Typography – Tipografia – Tipográfia – Typographie – Typografie – Typografi – Τυπογραφία

Archivio del tag ‘svolazzi’

Quando s’insegnava nelle scuole italiane la “Bella Scrittura” (parte seconda – tra le due Guerre)

con 4 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie
C’era una volta, e fino a non tanto tempo fa, nelle scuole italiane l’uso d’insegnare agli studenti ad avere una “bella scrittura”.

Così iniziava la prima parte – “da fine Ottocento alla Grande Guerra Mondiale”, dei post dedicati all’insegnamento della calligrafia nelle scuole italiane, una interessante documentazione che parte nell’800 ed arriva nei primi anni ‘60 dello scorso secolo quando viene soppresso l’insegnamento sia nelle scuole elementari (ridotto alla sola prima elementare quando la maestra/o scriveva sul tuo quaderno una prima riga di lettere e tu, scolaro, dovevi ripeterle molte volte cercando di copiarle dignitosamente), sia nelle scuole medie e magistrali, commerciali.
Prima ciascun allievo cominciava ogni anno dal primo quaderno e passava al successivo solo se aveva superato tutte le difficoltà del precedente.
In questa seconda parte sarà illustrato il periodo tra le due Guerre Mondiali che coincide con il ventennio fascista che influenzerà molto il contenuto nelle frasi e parole da scrivere presenti in questi quaderni ma non le denominazioni “internazionali” di inglese e francese.
Curiosità: durante il periodo fascista fu introdotta la “scrittura diritta” perché un medico oculista aveva detto all’allora ministro della pubblica istruzione che la scrittura inclinata farebbe male agli occhi, chissà poi perché! La calligrafia tradizionale insegnava, invece, che la scrittura doveva essere inclinata verso destra con un angolo di circa 36 gradi, in modo da assecondare i movimenti del polso e dell’avambraccio.

Modelli di Calligrafia per le Scuole Medie – Metodo Prof. Francesco La Manna (anni ‘20)
Scrittura Diritta – Modelli di Calligrafia per le Scuole Medie – Metodo Prof. Francesco La Manna (anni ‘20)
La Calligrafia nelle Scuole medie – Prof. Angelo Mona
Filosa
Metodo di calligrafia – Prof. Gaetano Filosa (1938)
Filosa
Influenza fascista nei contenuti del Metodo di calligrafia – Prof. Gaetano Filosa (1938)
La Manna
Esempio di utilizzo della bella scrittura ad uso commerciale e notarile

L’insegnamento in Italia

Come scrivevo nella prima parte, dalla scuola elementare e media, dove era una comune materia di studio, l’insegnamento della “bella scrittura” trovava il massimo grado di perfezione nelle scuole tecniche di avviamento professionale sia maschili, sia femminili come disciplina essenziale per lavorare nel commercio, nell’industria e negli uffici come impiegati. Il Regio Decreto del 1899 prevedeva per quest’ultimo ordine di scuole 3 ore settimanali (solo 2 ore nel femminile) per le prime classi con esercitazioni sul carattere inglese posato di varie altezze e sul corsivo inglese; mentre nelle seconde classi vi erano lo studio del corsivo, dello stampatello Aldino, Italiano, Rotondo, Bastardo (Coulé); nelle terze classi, infine, lo studio del gotico antico e moderno, stampatello romano e la distribuzione estetica dei caratteri. Esistevano manuali e quaderni ad album distribuiti in tutto il territorio italiano o in ambito regionale.

