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Il carattere “Inkunabula” di Raffaello Bertieri

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L’Inkunabula è uno dei carattere disegnati da Raffaello Bertieri (1875-1941), per la Società Augusta di Torino nel 1911, ispirato dal carattere veneziano ripreso dal Kalendario astronomico e astrologico (Questa opra da ogni parte e un libro doro. Non fu più preciosa gemma mai dil Calendario: Ianne de monte regio questo fexe …), di Johannes Müller von Königsberg (Regiomontanus), stampato dal prototipografo Erhard Ratdolt di Augusta (1442-1528) a Venezia nel 1476 (insieme a Bernardus pictor de Augusta e Petrus Loslein de Lengencen), da cui il nome inkunabula (cfr. 20 «alfabeti brevemente illustrati da Raffaello Bertieri», Milano, Bertieri, 1933, pp. 30 – [31],) e che la Società Nebiolo di Torino, produrrà e commercializzerà su suggerimento dallo stesso Bertieri. Negli anni successivi al tondo si accompagnerà un corsivo (quasi certamente del 1928).
Claudio Piccinini, che mi ha gentilmente aiutato a completare i dati per questo post aggiornato, crede che sia quasi sicuramente un errore attribuire a Bertieri il disegno del corpo 12 fuso nel 1911, di questo se ne occupò una persona per suo conto: a lui va il merito di avere voluto questa realizzazione, che è desunta in modo quasi letterale dal “Regiomontano”. Bertieri stesso allude a questa cosa in modo quasi esplicito su una delle sue riviste, o sull’Archivio.
Negli anni successivi, poi, vennero realizzati gli altri corpi per testo, e nel 1928 le due nuove serie: l’Inkunabula Corsivo che l’Inkunabula Filettato (disegnati da Alessandro Butti).

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011) il carattere Inkunabula è di grande attualità storica in quanto venne inciso a Torino proprio in occasione del primo cinquantennio dell’Unità (1911).

Caratteristiche del disegno sono: modulazione disposta in basso ed inclinata a sinistra nella G e nella O, l’occhiello della “e” chiuso da un tratto leggermente inclinato.
Dell’Inkunabula sono stati punzonati il romano, il corsivo l’intestazione e il filettato.

Fu molto utilizzato negli anni ’30 dello scorso secolo dallo stampatore polacco Samuel Tysziewicz che lavorò prima a Firenze, nella sua “Stamperia Polacca”, poi a Nizza e infine di nuovo a Firenze.
A Lione, Marius Audin lo utilizzò ampiamente e lo definì «lettre superbe» (Marius Audin, Histoire de l’imprimerie par l’image, IV, Paris 1929 p. 80-83).

L’Inkunabula non è ancora stato digitalizzato, seppur ci siano già dei type designer che ci stanno lavorando.

Testo in portoghese

I Fondamenti della Tipografia a Caratteri Mobili con Paolo Lazzarelli ad Arezzo

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Il 26 e 27 settembre 2009, ad Arezzo a cura del Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro si terrà il corso di Tipografia “I fondamenti della Tipografia a Caratteri Mobili” tenuto da Paolo Lazzarelli.

Questo sarà il primo di una serie di corsi base che stanno organizzando presso la Tipografia Sociale di Arezzo in collaborazione con Paolo Lazzarelli, che ne è il proprietario. Il loro intento è offrire la possibilità di studiare con un tipografo esperto le tecniche per la realizzazione di poster e manifesti con i caratteri mobili in legno. Nel maggio del 2009 hanno invitato presso questa tipografia il tipografo americano Amos Paul Kennedy Jr., dalla bellissima esperienza è nata l’idea di future collaborazioni: Paolo offrirà un paio di corsi durante il periodo invernale per insegnare le basi della tipografia a caratteri mobili, per poi dare la possibilità agli studenti di partecipare ad un corso avanzato con Amos durante l’estate successiva.

