pagina, l’insieme delle righe viene serrato con morsetti in un telaio chiamato forma.

A questo punto, la forma è pronta per la stampa: la macchina tipografica provvederà a inchiostrare le lettere a rilievo e a stamparle su carta. Il terzo passaggio illustrato è la stampa dal torchio tipografico alla offset.

Molto interessante è importante è la collezione di caratteri italiani sia come tipi metallici, sia come specimen, che offre una rassegna delle interpretazioni più significative proposte nel corso del Novecento.

Il disegno del carattere si può definire vera e propria traccia di memoria storica, rivelatore di espressioni estetico-formali legate al contesto storico in cui nasce.

Ogni carattere viene esposto in una forma che raccoglie i segni rappresentativi, accompagnata dalla stampa e da documenti d’epoca.

Questi alcuni caratteri presenti: Pastonchi (F. Pastonchi-E. Cotti, 1927), Griffo (G. Mardersteig, 1929), Semplicità (Studio Nebiolo, 1930), Triennale di Guido Modiano (Fonderia Reggiani, 1933), Neon (G. Da Milano, 1935), Landi (A. Butti, 1939), Hastile (A. Butti, 1941), Microgramma (A. Butti, 1941), Dante (G. Mardersteig, 1946-52), Tallone (A. Tallone, 1949), Garaldus (A. Novarese, 1941), Garamond Simoncini (F. Simoncini, 1958), Eurostile (A. Novarese, 1962), Forma (A. Novarese, 1946-1948).

Alcune pubblicità e specimen di caratteri italiani
Alcune pubblicità e specimen di caratteri italiani

Ampio spazio è dedicato nella Tipoteca ai Type Designers italiani con la presenza di medaglioni monografici dei principali tipizzatori italiani, scelti in quanto protagonisti di momenti storici significativi, sia per l’evoluzione del gusto sia per la ricerca di un’espressione artistica legata alla tipografia italiana, segnando profondamente lo sviluppo dello stile italiano.

La parete armadio della raccolta delle polizze dei caratteri. Sopra i pannelli sono rappresentate le classificazioni stilistiche di Aldo Novarese e lintegrazione Fuga
La parete armadio della raccolta delle polizze dei caratteri. Sopra i pannelli sono rappresentate le classificazioni stilistiche di Aldo Novarese e l’integrazione Fuga

Indirizzo:
via Cotonificio 3
31041 Cornuda (Treviso)
T ++39/0423 86338
www.tipoteca.it
info@tipoteca.it

Questi sono gli orari di apertura del Museo:
dal martedì al giovedì: 9-13
venerdì: 9-13 / 14-18
sabato: 14-18
domenica: solo su prenotazione (gruppi)
lunedì, festività e maggior parte di agosto chiuso

gruppi: visite guidate su prenotazione

Typoquiz: peccato sia solo in tedesco

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In Germania anche la tipometria è un gioco. Nel paese maggior produttore dei puzzle, gli studenti di progettazione grafica possono cimentarsi in questo gioco a quiz per provare a constatare il proprio bagaglio di conoscenze tipometriche e tipografiche.
Vengono posti quesiti sulla composizione dei testi, sulle classificazioni stilistiche, sulla storia delle scritture e sulle gabbie d’impaginazione. Si può giocare da soli o a squadre in modo da migliorare il proprio bagaglio culturale da principianti a professionisti della tipografia.

Le regole: il gioco consiste in 2 pacchetti di 55 carte Il gioco inizia mescolando le carte e rimettendole impilate con il titolo (la parte rossa) visibile. A questo punto i giocatori determinano chi inizia a giocare. Il prescelto prende la prima carta e chiede al relativo vicino, di risponde correttamente al primo quesito. Se l’interrogato risponde correttamente conquista la carta che andrà a costituire il suo punteggio (ogni domanda ha un valore diverso a seconda della difficoltà). Mentre se risponde scorrettamente, la carta viene rimessa ancora sotto il mucchio. In entrambi i casi sarà lui a porgere la domanda seguente ad un altro giocatore. Il gioco procede fino alla lettura di tutte le carte-domanda. Vince ovviamente chi ha risposto correttamente facendo il totale dei punti. Nel mazzo ci sono ben 15 Carte Bonus (B) e 3 Jolly (J), le prime portano i punti supplementari, se risposte correttamente, e permettono che di ricevere subito un’altra domanda; le seconde danno la possibilità di rispondere subito ad un’altra domanda se non si sa la precedente (la carta Jolly una volta utilizzata viene esclusa dal gioco).