Tra le due guerre, oltre alle riedizioni del Prof. Tonso, sono i vari fascicoli di “Modelli di Calligrafia per le Scuole Medie. Metodo Lamanna (approvato dal Ministero della Pubblica Istruzione)” pubblicati dalla Società editrice Dante Alighieri e nel dopoguerra dalla Casa editrice Carlo Signorelli, scritti dal Prof. Cav. Francesco La Manna della ‘Reale Scuola tecnica Bonaventura Cavaliera’ di Milano, autore di altre opere e pubblicazioni calligrafiche per le scuole elementari e medie di ogni grado, per gli aspiranti all’insegnamento e per i cultori delle arti grafiche ad essere i più utilizzati.
Degli anni ‘20 sono i vari “Quaderni di Calligrafia” stampati da diverse cartolerie del Regno ed utilizzabili per tutti i metodi esistenti mentre all’estero esistevano quaderni di calligrafia e analisi musicale insieme.
Sempre degli anni ‘20 è il quaderno “La Calligrafia nelle Scuole medie” del napoletano Prof. Angelo Mona. In questo quaderno, oltre alle numerose tavole sulla scrittura inglese, i corsivi italiano, francese e tedesco; il rotondo, il gotico antico e moderno, il gotico delle pergamene, vi sono anche tavole sugli svolazzi.

Svolazzi da La Calligrafia nelle Scuole medie – Prof. Angelo Mona

Del 1921 è il “Metodo razionale di calligrafia, ad uso delle scuole tecniche, normali, complementari, commerciali e degli aspiranti al diploma di calligrafia” del Prof. Tullio Giaconi edito a Livorno da R. Giusti; e del 1938 è il “Metodo di Calligrafia” del Prof. Gaetano Filosa già operativo dai primi anni del ‘900 con il “Trattato di calligrafia” del 1904 edito dalla Litografia Democratica, “Corso completo di calligrafia, per le scuole medie, professionali, commerciali e militari” del 1911 e il quaderno “L’arte calligrafica nelle scuole medie : Raccolta di prospetti, intestazioni commerciali e composizioni calligrafiche” del 1913 editi ambedue dalla Tipografia G. Federici; per arrivare alla sua ultima pubblicazione nel 1958, il “Metodo di calligrafia” edito da A. Garzanti.

Gotico moderno compilato dal Prof. Gaetano Filosa

Il Filosa tratta la scrittura inglese, il corsivo inglese, la scrittura rotonda, il corsivo commerciale, la scrittura diritta, il corsivo tedesco commerciale; i caratteri per intestazioni tra i quali la scrittura italiana, il corsivo francese o coulée, il gotico antico e moderno, il gotico delle pergamene; gli stampatelli aldino e romano.
Del 1943 è il quaderno di 44 pagine di “Modelli di Calligrafia ad uso delle Scuole Medie” di Cesare Torricelli edito da Paravia.

Segue sui prossimi post la terza parte …

Quando s’insegnava nelle scuole italiane la “Bella Scrittura” (parte prima – da fine Ottocento alla Grande Guerra Mondiale)

con 20 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie
C’era una volta, e fino a non tanto tempo fa, nelle scuole italiane l’uso d’insegnare agli studenti ad avere una “bella scrittura”.
Con molta pazienza e a volte con molto rigore gli alunni sin dalle scuole elementari erano sollecitati dai maestri di calligrafia ad imparare a scrivere bene prima in brutta copia e poi sui quaderni di bella copia. Inizialmente riempivano le pagine di aste, di cerchi, per poi passare alle lettere tonde, miste con gambe verso il basso e prolungamenti verso l’alto. In uno sforzo costante di rendere “bella” ed elegante la scrittura. In un’epoca in cui vi erano già le macchine da scrivere, ma molto era ancora scritto manualmente e doveva presentare delle caratteristiche di leggibilità ed estetica codificate. Certamente l’utilizzo del pennino e delle prime stilografiche non permetteva una scrittura molto veloce e pertanto era più facile che fosse accurata … nonostante le facili macchie. Con l’avvento delle economiche penne biro, negli anni ‘60, che hanno permesso una scrittura più veloce si è iniziato ad avere meno cura della propria scrittura.
Altro fattore fondamentale è stata la soppressione, agli inizi degli anni ‘60, dell’insegnamento scolastico della “bella scrittura” ridotto alla sola prima elementare quando la maestra/o scriveva sul tuo quaderno una prima riga di lettere e tu, scolaro, dovevi ripeterle molte volte cercando di copiarle dignitosamente certamente non come negli anni precedenti quando erano molto frequenti le punizioni di scrivere almeno 50 volte la medesima parola sui quaderni a righe. Ora, ai giorni nostri, con l’arrivo dei mezzi informatici, non siamo più abituati a scrivere a mano, lo scrivere in modo leggibile è sempre più una rarità non solo in età scolare ma anche per gli adulti “diseducati” e solo affidandoci ai tanti corsi di calligrafia possiamo nuovamente imparare a scrivere.