PROGRAMMA

Sabato: il lavoro del tipografo, l’organizzazione di una tipografia e dei caratteri mobili, il torchio regolazioni e manutenzione, i margini di fissaggio. Composizione di un testo, fissaggio per la stampa, stampa.

Domenica: I colori di stampa, metodi tradizionali per la realizzazione di poster a più colori e metodi sperimentali. Gli studenti realizzeranno la composizione di un testo da loro scelto (massimo 8 o 10 parole) e lo stamperanno.

Paolo Lazzarelli
Paolo inizia a lavorare alla tipografia sociale nel 1970 e ne diventa proprietario nel 1982. La tipografia, nata nel 1890 circa, subisce varie trasformazioni, anche in relazione agli eventi politici e dal dopoguerra diventa la tipografia dei partiti di sinistra ad Arezzo. Dagli anni ‘60 si specializza nella stampa di manifesti.

SEDE:
Tipografia Sociale via Madonna del Prato, 128
52100 Arezzo Tel. 0575/23841

ORARIO:
Sabato dalle 10.00 alle 18.00 (con breve pausa pranzo)
Domenica dalle 9.00 alle 17.00 (con breve pausa pranzo)

ISCRIZIONI E COSTO:
Potete scaricare la cedola d’iscrizione dal seguente sito: www.articalligrafiche.it
Il corso costa € 200 + € 30 di iscrizione al CIAC. Il deposito di 70 euro deve essere effettuato entro il 15/09/2009 tramite versamento nel c/c intestato a: Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
Banca Cariprato, agenzia di Arezzo, IT50 T060 2014 1910 9157 0244 379. Causale: corso tipografia 26/09/2009.

MATERIALI:
Tutti i materiali sono inclusi nel prezzo e disponibili presso la tipografia. Se desiderate stampare su carta pregiata, potete portarvi dei fogli formato max 50 x 70. Consigliamo una grammatura minima di 200gr. Consigliamo anche di portare un grembiule o vestiti adatti al lavoro manuale.

Per tutte le informazioni:
Centro Internazionale Arti Calligrafiche e del Libro
Via A.Saffi, 2
52100 Arezzo, Italy
tel/fax 0575 299978
email info@articalligrafiche.it

Dingbats Brasil: una mostra in giro per il mondo

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Tra i dingbats più famosi cè lo storico Zapf Dingbats di Hermann Zapf
Tra i dingbats più famosi c’è lo storico Zapf Dingbats di Hermann Zapf

Un Dingbat è un ornamento.

Si ritiene che il termine sia nato nelle ex officine tipografiche Dingbats come un onomatopea tra il suono del battito Ding e quando (si batte) nel fogliame ornamentale insieme, prima della entintamento, al fine di colmare alcuni vuoti che creano disagio accanto aa un testo o ad una illustrazione.

Nel suo libro “Elementi di stile tipografico”, il canadese Robert Bringhurst (la traduzione per l’edizione italiana è Lucio Passerini) osserva che « …molti sono i Dingbats pittogrammi, come minuscole rappresentazioni delle chiese, degli aerei, degli sciatori, dei telefoni e in molti altri utilizzati dal settore turistico.

Altri sono somboli più astratti – marchi di riempimento, croci, simboli cartografici, simboli delle carte da gioco, e così via… ».  Come elemento tipografico, il Dingbat ha accompagnato gli alfabeti, è integrato sia con un insieme di caratteri di base, sia in modo indipendente. Con i progressi tecnologici verificatisi dal 1980, vi è stata la graduale proliferazione di alfabeti digitali esclusivamente composti di simboli, di forme e di illustrazioni.

