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Type Video: Typography School London College of Printing

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Un interessante video di Omair dove David Dabner veterano graphic & typographic designer docente presso il London College of Printing e autore di diversi libri sulla tipografia racconta e critica partendo dai principi del design grafico, alla stampa creativa attraverso il letterpress e il computer.

Così dice David Dabner nel video sopra:

“Computers make students sloppy. It makes for sloppy thinking.
Good typographers can think. If you can’t think you produce a lot of nonsense.
Because in thinking you can delete the non-essential.”

David Dabner

(“I computer rendono gli allievi distratti. Porta a trascurare di pensare. I buoni tipografi possono pensare. Se non potete pensare producete molte assurdità. Poiché nel pensare potete cancellare il non indispensabile.“)

Rallentando e cancellando il non indispensabile
“… Probabilmente il vantaggio più grande nell’imparare ad usare il letterpress è semplicemente la forza di saper rallentare. Quando rallentate potete pensare. Quando rallentate, a volte – non sempre, ma spesso – ottenete i risultati più astuti …”

Questo non significa che i computer necessariamente rendono gli allievi “sloppy” – i computer sono attrezzi utili dopo tutto – ma non si può negare che un pc con tutte le sue grandi possibilità può effettivamente rendere gli utenti sciatti se non hanno basi culturali circa le regole ed i motivi dell’arte.

È un ottima cosa rompere le regole – ma in primo luogo bisogna conoscerle come pure le tradizioni e le convenzioni. Il computer è meraviglioso, ma poichè Dabner dice, “… non gli insegnerà a pensare …” fa riflettere. Dabner qui dice che non c’è niente di male ad utilizzare il computer ma spesso è migliore l’utilizzo analogo di una matita e una carta. Dabner dice: “… Smettono di usare la matita e la carta ed elaborano direttamente sul computer, che in sé è giusto, ma penso che il computer inibisca la loro capacità di svilupparsi …”. Quello è: “… Dovete imparare lo strumento in primo luogo …”.

Molti studenti e giovani designer nati nell’era informatica criticheranno ciò che dice Dabner, ma io concordo pienamente con lui.