Ed a proposito degli studenti è stato calcolato che ben il 20% di loro soffrono non solo di disortografia ma anche di disgrafia (più delle volte legata alla dislessia) che è la difficoltà di realizzare i grafemi manualmente e in modo automatico, leggibile e fluente. La scrittura spesso è indecifrabile anche per chi scrive, non solo per chi legge. La pressione è debole o eccessiva con micrografia o macrografia e non c’è continuità nel gesto, ovvero ci sono interruzioni con eccessiva o ridotta distanza tra le parole, non esatta legatura tra i segni e orientamento improprio del tracciato sul foglio, segni nervosi o svogliati, in poche parole scrivere a “zampa di gallina” come si diceva una volta.

“Chi non sa leggere la sua scrittura
è un asino di natura”


La causa di ciò è in parte a problemi visivi ignorati nei bambini ma anche ad una assenza di educazione nello scrivere. Se si dedicasse almeno una buona ora la settimana nelle scuole a scrivere in bella calligrafia gli studenti sarebbero più precisi e attenti, e ciò che scrivono molto più leggibile.
L’insegnamento della calligrafia, denominata anche “Bella scrittura”, è diventata molto diffusa e importante dagli inizi del XIX secolo (è del 1812 la raccolta di tavole gli “Esemplari” del 1812 create da Bernardino Olivieri a Firenze) e dopo l’Unità d’Italia è presente nei programmi formativi ministeriali per tutte le scuole: normali, complementari, tecniche fino agli inizi degli anni ’60 dello scorso secolo.
Ma il primo manuale nella storia data 1522 con “La Operina da Imparare di scrivere littera Cancellarescha” di Ludovico Arrighi detto il Vicentino. Successivamente saranno i francesi, gli olandesi e gli inglesi come Stanley Morison che analizzerà profondamente l’opera dell’Arrighi ed Edward Johnston con il suo “Writing and illuminating and lettering” ad esprimere al meglio questa disciplina e dar vita all’insegnamento ed alla tradizione anglosassone. Mentre in Germania sarà il lavoro del famoso calligrafo Rudolf Kock ad essere celebrato o in Islanda Benedikt Gröndal. In Italia diversi calligrafi ancor oggi poco conosciuti insegnavano quest’arte italiana, andiamo a scoprirli.

Metodo Teorico Pratico di Scrittura Rotonda – Prof. Giovanni Tonso (1899)
Metodo Teorico Pratico di Scrittura Rotonda – Prof. Giovanni Tonso (1899)
Metodo Teorico Pratico di Scrittura Italiana – Prof. Giovanni Tonso (1899)
Il bello Scrivere – Prof. Giuseppe Ferrini (1902)
Fantasie – Il bello Scrivere – Prof. Giuseppe Ferrini (1902)
Calligrafia Moderna – Prof. Nicola D’Urso
Scrittura italiana – Calligrafia Moderna – Prof. Nicola D’Urso
Manuale di Calligrafia per uso delle classi elementari del Cav. Michele Favaloro
Calligrafia Inglese – Prof. Giovanni Mundici (1914)
Gotico delle Pergamene da «il Bello Scrivere» del Prof. Giuseppe Ferrini (1902)
Lapidario a rilievo da «il Bello Scrivere» del Prof. Giuseppe Ferrini (1902)