La mostra DINGBATS BRASIL (1996-2006), attualmente esposta in Cina e che spero di riuscire a portare in Italia, è un taglio della produzione brasiliana di Dingbats dal 1996 al 2006, con opere che hanno in comune l’uso del disegno o modello di rappresentazione pittorica, come il principale strumento di comunicazione. Se da un lato vi è una vasta gamma di linguaggi e di stili – che riflette la diversità delle grafica contemporanea brasiliana, mentre si trovano parallelismi nella produzione di altri paesi – il tema di molti dei progetti presentati in ambito culturale esprimono la natura di portata regionale e nazionale. Questi aiuti per il salvataggio o registrare gli aspetti della loro cultura – musica, religione, arte, sport, cucina e design – può essere visto come un mezzo, consapevolmente o meno, di democratizzare la loro brasiliarità attraverso il design grafico.

Tra i tanti lavori che potrete vedere sul sito ufficiale della mostra, vi mostro qui alcuni lavori interessanti o curiosi tra i quali quelli dei miei amici Claudio Rocha e Tony De Marco.

Nel 1997, Claudio Rocha tipografo e co-editore delle rivista Tupigrafia e TipoItalia ha fatto la sua PICTOFONTE 1, una raccolta di corporate Dingbats-ma-non-tanto. Nello stesso anno, il multitalentoso Guto Lacaz – stimolato da Claudio stesso – ha iniziato la trasformazione di un decennio di sue immagini (per la colonna del giornalista Joyce Pascovitch nel quotidiano “Folha de São Paulo”) nel PICTOFONT.
Le immagini di Lacaz sono state utilizzate per le magliette, per gli intagli di metallo e nel suo libro di illustrazioni Desculpe a letra.. Quattro anni più tardi, l’altra mente dietro Tupigrafia, l’illustratore e tipografo di Sao Paulo della fonthouse Just-in-Tipo Tony de Marco, ha fatto lo stesso realizzando le illustrazioni vettoriali per il quotidiano, trasformandoli in REX Dingbats.
Un importante aspetto culturale brasiliano è trattato nella fonte MASCARA Orisha (2003), di Lais de Carvalho e Rafo Castro. L’elegante serie di facce ha un indelebile unità e la sensibilità – che è del tutto appropriata, poiché non vi è Brasile senza l’arte africana, dove è nata la tradizione della maschera, che è riconosciuta per la sua forma ed estetica.

Il progetto tipografico del libro: Bodoni e i Tallone

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Mercoledì 20 maggio alle ore 16.00, presso la Sala Dante della Biblioteca Palatina a Parma, sarà inaugurata la mostra Il progetto tipografico del libro: Bodoni e i Tallone organizzata dalla Biblioteca Palatina e dal Museo Bodoniano, in collaborazione con Enrico Tallone. Nell’occasione sarà presentato il Manuale Tipografico II di Alberto Tallone.
La mostra si propone di documentare le diverse fasi del progetto editoriale, evidenziando le affinità di progettazione ed elaborazione della pagina tra Giambattista Bodoni ed i Tallone, tipografi-editori eredi del grande tipografo saluzzese. In mostra saranno esposti per la prima volta eccezionali documenti bodoniani ritrovati, ovvero prove di stampa con annotazioni manoscritte, accostati ad altrettanto inediti studi e progetti tipografici dei Tallone del periodo parigino ed italiano relativi a frontespizi e impaginazioni, affiancati dai relativi esiti editoriali finali delle edizioni (fra le altre, di Dante, Petrarca, Kempis, Tasso) impresse sia da Bodoni che da Tallone.
Dopo i saluti di Andrea De Pasquale, seguiranno gli interventi di Luigi Balsamo e Massimo Gatta. Sarà presente Enrico Tallone.
Verrà presentato il Manuale Tipografico II di Alberto Tallone, dedicato all’impaginazione, ai caratteri da testo e ai formati, uscito a 190 anni da quello bodoniano, a 70 dall’inizio dell’attività in proprio di Alberto Tallone a Parigi e a 40 dalla sua scomparsa (Tallone Editore, Alpignano 2008).