L’insegnamento in Italia

Dalla scuola elementare e media, dove era una comune materia di studio, l’insegnamento della “bella scrittura” trovava il massimo grado di perfezione nelle scuole tecniche di avviamento professionale sia maschili, sia femminili come disciplina essenziale per lavorare nel commercio, nell’industria e negli uffici come impiegati. Il Regio Decreto del 1899 prevedeva per quest’ultimo ordine di scuole 3 ore settimanali (solo 2 ore nel femminile) per le prime classi con esercitazioni sul carattere inglese posato di varie altezze e sul corsivo inglese; mentre nelle seconde classi vi erano lo studio del corsivo, dello stampatello Aldino, Italiano, Rotondo, Bastardo (Coulé); nelle terze classi, infine, lo studio del gotico antico e moderno, stampatello romano e la distribuzione estetica dei caratteri. Esistevano manuali e quaderni ad album distribuiti in tutto il territorio italiano o in ambito regionale.
Tra i primi, legati al Regio Decreto c’era il “Modello di calligrafia” di Eliodoro Andreoli, reputato fra i massimi calligrafi di quel tempo, edito a Milano nel 1899 (di tale volume esiste una ristampa del 1992 con i fac-simile edito dalla Dante Alighieri).
Quelli di più alta diffusione erano i numerosi manuali “La Calligrafia. Metodo teorico pratico” di scrittura italiana (inglese), scrittura rotonda insegnate nelle scuole di avviamento commerciale, magistrale, professionale e industriale, scuole tecniche commerciali e negli istituti tecnici, commerciali e amministrativi; scritto dal Prof. Giovanni Tonso docente presso il Regio Istituto Sommeiller e la Scuola Lagrange di Torino a fine ‘800; o la serie “Il bello scrivere. Studio completo di calligrafia svolto con i più moderni sistemi e con procedimento teorico, pratico, nazionale” che trattava lo studio della scrittura inglese, gotico delle pergamene, lapidari, stampatello aldino e scrittura rotonda edito da vari editori come Osvaldo Galli, Evaristo Clerici e Ettore Bassi & Testa e scritti dal Prof. Giuseppe Ferrini, vincitore di importanti premi alle esposizioni di Parigi (1900), Varese (1901) e Roma (1908); o il corposo album di “Calligrafia Moderna” ad uso delle scuole medie e cultori di arti grafiche con testi e 80 tavole di modelli del salentino Prof. Nicola D’Urso che già a 22 anni, nel 1899, insegna l’arte del disegno, della calligrafia, dell’incisione e della miniatura, dei disegni per il ricamo a Roma.

Scrittura rotonda compilata dal Prof. Nicola D’Urso

Tale album contiene esempi di scrittura inglese, rotonda, italiana, gotico antico e moderno e delle pergamene, stampatelli, svolazzi, epigrafi, iniziali e monogrammi. Il Prof. D’Urso fu anche promotore di un evolutivo sistema stenografico ed è noto tra i cultori della calligrafia per le sue Cartoline micrografiche dove tracciava testi in micro calligrafia.
Altra serie di quaderni era “La Calligrafia per le Scuole Medie. Metodo teorico-pratico diviso in 15 quaderni” di Antonio Agostini, dei primissimi anni del ‘900, stampati a Treviglio (BG) e vincitori della Medaglia d’Argento alla 5ª Esposizione Internazionale di Roma del 1903.

Calligrafia inglese compilato dal Prof. Giovanni Mundici

In ambito regionale erano: il “Manuale di Calligrafia per uso delle classi elementari” del Cav. Michele Favaloro di Palermo; le opere didattiche del bolognese Fausto Saggiotti quali: “Esemplare di scrittura con massime di ben vivere per uso delle Scuole tecniche e normali”, stampato a Bologna, Litografia G. Wenk, (1882); “Metodo per apprendere con facilità l’arte dei contorni per saggi di calligrafia, disegni, ecc.,” stampato a Bologna, Stab. Litografico F. Barbieri, (1888); “Metodo di calligrafia”, stampato a Bologna, Lit. G. Wenk, s.d.; i quaderni di “Metodo teorico – pratico illustrato” del Prof. Giovanni Mundici editi dalla Società Tipografica Modenese, sempre ad uso delle Scuole Medie, che si dividevano in 4 fascicoli sul Corsivo Inglese e 2 sulla Scrittura Corsiva; ulteriore testo era il “Metodo Teorico Pratico di Calligrafia” del Prof. Ettore La Creta edito dalla Libreria Editrice Baroni di Lucca dove oltre ai vari modelli di scrittura ci sono anche fogli di abbreviazioni commerciali e delle prime scritture stilografiche; altro ancora il quaderno “Metodo Cobianchi” diviso in cinque serie di Pietro e F.lli Cobianchi di Intra; in Friuli era molto utilizzato il “Metodo di calligrafia per le scuole elementari” di Carlo Rossi, in 11 quaderni, approvato dal Consiglio provinciale scolastico di Udine, (1878); in Umbria il “Metodo di Calligrafia” di Torello Bianchi (1889) e così tanti altri.
Il saper scrivere bene era considerato molto importante per ottenere un buon posto di lavoro.

Segue sui prossimi post …

Metodo Cobianchi
Metodo Cobianchi

7) Scritti – Calligrafici: (Classificazione Novarese) parte prima

con 6 commenti - leggili e lascia anche il tuo, grazie

Parte prima: dalle “Littere” alle “Cancelleresche”, fino alle “Barocche”

Coluccio Salutati: littera antiqua

Littera italica

Ludovico Vicentino degli Arrighi, legature presenti nella “Operina”, 1522

Giovanni Antonio Tagliente, calligrafia, 1524

Giovan Battista Palatino, 1540

Ferdinando Ruano, “Lettera cancelleresca formata”, 1550

Francesco Cresci, 1579

In questa ampia famiglia della Classificazione Novarese sono presenti diversi stili calligrafici e scritti post amanuensi (i quali sono classificati nel gruppo “2) Onciali – Amanuensi” comprendendo tutte le scritture fino alla «Minuscola carolingia»). Sono realizzati con la penna d’oca, con la penna e il pennino (Calligrafici); penne, pennarelli, pennelli ed altri “strumenti di scrittura espressiva” come spray, spazzolini, matite grasse, carboncini, ecc. (Scritti).

In questa prima parte saranno illustrate le varie scritture partendo dalle «Littere», dalle «Mercantili» e dalle «Cancelleresche» di origine fiorentina sviluppate dal Rinascimento, le quali sopravvivono all’invenzione della stampa, che aveva sconfitto gli amanuensi, ma non si può dire dei calligrafi che anzi dal ‘500 si moltiplicano producendo anche notevoli trattati teorici sulla scrittura e sugli strumenti adatti per scrivere.

Dalle scritture gotiche si formarono le universitarie: la Littera bononiensis, propria dei manoscritti universitari bolognesi ma diffusa anche in molti altri centri italiani, di forma rotonda, regolare ed elegante; la Littera parisiensis, tipica dei manoscritti universitari parigini, di ridotte dimensioni e di esecuzione meno calligrafica e con tratti spezzati; la Littera oxoniensis, dei manoscritti universitari inglesi, simile alla parisiensis ma più serrata e con tratti meno spezzati.

Nel xı e xıı secolo la Minuscola gotica corsiva fu la scrittura di uso comune per i documenti, la corrispondenza privata, i libri di conti e i registri, ma fu anche impiegata nei codici come scrittura libraria. Se ne fece grande uso nelle cancellerie Papale e Imperiale Minuscola cancelleresca. Una variante della cancelleresca, utilizzata principalmente nel xııı secolo, fu la Minuscola mercantile o Mercantesca, cosiddetta dall’impiego fattone dalla nuova categoria dei mercanti che sapevano leggere e scrivere almeno in volgare. Questa scrittura si presenta rotonda con le lettere compresse verticalmente per cui le aste non sono molto sviluppate, le forme sono diritte e con pochi legamenti; gli svolazzi al di sotto del rigo non si interrompono ma tornaro indietro per allacciarsi alla lettera successiva.