Alberto Tallone
Alberto Tallone

La giornata sarà inoltre l’occasione per proporre la visione del documentario Il mestiere del libro (DIGIVI, Torino 2007), viaggio alla scoperta dell’affascinante mestiere del tipografo raccontato da Enrico Tallone all’interno della officina di famiglia ad Alpignano.
In occasione della mostra è stato inoltre realizzato il quarto volume della collana Caratteri edita dal Museo Bodoniano. Il volume, a cura di Andrea De Pasquale ed Enrico Tallone, presenta riproduzioni delle inedite prove di stampa e di composizione di frontespizi e pagine interne sia di Giambattista Bodoni che di Alberto Tallone e dei suoi successori.

Parma, Biblioteca Palatina
La mostra rimarrà aperta dal 20 maggio al 31 agosto 2009
Orario di visita : lunedì – sabato dalle ore 9.00 alle 13.00
Ingresso gratuito

«Manuale Tipografico» di Giambattista Bodoni (1818)

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Per i bibliofili e gli amanti della tipografia ecco un secondo interessante testo: il «Manuale Tipografico» di Giambattista Bodoni nella ristampa postuma del 1818, pubblicata dalla vedova Margherita Dall’Aglio basandosi sulla prima del 1788 stampata dal grande tipografo, che come il  «Hypnerotomachia Poliphili» di Francesco Colonna, viene presentato dal sito americano Rare Book Room, costruito come un luogo educativo destinato a consentire al visitatore di esaminare e leggere alcuni dei grandi libri del mondo e dove è possibile sfogliare online l’intero libro, pagina per pagina, ingrandendo o riducendo il formato.

Nel «Manuale Tipografico» il Bodoni presenta più di 600 incisioni, 142 caratteri latini (con i corrispondenti corsivi), caratteri scritti ed esotici, mille ornamenti e vignette. Questi caratteri e decorazioni sono stati il culmine di più di quarant’anni di devozione di Bodoni all’arte tipografica, sia nella sua qualità di stampatore per il Duca di Parma, sia come stampatore privato. Ma il suo vero valore non risiede nel fatto di essere un libro meravigliosamente stampato e di grande rarità e nemmeno nell’essere il testamento del tipografo più importante della sua epoca ma nel avere al suo interno i primi caratteri moderni più evoluti, raffinati e rigorosi come quelli creati da John Baskerville, però non tanto rigidi e formali come quelli disegnati dal grande rivale francese Firmin Didot. Un altro degli aspetti più importanti di quest’opera monumentale è la sua integrità di stile, che costituisce un modello di coerenza estetica vigente tutt’oggi nella nostra epoca.

Nella sua prefazione al manuale, Bodoni espone i quattro principi o qualità che costituiscono la bellezza di una famiglia di caratteri tipografici.

La prima è l’uniformità o regolarità del disegno che consiste nel comprendere che molti dei caratteri in un alfabeto hanno elementi in comune che devono rimanere gli stessi precisi in ognuno di essi. Il secondo è l’eleganza unita alla nitidezza ovvero il giusto taglio e la rifinitura meticolosa dei punzoni che producono una matrice perfetta dalla quale ottenere caratteri nitidi e delicati. Il terzo principio è il buon gusto: il tipografo deve restare fedele ad una nitida semplicità e non dimenticarsi mai del suo “debito” con le migliori lettere scritte nel passato. La quarta ed ultima qualità afferma il Bodoni è l’incanto, una qualità difficile da definire, ma che è presente in quelle lettere che danno l’impressione di essere state scritte non con svogliatezza ne con rapidità, ma con somma calma come in un atto d’amore.

Questo volume è stato ristampato più volte come nell’edizione del 1965 di Franco Maria Ricci.