La Bastarda è una scrittura corsiva, angolosa, inclinata verso destra che si sviluppa in Francia e in Europa nel xıv secolo e poi si diffonde anche in Piemonte. Sarà ripresa durante il Rinascimento anche da Francesco Cresci. Tracciata con una punta tagliata crea tratti scuri (quelli verticali discendenti, orizzontali e obliqui da sinistra a destra) e tratti sottili per le linee oblique da destra a sinistra.

La Minuscola notarile, dal tracciato scorrevole e dalle forme arrotondate, fu l’antecedente delle scritture umanistiche. Grazie al lavoro di Poggio Bracciolini, che da giovane lavora come copista presso il grande amico di Petrarca, e suo successore nella guida della nuova cultura umanistica, Coluccio Salutati, s’impone – nei primi anni del xv Secolo – lo standard della littera antiqua, cioè dell’umanistica rotonda; i due italiani sono stati i primi a “riprodurre” pura e semplice la scrittura carolina tanto che a prima vista, molte volte non è facile distinguere un Carolina da uno scritto umanistico; e sempre negli stessi anni Niccolò Niccoli elabora l’umanistica corsiva detta anche Italica.

Nel Rinascimento tra i maestri di scrittura del periodo, vi sono: Ludovico Vicentino degli Arrighi, Giovanantonio Tagliente, Giovan Battista Palatino, Ferdinando Ruano, Vespasiano Amphiareo e Francesco Cresci, tutti pubblicano dei manuali calligrafici. Nel 1522, Arrighi, uno scrivano papale, pubblica il suo primo manuale di calligrafia a Vicenza. La sua “Operina da imparare di scriuere littera cancellarescha” è tuttora un libro di riferimento per chi si vuole cimentare con il carattere italico o cancelleresca. Un secondo manuale è dell’anno successivo – ma questo libro conteneva una serie di pagine stampate a partire dal corsivo del suo disegno. Questo tipo di corsivo, il primo dei sei che Arrighi progetterà, risulta più formale di quello di Francesco Griffo che intagliò per Aldo Manuzio. Aveva ascendenti e discendenti più estese, consumando così molto più spazio verticale che orizzontale.

Anche se più stravagante nella forma, il corsivo dell’Arrighi è aperto, leggibile, ed ha richiesto un minor numero di legature rispetto a quelli del Griffo. Arrighi utilizza come i primi “Veneziani” le maiuscole tonde (quelle corsive saranno una trasformazione francese) ma introduce anche le maiuscole decorate “swash” leggermente corsivizzate.

Del 1524 è la prima stampa del manuale “Lo presente libro insegna la vera arte delo excellente scribere de diverse varie sorti de litere” di Giovanni Antonio Tagliente dove mostra la sua superba padronanza nell’uso della penna. Egli insegnava a “scrivere“ ai diplomatici presso la Cancelleria veneziana.

Giovan Battista Palatino è stato il più prolifico disegnatore nella prima metà del xvı secolo disegnando 29 diversi alfabeti calligrafici, non solo latini, ma pure in ebraico, arabo, greco, egiziano, siriano, indiano. Nel 1540 ha pubblicato uno manuale di istruzioni dei caratteri intitolato: “Libro nuovo d’imparare a scrivere”, comprendente tutti i suoi lavori.

Nel 1550 lo spagnolo Ferdinando Ruano, ‘scriptore’ della Biblioteca Vaticana, pubblicò i “Sette alfabeti di varie lettere formati con ragion geometrica” e la “Lettera cancelleresca formata” quest’ultima, incisa e fusa nel 1926 dalla Società Nebiolo di Torino su consiglio di Raffaello Bertieri che ne disegnò le maiuscole e i numeri, mancanti nell’originale. Questa cancelleresca, che piega lo stile gotico alle armonie calligrafe, per la sua originale impostazione verticale, si distingue dai coevi alfabeti corsivi creati dagli altri calligrafi rinascimentali.

Vespasiano Amphiareo, frate conventuale di Ferrara, pubblica nel 1555 il suo manuale “Opera di frate Vespasiano Amphiareo da Ferrara dell’ordine minore conuentuale, nella quale si insegna a scriuere varie sorti di lettere, et massime vna lettera bastarda da lui nouamente con sua industria ritrouata … Poi insegna a far l’inchiostro…” e nel 1566 “Opera nella quale s’insegna a scriuere varie sorti di lettere … Aggiuntoui di nuouo due bellissimi alphabeti di maiuscole”.

Il milanese Francesco Cresci pubblicherà nel 1579 “Il perfetto cancelleresco corsivo” dove illustrerà la «Corsiva Cresciana» che sarà la principale forma alla quale deriveranno, nei secoli successivi, la «Scrittura corsiva inglese». Cresci introdusse un nuovo stile di scrittura, più fluente e dinamico, che cambiò lo stile della calligrafia, della stampa e dell’iscrizione. In particolare il suo adattamento delle lettere maiuscole romane tracciò il percorso che seguirono gli incisori dell’epoca nelle iscrizioni dei grandi edifici della Roma Barocca, creando così un’identità di lettering dello Stato della Chiesa.

Vespasiano Amphiareo, Littera bastarda

Guida al tracciamento della Cancelleresca corsiva (tavole di James Clough)

_

Nel xvı secolo si afferma l’uso del pennino flessibile e appunto perché è lo strumento più adatto a tracciare i complicati decori e svolazzi che avvolgono le lettere create in questo periodo. Il gusto per la decorazione enfatica si contrappone al rigore classico del Rinascimento in tutte le manifestazioni visive del ‘600. Si rivaluta così la figura del maestro calligrafo che, traendo spunto dalle scritture cancelleresche e gotiche, si produce in virtuosismi in netto contrasto con l’evoluzione tecnico-formale attuata nel xv e xvı secolo. Nei Paesi Bassi, nella prima metà del xii secolo, si sviluppa l’arte della calligrafia fiorita conquistando fama internazionale. Uno dei maestri di questo stile calligrafico è stato Jan van den Velde, di origine fiamminga, ma che ha vissuto e ha lavorato principalmente in Olanda. Egli ha lavorato con il suo padre putativo, Felix Van Sambix, che è stato lo stesso molto acclamato per la sua arte calligrafica. Un virtuoso della arabesco, van den Velde ha scritto usando una penna d’oca, tagliata per formare un ampio pennino, i bordi leggermente arrotondati per renderlo ben scorrevole. Egli rielabora la svolazzante grafia del francese Beauchesne utilizzando una struttura architettonica riccioluta con ritmi più tipicamente barocchi.

La calcografia, introdotta alla fine del xv secolo, verrà largamente utilizzata nel xvı secolo anche per stampe calligrafiche. Questa tecnica permette la realizzazione tramite un bulino di incidere su una lastra di rame ogni tipo di segno calligrafico libero di fantasia decorativa e di produrre, tramite stampa, di numerose copie identiche. La qualità dell’incisione è completamente diversa da quella della tipografia, più affine alla xilografia già in uso da tempo. Testi e illustrazioni devono essere stampati in tempi differenti. La magistrale omogeneità formale tra parte tipografica e illustrazione che troviamo nei libri degli inizi del xvı secolo è andata perduta: la divisione tra l’illustrazione e la decorazione sontuosa e la parte tipografica, sempre più trascurata, è stridente.

I frontespizi dei libri diventano palestre in cui gli incisori danno libero sfogo alla loro voglia di decorazione. I caratteri dei titoli, anch’essi incisi, vengono racchiusi in cartigli arricciati, posti su piedistalli, inquadrati in architetture ridondanti di ornamenti naturalistici.

Jan van den Velde, “Sijt den weesen int oordeelen”, 1598

Maiuscole calligrafiche gotiche di Paul Frank, 1601