Edward Johnston: il carattere della metropolitana londinese

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Questo anno il logo della metropolitana di Londra, un classico del design grafico, ha compiuto 100 anni. Disegnato da un autore rimasto anonimo fu per la prima volta riprogettato nel 1913 da Frank Pick, che era direttore del marketing del Gruppo delle Compagnie della London Undenground. Egli commissionerà, nel 1916, a Edward Johnston il carattere lineare denominato originariamente «Underground», che fu però conosciuto con la denominazione di «Johnston’s Railway Type», e successivamente  semplicemente come «Johnston». Questo carattere era basato sulle proporzioni di un primo lapidario romano assente di grazie, e ancora oggi, seppur rimodernato con una sottile rielaborazione eseguita nel 1979 da Eiichi Kono per la Banks & Miles con il nome di «New Johnston», viene utilizzato per la segnaletica mentre il «Johnston Delf Smith» è composto dai caratteri della segnaletica storica; ambedue le font sono in vendita presso la “Transport of London”.

Ma chi era Edward Johnston? Allievo di William Morris, fu un calligrafo, tipografo e insegnante inglese che dedicò tutta la sua vita alla tipografia. Johnston è stato un membro di spicco della comunità artistica conosciuta dal 1920 come la Guild of St Joseph and St Dominic, è stato presidente della Arts and Crafts Society (1933-36), ha insegnato al Royal College of Art e si è aggiudicato il CBE nel 1939. Egli ha prodotto una vasta gamma di lavori molti dei quali calligrafici, dai testi ecclesiastici e civili a testi di poesia e le sue iscrizioni, di solito eseguite in due colori (nero e oro o nero e rosso), su pergamena. Scrisse anche dei testi sulla tipografia come il famosissimo manuale «Writing and Illuminating, and Lettering» (1906), il «Manuscript and Inscription Letters» (1909), ed il «A Book of Sample Scripts» (1914). La sua influenza come designer delle lettera e come insegnante di calligrafia è stata molto diffusa e tra i suoi allievi di spicco figura Eric Gill che si ispirerà al famoso carattere del maestro per disegnare il suo «Gill Sans».

Copertine di due dei tre libri sul lettering e la calligrafia scritti da Edward johnston.

Evoluzioni del logotipo per l’Underground di Londra

Specimen originale del «Underground» di Edward Johnston

A sinistra disegni di lettere fatte da Johnston del 1906 – A destra composizione in «Hamlet-Type»

Il «Omnibus alphabets» variabile condensata per l’utilizzo delle indicazioni di percorso degli autobus londinesi.

Lettere magnetiche del carattere «Johnston» in vendita presso il “London Transport Museum”.

Johnston non disegnò ovviamente solo il carattere per la metropolitana londinese ma anche altri, seppur meno famosi, come «Hamlet-Type» (1912-27) utilizzato per un testo sul “Hamlet”; e il romano «Imprint Antiqua» del 1912 – 1913 per la Monotype Type Drawing Office insieme a Gerard Meynell, Ernest Jackson e J. H. Mason ed è stato il primo carattere sviluppato specificatamente per la composizione meccanica.Il design è stato stanziato per il gruppo di nuove pubblicazioni sulla tipografia e stampa, opportunamente intitolato “The Imprint”Modellato sulle forme del «Caslon» di Frank Hinman Pierpont e della Monotype Corporation, «Imprint Regular» si diffuse acquistando molta popolarità, e andò a influenzare un certo numero di caratteri da testo successivi.

Dal suo «Johnston» sono stati ricavati altri caratteri, sempre per i trasporti londinesi come il «Omnibus alphabets» una variante condensata dell’originale per l’utilizzo delle indicazioni di percorso degli autobus londinesi e il «Johnston Sans bold». Inoltre, dato il grande successo dell’originale, le forme sono state “clonate”, “adattate” o digitalizzate da altre fonderie come per esempio il «ITC Johnston» versione digitalizzata progettata da David Farey per la ITC e altre versioni per la P22 come il «P22 London Underground» del 1997 e il «P22 Underground», in diverse variabili, del 2007 digitalizzati da Richard Kegler con l’introduzione delle lettere accentate non presenti nell’originale in quanto nella lingua inglese non né viene fatto uso.

Potete trovare altre informazioni sul sito della “The Edward Johnston Foundation”